Educazione sessuale, andiamo oltre la contraccezione e la pura pratica. Cosa facciamo nella mia scuola. INTERVISTA alla Dirigente Giovanna Tarantino

“Educare alla sessualità significa educare i ragazzi alla scoperta dell’amore e al riconoscimento del valore della persona. Ha ragione la rapper Madame quando afferma che l’educazione alla sessualità dovrebbe essere oggetto di approfondimento scolastico in un senso più profondo, poiché nella maggior parte dei casi il discorso si riduce a un’approfondita informazione sui sistemi di contraccezione, una propaganda a sostegno dell’aborto e di pura pratica sessuale. Altro è invece educare a concepire il proprio corpo come dono offerto all’altro e l’amore come atto di responsabilità tra persone che possono dare e ricevere. Ed è quanto accade ormai, da alcuni anni, nel nostro Istituto dove proponiamo un corso extracurricolare che raccoglie una buona partecipazione di studenti. Un corso, che ci rende orgogliosi, e che è stato scelto dagli alunni di tutte le classi, dal primo all’ultimo anno”.

A parlarne ad Orizzonte Scuola è Giovanna Tarantino, Ds dell’Istituto di Istruzione Superiore di Policoro, in provincia di Matera, che cinque anni fa ha proposto ai suoi studenti, tra lo stupore di tanti, il progetto “ Per amare ed essere amato. Programma di educazione all’affettività e alla sessualità”.

Preside, quando nasce esattamente il progetto ?

Il progetto, dal titolo “Per amare ed essere amato. Programma di educazione all’affettività e alla sessualità” viene inserito per la prima volta nel Piano dell’Offerta Formativa nell’anno scolastico 2016-17 a cura della referente di progetto, prof.ssa Alessandra Vicino, tutor del programma internazionale di educazione all’affettività e sessualità, TeenSTAR.

Quali sono i principali obiettivi?

Il progetto, che è volto alla maturazione integrale della persona, mira all’acquisizione di un equilibrio costruito sul riconoscimento e l’integrazione dei livelli che compongono la personalità (cognitivo-verbale, immaginativo, emotivo, corporeo). Ha lo scopo di consegnare ai ragazzi gli strumenti per vivere in modo libero e responsabile un’esperienza matura della sessualità. Si tratta principalmente di aiutare gli adolescenti a raggiungere un’immagine positiva di sé e ad imparare a compiere responsabilmente scelte quotidiane esercitando una libertà consapevole dei condizionamenti culturali e sociali.

Perché è stato, specie all’inizio, così difficile parlare di sessualità a scuola?

Il progetto nasce con la finalità di sopperire ad una carenza della formazione scolastica riguardo la sfera affettiva dell’alunno, infatti nelle nuove generazioni si assiste ad uno sviluppo dell’area intellettiva e cognitiva ma d’altro canto ad un vero e proprio analfabetismo affettivo. Anche a livello sociale si ravvisano comportamenti adolescenziali disadattivi, che trovano la loro radice in una inconsapevolezza della propria capacità relazionale.

Cosa è emerso dal programma: quali sono le consapevolezze che hanno acquisito i ragazzi nei confronti di sé stessi e dei loro partner?

Il dato più rilevante al termine del progetto è lo stupore dei ragazzi di fronte alla conoscenza del proprio corpo (che spesso si ignora completamente) e dunque alla conoscenza di sé. Il corpo è scoperto non come un accessorio, ma parte integrante di sé, fino a poter dire “io sono il mio corpo!” e attraverso il quale si esprime tutta la personale capacità relazionale. E questo porta alla scoperta del valore della propria dignità e di quella dell’altro. Le voglio riferire alcune espressioni che i ragazzi anonimamente hanno riportato nel questionario di fine corso:

“Ho imparato ad aprirmi agli altri senza paura di sentirmi giudicata. -Ho imparato a conoscere e interpretare i segnali del mio corpo. – La felicità di chi ama è nella felicità dell’amato. -Ho imparato a dare più importanza alle persone che mi circondano e ad amarle senza reprimere i miei sentimenti. – Ho imparato a saper gestire le mie emozioni e i miei sentimenti. -Mi è stata mostrata una visione dell’amore che spesso viene sottovalutata”.

Direi che hanno tanto da insegnare anche a noi adulti, a tal proposito quanto è importante l’interazione fra scuola e famiglia?

L’interazione è fondamentale, tanto che il progetto ha al suo interno dei moduli formativi ed interattivi anche con la componente genitoriale grazie all’aiuto di esperti esterni. Inoltre la partecipazione degli alunni al progetto ha permesso di aprire un dialogo con i propri genitori su queste tematiche, che purtroppo nella stragrande maggioranza delle famiglie non vengono, purtroppo, mai trattate.

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