Elia Putzolu, l’italiano morto nel Donetsk che aveva sposato la causa russa

di Fabrizio Caccia

È il terzo connazionale a perdere la vita in Ucraina. Gli amici: «Voleva solo aiutare»

Chi è stato al fronte, chi ha combattuto con lui, adesso lo ricorda con commozione: «Ho conosciuto Elia nel 2019 — scrive Andrea Lucidi, youtuber di guerra tra i più seguiti —. Mi ricordo benissimo una frase che disse e che mi è rimasta impressa: “Per me è lo stesso quello che andrò a fare, io voglio solo essere d’aiuto. Non mi interessa dei soldi, voglio aiutare il Donbass”. E con questo spirito è partito. Si è arruolato nella milizia popolare di Donetsk, entrando a far parte delle truppe speciali l’anno successivo».

Elia Putzolu, 28 anni, sardo d’origine, nato a Siena e poi trasferitosi con la famiglia a Milano, è il terzo italiano morto in Ucraina dall’inizio del conflitto. Prima di lui hanno perso la vita il veneto Edy Ongaro, 45 anni, arruolato con i filorussi del Donbass e Benjamin Giorgio Galli, 27 anni, originario della provincia di Varese, in guerra per l’Ucraina e morto sul campo di battaglia di Kharkiv. Ora s ono in corso accertamenti da parte del Ros dei carabinieri sulla morte dell’italiano — non un mercenario ma un belligerante coi filorussi — caduto venerdì scorso in combattimento. I rilievi saranno poi trasmessi alla procura di Roma che valuterà l’apertura di un fascicolo. Sui social intanto lo omaggia un suo compagno d’armi, Alfonso Cano, nome di battaglia Alexis, tuttora al fronte in Donbass: «Era il mio fratellino, il mio miglior amico, faceva parte del nostro circolo ispano-parlante. L’ho sempre sentito come un fratello di sangue. L’artiglieria nazionalista ucraina ha accecato la sua vita mentre combatteva per riprenderci i nostri territori della Repubblica Popolare di Donetsk. Per me lui era allegria, era complicità, erano segreti di lavoro e di vita, erano i piani che verranno nella lotta contro l’imperialismo occidentale. Insieme a lui, molti piani sono andati. Non posso sopportare la sua perdita, ma per me è ancora vivo e lo sarà sempre nel mio cuore spezzato».

Prima di lasciare l’Italia, Putzolu lavorava in un bar a Milano, frequentava i centri sociali, era cresciuto ascoltando i racconti della nonna materna originaria dell’Urss, «ma non era andato lì per uccidere, viveva in Russia dal 2019 e faceva il muratore — ha raccontato ieri all’agenzia LaPresse una sua amica —. È finito a combattere per amicizie sbagliate fatte in Donbass, ma poi ha sposato la causa russa: a me ha detto che era lì solo per far finire la situazione disumana che c’era da anni». Elia si sfogava con lei: «Vedo con i miei occhi cosa fa l’esercito ucraino». Ma ai genitori non raccontava mai gli orrori della guerra: «Mia mamma è molto preoccupata, lei sa che sono qui ma non le dico che vado al fronte, che combatto». La Farnesina è già in contatto con i suoi familiari, che hanno chiesto aiuto per il rientro della salma.

Putzolu viveva da tempo a Taganrog, nei dintorni della città russa di Rostov ed era vicino — secondo quanto emerge dai social — a Fort Rus, community che si definisce su Fb «Pagina informativa e di sostegno alla resistenza dei popoli russi». Su Facebook si firmava «Ilya Elia», con il suo nome anticipato da quello in russo. E ci sono foto di lui in mimetica. «Era un mio caro amico e ora si useranno termini-bestemmia per descriverlo — si sfoga in un post su Facebook anche Vittorio Nicola Rangeloni, giornalista e scrittore, testimone dal 2014 del conflitto in Donbass —. Lo chiameranno “mercenario”, “foreign fighter”, “estremista”, “putiniano”, “fascista”, “comunista”. Invece era solo un giovane consapevole e convinto di quel che stava facendo. Ha vissuto per oltre un anno con quelli della Dnr (Repubblica popolare del Donetsk, ndr). Con due lire in tasca come rimborso spese ottenuti dalla milizia popolare. In poco tempo ha imparato la lingua, oltre che a maneggiare gli attrezzi del mestiere. Ha vissuto così fino all’ultimo giorno, nelle trincee di Donetsk. E si chiedeva sempre: “Il nostro lavoro almeno non è vano? Stanno sparando meno sulla città dopo la nostra avanzata a Peski? Ci sono meno vittime tra i civili?”. Ecco, questo era Elia».

17 ottobre 2022 (modifica il 17 ottobre 2022 | 22:12)

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