Elisa a impatto zero: «La mia musicadifende l’ambiente»

di Riccardo Bruno

La cantante e il protocollo green per i concerti: «Anche attraverso i piccoli gesti si possono smuovere le coscienze». Irene Bengo (Politecnico di Milano): «Così anche i grandi eventi possono aiutare il territorio

I cinque giorni di concerti ed eventi dell’Heroes Festival di Verona sono stati aperti ieri dai ragazzi di Fridays for future. La musica per salvare il Pianeta, ripensando anche il modo di organizzare i grandi eventi. La cantautrice Elisa non è solo la direttrice artistica dell’appuntamento, è stata scelta dall’Onu per promuovere la Campagna sugli obiettivi di sviluppo sostenibile . Da Verona, dove si esibirà per tre serate, parte il suo tour «Back to the future» che sarà un manifesto di note e impegno ambientale. «Sarebbe utopistico e sbagliato pensare che il mio tour da solo possa essere in grado di cambiare il mondo — spiega durante una pausa delle prove —, ma sono convinta che se le singole persone si uniscono, anche attraverso piccoli gesti, se questo problema viene mostrato ed esposto, si può creare un’opinione pubblica capace di smuovere le coscienze e avere attenzione anche da parte della politica. L’oceano è fatto da tante piccole gocce, che da sole contano poco ma che insieme fanno tanto».

Non soltanto parole. Elisa si è impegnata a sostenere il protocollo sviluppato da Triadi, spinoff del Politecnico di Milano, con RP Legal e Music Innovation Hub, che a Verona viene per la prima volta messo in campo. «Il nostro obiettivo è stato quello di fornire linee guida, modelli di riferimento per i diversi attori coinvolti nella realizzazione di un concerto o di un evento live» spiega Irene Bengo, docente del Politecnico e consigliere di Triadi. L’ambizione è quella di rovesciare l’approccio. «Non ragionare con la logica della minimizzazione dei danni, ma considerare il valore che può generare un evento sul territorio».

Buone pratiche da individuare sin dal momento in cui il concerto viene ideato, valutando non solo l’aspetto ambientale, ma anche sociale e di governance. Innanzitutto scegliendo un luogo adatto, privilegiando spazi poco utilizzati, pianificando la mobilità in modo da promuovere nuove abitudini, coinvolgendo le comunità locali e le categorie svantaggiate. E ancora, nel momento delle decisioni artistiche, scegliendo scenografie realizzate con criteri di ecosostenibilità, orari in cui si possa sfruttare la luce solare, assumendo personale nel rispetto dei criteri di inclusione. E nella fase di produzione si dovrà tenere conto della compensazione del consumo di energia e dello spreco alimentare, preferendo materiali di seconda mano e merchandising eco-compatibile.

Al festival di Verona è stato realizzato anche un Green Village (che sarà presente in tutte le tappe del tour). «Uno spazio dove fare musica, ma anche dove si tengono reading di poesia, dibattiti e si può assaporare cibo a chilometro zero. Un modo per mostrare in concreto cos’è la sostenibilità» spiega Dino Lupelli di Music Innovation Hub. Gli arredi, ideati dall’artista Vittorio Palumbo, sono stati tutti realizzati in legno dai detenuti del carcere della città. Anche la location non è stata scelta a caso, nell’area lungo l’Adige che custodisce il Palazzo della Dogana e la Dogana di Fiume. «Restaurata da poco, è in centro ma poco conosciuta, nemmeno i tassisti sanno dov’è — aggiunge Lupelli —. Ma ho già sentito qualche imprenditore che in questi giorni ha visto questo tesoro e vuole organizzare qualche evento qui».

Sostenibilità è anche questo, la rinascita di patrimoni dimenticati. Elisa ci crede davvero: «Non vogliamo fermarci a gesti simbolici e isolati, dietro c’è la voglia di un reale progetto di cambiamento. Oggi le questioni ambientali hanno raggiunto una dimensione di scala gigantesca. Cercare di ispirare, far nascere domande e dubbi, è importantissimo».

27 maggio 2022 (modifica il 27 maggio 2022 | 22:49)

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