Elezioni politiche, Sala: «Non ho dubbi, voterò Pd. Ripercussioni dei risultati su Milano»

di Maurizio Giannattasio

Festa dell’Unità, Carlo Cottarelli: «Ho paura per il destino dell’Italia». E attacca la Regione su sicurezza, trasporti e sanità

«Non ho dubbi, voterò Pd come ho votato Pd fin dalla sua nascita. Probabilmente non prenderò mai la tessera, ma è il mio partito di riferimento». L’endorsement di Beppe Sala arriva alla Festa dell’Unità. Il sindaco che in passato ha aderito al Manifesto dei Verdi Europei punta le sue fiches sui democratici. Non che sia particolarmente attratto dalla contrapposizione rosso-nero della campagna del Pd, anzi. Ma perché è consapevole che la campagna razzo impone sintesi rapide, scelte binarie e poche oscillazioni. Anche perché il voto nazionale avrà una ripercussione immediata su Milano: «Il risultato milanese sarà importante per tutti noi, anche per me. Non mi nascondo». In più le regionali sono dietro l’angolo: «Il giorno dopo — sottolinea Sala — saremo in corsa per le regionali. Quindi è molto importante il risultato di Milano». Per gli allargamenti del campo, sul modello milanese, il discorso è rimandato a dopo il 25 settembre.

Sul palco della Festa ci sono Sala e l’economista Carlo Cottarelli, punta di diamante del Pd, ma anche, interpretando le parole del segretario Enrico Letta, possibile candidato alle prossime regionali («Mi ha detto due sì. Spero nel terzo» ndr). L’uomo della spending review ripete, ribadisce e sottolinea che ora pensa solo al Senato, lasciando però alle elucubrazioni dei media possibili sviluppi. Il sospetto però resta solido. Cottarelli attacca la Regione sui treni e sull’allarme sicurezza fomentato dallo stesso centrodestra. Purtroppo con esempi non proprio calzanti: parla dell’unico vagone di Trenitalia diretto a Genova con aria condizionata e preso d’assalto dai passeggeri. Appunto: è di Trenitalia e non di Trenord. A questo aggiungiamo che le responsabilità di Palazzo Lombardia sulla sicurezza contano poco meno di zero. Gli va meglio con la sanità, le liste d’attesa, i pronto soccorso intasati e il superlavoro dei medici di base. Ma sul possibile governo delle destre non ha dubbi: «Noi siamo qui anche perché abbiamo paura di quello che può succedere all’Italia: io ho davvero paura. La scelta è tra un mondo progressista e uno dichiaratamente conservatore. E io sono preoccupato per il destino dell’economia italiana». Come Letta il giorno prima, ricorda il rischio di bancarotta del 2011.

Benvenuti in tempi interessanti dove la Realpolitik si intreccia con gli ideali in un braccio di ferro dai risultati altalenanti. Servono esempi. Ecco allora Enrico Letta dire a Sala che qualsiasi cosa volesse fare in futuro lui sarebbe pronto ad appoggiarlo «fosse anche la richiesta di essere il primo astronauta in viaggio su Marte», (la domanda era meno impegnativa, riguardava se Letta avesse chiesto a Sala di correre per le regionali, ndr). Sul versante saliano, meno incline ai pianeti e alle stelle e più vicino alla brutalità dei fatti, il discorso è diverso. Milano può rappresentare un modello. Qui, il campo è largo, anche se è stato faticoso mettere insieme tante forze differenti. «Vorrei un Pd un po’ più così — dice il sindaco — che parli non solo ai suoi, perché altrimenti il recinto si restringe». Ma sono discorsi da lì a venire. Così come i dubbi sulla contrapposizione rosso-nero: «Tutti si sentono di avere i propri diritti. Anche il diritto alla sicurezza». O lo sbarco dei partiti su Tik Tok: «Patetici». Se ne riparlerà dopo il 25 settembre.

3 settembre 2022 (modifica il 3 settembre 2022 | 15:02)

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