Esami di maturità e ipotesi di non rientro a scuola

A Tal proposito Angela Iuliano su Italia Oggi scrive:

«Stiamo valutando diverse soluzioni da adottare se si tornerà a scuola ovviamente». È un «se» che pesa come un macigno sull’esame di maturità 2020 quello pronunciato, nei giorni scorsi, dalla ministra dell’istruzione Lucia Azzolina. Non solo dimostra, infatti, che è in campo l’ipotesi che le scuole non riapriranno più i cancelli agli studenti entro giugno, ma complica anche la sorte di circa mezzo milione di maturandi. Un esame di Stato che, sottolinea Azzolina, dovrà tutelare gli studenti rispetto «all’apprendimento di quest’ultima parte dell’anno scolastico. Io devo valorizzare lo studente per tutti i 5 anni fatti, ma devo anche tranquillizzarlo per quella parte che va da febbraio a giugno, in questo periodo di didattica a distanza.

E lo stesso vale per gli esami di terza media». Diversi gli scenari su cui è al lavoro il Miur. Di certo, la ministra ha escluso il ricorso al 6 politico ed è intenzionata, ha spiegato in Parlamento, ad adottare «commissioni tutte composte solo da commissari interni con il presidente esterno». Come chiesto sia dagli studenti sia dai presidi. Questi ultimi però sarebbero favorevoli anche a rimandare l’esame a settembre, organizzandolo in una sessione speciale. Ipotesi che potrebbe complicare l’avvio del nuovo anno scolastico e i test di ingresso alle facoltà universitarie. Così come sembrerebbe certo che l’esame sarà più leggero.

Anche se, prima, ha spiegato domenica sera su Facebook, c’è «bisogno di un veicolo normativo che ci permetta di modificare il decreto legislativo n. 62 del 2017. Presto, questo veicolo lo avremo e allora potremo darvi delle risposte precise». In particolare, si dovrebbe intervenire sulle prove Invalsi, che potrebbero essere abolite, e sull’orario minimo di alternanza scuola-lavoro: entrambi non sarebbero requisiti per l’ammissione all’esame. Consulte e associazioni studentesche propongono anche di eliminare la seconda prova scritta, sostituendola con una tesina sulla materia d’indirizzo.

L’orale potrebbe diventare una tesina o una tesi vera e propria in cui si espone un progetto interdisciplinare. Perché siano elaborati seri, poi, occorrerebbe che arrivi presto la decisione del Miur in tal senso. La prima prova scritta dovrebbe rimanere perché in assenza di una vera valutazione del secondo quadrimestre, che vale 15 dei 100 punti della maturità, è necessario avere una prova per poter valutare gli studenti. Tracce come l’analisi di un testo letterario o quella di storia dovrebbero però fare i conti con programmi ridotti.

Più estrema l’ipotesi di ricorrere al solo esame orale come fu fatto per i maturandi dell’Aquila dopo il terremoto del 2009. Al vaglio del Miur anche un esame individualizzato, cioè con prove diverse per ogni classe e strutturate in base al programma svolto durante l’anno. Infine, non sostenibile la proposta di annullare l’esame di Stato: ha valore legale, non si può aggirarlo.

Pietro Guerra

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