di Maurizio GiannattasioIl leader pd si dice certo che sarà un incarico importante. Nuovi attacchi a Fratelli d’Italia: strizzano l’occhio ai No vax «Non ci faremo riportare alla bancarotta del 2011». Per il Pd è finito il tempo dei chiaroscuri e delle mezze misure. Davanti ci sono tre settimane. Dietro c’è il passato che non bisogna dimenticare. Enrico Letta arriva a Milano e chiede al popolo della Festa dell’Unità di non usare sfumature, di parlare anche con durezza. E soprattutto fare esercizio di buona memoria. Non dimenticare chi ha condotto il Paese alla crisi di governo, ma soprattutto ricordare chi è il centrodestra che oggi punta a fare filotto. «L’ultima volta — ricorda Letta — il premier era Berlusconi che si ricandida, il ministro dell’Economia era Giulio Tremonti e la ministra alle Politiche giovanili si chiamava Giorgia Meloni. Quel governo è durato tre anni. Ha fatto salire il debito pubblico, ha fatto scendere la ricchezza degli italiani, ha portato la disoccupazione giovanile dal 21 al 31 per cento e fu costretto a dimettersi perché stava portando il Paese alla bancarotta. Agli italiani diciamo: non torniamo al 2011». Da Milano parte la riscossa, assicura Letta. Sul palco insieme a lui ci sono la coordinatrice della campagna Roggiani e il segretario regionale Peluffo. Arriva Lele Fiano sotto attacco dai neofascisti e l’applauso è travolgente. Come quello per Carlo Cottarelli, punta di diamante delle candidature del Pd in Lombardia. «Sono contento perché è la seconda volta che gli chiedo qualcosa — dice Letta — ed è la seconda volta che mi dice di sì. Spero ci possa essere anche una terza volta». Qualcuno azzarda: lo sta candidando anche alle Regionali lombarde. Subito stoppato dal vicino: non è possibile, con che faccia lascerebbe il Senato? Si capirà qualcosa di più oggi dopo il confronto tra lo stesso Cottarelli e il sindaco Beppe Sala. Dove invece l’ombra di dubbio è bandita è nella netta contrapposizione con tutto ciò che sa di centrodestra. Salvini e il suo modello di famiglia tradizionale stile Orbán? «Faccio una solenne promessa ai ragazzi. Promettiamo che il nostro Paese non diventerà mai l’Ungheria di Orbán». Giorgia Meloni e gli ammiccamenti no vax? «Le dichiarazioni sui temi di pandemia e green pass le ho trovate totalmente fuori sincrono. Quel messaggio sul green pass, solleticare la cultura no vax, l’ho trovato molto grave». Nella notte in cui tutte le vacche non devono essere nere, Letta lancia un avvertimento ai suoi ex alleati temporanei. Ricorda «catalanamente» che nei collegi uninominali o vince il centrodestra o il centrosinistra, tertium (polo) non datur. Da qui il messaggio agli ex amici del Terzo polo: «Ogni voto dato ai vostri candidati come a Sesto significa far vincere Isabella Rauti contro Fiano». E a chi come Renzi impiega gran parte del suo tempo a commentare le mosse del Pd affibbia ironicamente il paragone con un grande del calcio: Enrico Ameri, commentatore delle partite. Alla fine, una confessione. «Vorrei che non fossimo più la Protezione civile del Paese, ma che fossimo votati e governassimo per quello che proponiamo». E lancia per il 3 e 4 settembre una mobilitazione «in 1.000 piazze contro il caro bollette». In serata, poi, a Sky Tg24 su Draghi dice: «Sono sicuro che giocherà un ruolo importante per il nostro Paese anche dopo il 25 settembre». 1 settembre 2022 (modifica il 1 settembre 2022 | 22:35) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-01 20:36:00, Il leader pd si dice certo che sarà un incarico importante. Nuovi attacchi a Fratelli d’Italia: strizzano l’occhio ai No vax, Maurizio Giannattasio