Il 7 settembre, il Parlamento ha approvato un decreto che introduce il corso di “Educazione alla Vita Relazionale Affettiva e Sessuale” (Evras) nelle scuole francofone del Belgio per ragazzi tra i 12 e i 16 anni. Sebbene si tratti solo di due ore di lezione all’anno, l’argomento sta scatenando un acceso dibattito nel Paese.
Dieci giorni dopo, circa 2.000 manifestanti si sono radunati a Bruxelles con lo slogan “Non toccate i nostri figli”. Tra le voci più forti c’erano gruppi di estrema destra, movimenti cattolici conservatori e “anti-vax”, oltre ad associazioni musulmane. Le contestazioni arrivano anche da figure pubbliche come Alain Escada, presidente del gruppo fondamentalista Civitas, che parla di “un nuovo ordine sessuale”.
Il governo belga con il nuovo decreto intende non solo istituire il programma Evras in tutte le scuole, ma anche regolamentare chi potrà intervenire nelle classi attraverso l’assegnazione di un label specifico. Inoltre, sarà obbligatoria la formazione per gli educatori.
La controversia ruota anche attorno a un manuale di circa 300 pagine intitolato “Balises et apprentissages”, che è stato oggetto di campagne diffamatorie. Alcuni detrattori continuano a citare passaggi del manuale che sono stati modificati o rimossi, come ha osservato l’esperto di psicologia sociale Olivier Klein. Alexander De Croo, Primo Ministro del Belgio, ha sottolineato l’importanza di fornire un quadro educativo strutturato e informativo per rispondere alle domande dei ragazzi su emozioni, relazioni e identità di genere.
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