Emiliano, la giravolta sull’autonomia Ora non ricorda più l’asse con Zaia

POCA CHIAREZZA Mezzogiorno, 16 ottobre 2022 – 09:24 Il governatore della Puglia aveva fatto approvare una mozione in Regione stile Veneto Ma ora rispolvera l’attacco: «Una vergogna». Prima non la pensava così di Francesco Strippoli Il 19 gennaio del 2019 Michele Emiliano ha cambiato idea sull’autonomia rafforzata e anche sul rapporto da tenere con il centrodestra. Con il quale sembra arrivato allo scontro frontale, dopo gli anni di buon vicinato a Roma e Bari (a parte le asprezze con il gruppo di FdI in Regione). Basterebbe ricordare la quasi-amicizia con Matteo Salvini e il riconoscimento al «grande sforzo che stai compiendo: sento nelle tue parole una lettura di questo Paese che è vicina alle persone e che io apprezzo moltissimo». Parole di Emiliano, era l’agosto 2021, tutto sepolto. L’epoca delle larghe intese è finita e ne prende atto pure il governatore che considerava la distinzione tra destra e sinistra alla stregua di «categorie novecentesche superate». Si è aperta una nuova stagione politica, Emiliano si adegua. Il dietrofront interessatoLa premessa è necessaria per capire il ragionamento, aspro come non mai, che il governatore ha tenuto venerdì pomeriggio all’inaugurazione della Fiera del Levante. Ha criticato i due nuovi presidenti delle Camere (uno FdI e l’altro Lega) e seppellita l’autonomia rafforzata: procedura che concede più poteri e risorse alle Regioni che ne facciano richiesta e ne siano capaci. Dell’esordio dei due nuovi presidenti delle Camere ha detto così: «Non dirò quale dei due discorsi mi ha preoccupato di più». E sull’autonomia, chiesta da alcune Regioni del Nord, è stato altrettanto perentorio: «Non possiamo accettare che, in un momento del genere, ci sia gente che pensi a quanti soldi deve portare a casa propria dal bilancio dello Stato. È vergognoso anche solo che qualcuno continui a pensarlo». Fece approvare una delibera di giuntaEmiliano la pensava diversamente. Il 24 luglio 2018, fece approvare una delibera di giunta regionale per avviare il processo di autonomia rafforzata anche per la Puglia. Ne seguì un dialogo a distanza col governatore veneto Zaia. Poi a marzo 2019 annunciò il congelamento della procedura dopo le forti perplessità sollevate dal mondo accademico, dalla politica, dal sindacato, dalle imprese. Il 19 marzo 2019 in Consiglio regionale si approvarono due mozioni di critica al modello proposto da Lombardia e Veneto che prevedeva il ricorso al «residuo fiscale» (tasse pagate sul territorio regionale e trattenute per corrispondere alle nuove competenze). Emiliano si astenne su entrambe le mozioni e in Aula non prese la parola. Più tardi, nell’autunno 2019, con il governo giallo-rosso e il ministero degli Affari regionali affidato a Francesco Boccia, si attestò sulla linea del Pd: sì all’autonomia ma solo dopo che a tutte le Regioni saranno garantiti i Lep (livelli essenziali delle prestazioni). Ora, con la crisi che morde e il bilancio dello Stato sotto stress, Emiliano cambia idea e considera «vergognoso» parlare di autonomia rafforzata. Non basta. La difesa dei 5 StelleVenerdì il governatore ha fatto anche altro. Ha criticato le norme sul lavoro del Jobs Act di Renzi (normativa detestata dalla sinistra e ora da vasti settori del Pd). E ha lodato in maniera perfino vistosa, in un contesto come quella della Fiera, una misura come il reddito di cittadinanza. Lo ha fatto per riaffermare la sua vicinanza ai 5 Stelle. La sintesi: addio aperture a destra, si è ritagliato un profilo più di sinistra. Glielo impone il nuovo bipolarismo a forti tinte di contrasto. Si devono alzare i toni. A cosa mira Emiliano? «A nulla» dicono i suoi. Ma è chiaro che del futuro non c’è certezza per lui, dopo aver abbandonato l’idea del terzo mandato in Regione. Un profilo di quel genere gli può servire a essere identificato come «campione del Sud» e figura di riferimento nel Pd che si va orientando più a sinistra. Niente addio, probabile sfida alle EuropeeE dunque? Dunque è vero: Emiliano non ha un progetto in cantiere. Ma se si candidasse alle Europee con quel profilo, nella circoscrizione Sud, avrebbe larghe chance. E poi c’è il Pd che deve decidere cosa vuole diventare nel nuovo rapporto con il M5S. Qualcuno che parli con i 5 Stelle c’è: è l’inquilino di Lungomare Nazario Sauro. Suonare lì. 16 ottobre 2022 | 09:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-10-16 07:24:00, Il governatore della Puglia aveva fatto approvare una mozione in Regione stile Veneto Ma ora rispolvera l’attacco: «Una vergogna». Prima non la pensava così,

Pietro Guerra

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