Elio Lannutti e la «gaffe» sulle sanzioni alla Russia: PyeongChang confusa con Pyongyang

di Tommaso LabateIn un’interrogazione al governo Draghi per lamentarsi delle sanzioni alla Russia, il senatore, insieme a molti ex grillini, ricorda le Olimpiadi che si tennero nel 2018 a «Pyongyang», nonostante la Corea del Nord fosse accusata di violare i diritti umani. Infatti si tennero in Corea del Sud

Non fosse per la sacrale cornice di Palazzo Madama, in cui è maturato il documento, sembrerebbe un espediente da vecchio film di Totò. Come La legge è legge, in cui il «Principe della risata» litigava col vicino di casa interpretato da Fernandel, che abitava però al di là del confine tra Italia e Francia; oppure Totò e Peppino divisi a Berlino, in cui Antonio La Puzza (Totò) e Peppino Pagliuca (Peppino) faticavano a prendere confidenza con la città appena divisa dal Muro. Peccato che sia tutto vero. Alla testa di Elio Lannutti – già presidente dell’associazione dei consumatori Adusbef, già senatore dell’Italia dei valori con Antonio Di Pietro, poi eletto col Movimento Cinquestelle, quindi rientrato oggi in un’Italia dei valori in cui non c’è più neanche Di Pietro – un drappello di senatori tra cui molti ex grillini (figurano nell’elenco il presidente dell’Antimafia Nicola Morra e l’ex ministra Barbara Lezzi) rivolgono un’interrogazione al governo Draghi per lamentarsi delle sanzioni alla Russia. Nell’indignato atto di sindacato ispettivo (numero 4-06689), i senatori di cui sopra annotano che «perfino la norma consolidata (anche se non scritta) che separa rigidamente la politica dallo sport è stata calpestata, portando alla decisione di escludere le squadre russe di club e nazionali, e singoli atleti, da tutte le competizioni internazionali».

La prova che mostrano a mo’ di ideale pistola fumante, «tanto per mostrare l’assurdità di questa decisione», è che «l’intero consesso sportivo mondiale partecipò nel 2018 alle Olimpiadi di Pyongyang, proprio nel periodo in cui la Corea del Nord era stata accusata da tutti gli organismi internazionali di violare i diritti umani e di voler scatenare una guerra globale grazie agli esperimenti nucleari che stava conducendo». Galeotte furono una vocale e un paio di consonanti. Perché le Olimpiadi invernali si tennero sì in Corea; ma a Pyeongchang, e non – come hanno scritto Lannutti e soci – a Pyongyang. Analogie e differenze: tolti i 288,80 chilometri di distanza (suvvia, neanche troppi) e due popolazioni decisamente asimettriche (Pyongyang fa più di tre milioni di abitanti, PyeongChang appena 43 mila), PyeongChang sta nell’occidentalissima Corea del Sud, Pyongyang è la capitale della Corea del Nord. Nella prima ci sono i McDonald’s e la Coca-Cola; nella seconda il temibilissimo dittatore Kim. Non nuovo a scivoloni di carattere storico-politico (ricordate il post sui Savi di Sion?), stavolta Lannutti decide di cimentarsi nella geografia. L’esperimento è devastante. Immaginarlo parlamentare della Repubblica nell’epoca della Guerra Fredda, magari a organizzare una missione a Berlino Ovest per poi finire per caso dall’altra parte del Muro, fa venire i brividi. Della serie, «ma non era questa la Repubblica democratica tedesca?». Anche se da ridere, qua, c’è ben poco. Forse nulla.

16 marzo 2022 (modifica il 16 marzo 2022 | 15:19)
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, 2022-03-16 14:27:00, In un’interrogazione al governo Draghi per lamentarsi delle sanzioni alla Russia, il senatore, insieme a molti ex grillini, ricorda le Olimpiadi che si tennero nel 2018 a «Pyongyang», nonostante la Corea del Nord fosse accusata di violare i diritti umani. Infatti si tennero in Corea del Sud, Tommaso Labate

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