L’Essere in cerca di una definizione, assillo costante della filosofia La collana

di PIERLUIGI PANZA

Venerdì 25 novembre in edicola con il quotidiano la nuova uscita della serie sui concetti di maggior rilievo. Con questo problema si sono confrontati tutti i pensatori più importanti. L’esordio di Parmenide, le tesi di San Tommaso, l’elaborazione di Kant

Sebbene il verbo essere sia anche oggi il più usato, specie declinato nella prima persona singolare («io sono…» o, nel caso italiano, «lei non sa chi sono io»), non esiste una incontrovertibile e universale definizione. L’Essere, come sostantivo del verbo «essere», si trova per la prima volta nel poema Sulla natura (Peri physeos) di Parmenide (il celebre «l’essere è, il non essere non è»), sebbene il discorso parmenideo si riferisca a ciò che in seguito la filosofia avrebbe chiamato Ente, ovvero «ciò che è» (un individuo, per esempio).

Ovviamente, per tutta la filosofia, in particolare per la metafisica, la definizione di Essere è stata tanto importante quanto quella su cosa significhi pensare. Da qui le infinite decifrazioni di questa parola chiave, alla quale la raccolta «Le parole della filosofia» dedica un volumetto: l’Essere supremo (Dio), Essere o non essere, Essere per…, Essere e tempo, L’essere e il nulla, EsserCi, Essente… termini particolarmente rifioriti durante l’esistenzialismo con Martin Heidegger nella Foresta nera o con Jean-Paul Sartre al Café de Flore a Saint-Germain-des-Prés.

L’Essere come insieme di tutte le categorie di Aristotele aveva a che fare con la Sostanza e questa con il Principium individuationis (che sarebbe l’essenza dell’Essere o di un Ente), ovvero quella che chiameremmo popolarmente una cosa che è tale e ha un proprio nome in quanto distinta da tutte le altre. In fondo, a ciò si richiama ancora nel XVIII secolo Leibniz quando identifica la Essenza come tutti i predicati di un soggetto.

Le filosofie «scettiche», da Pirrone in poi, tornando a Eraclito cercano di non affrontare il problema dell’Essere in favore di una filosofia del divenire dove il pensiero stesso diventa, in ultima analisi, critica della cultura (che per alcuni è il ruolo contemporaneo della filosofia, per altri è un riduzionismo) e non ricerca del fondamento. L’ermeneutica sopravanza in questa direzione la metafisica e la problematica interrogazione sull’Essere viene rimossa. Da qui la celebre tesi contenuta in Verità e Metodo (1960) di Gadamer, secondo la quale «l’unico essere che può essere compreso è il linguaggio».

L’Essere resta, però, per secoli il totem del pensiero cattolico. Per i Padri della Chiesa Dio è l’ipsum esse (ovvero l’Essere stesso): gli enti (le creature terrestri, le cose) sono tali solo in quanto partecipano all’Essere (De ente et essentia di San Tommaso d’Aquino). Contestando Sant’Anselmo, nella Critica della ragion pura Immanuel Kant sosterrà, però, che «dalla definizione di Dio non può derivare la sua esistenza» e, in conseguenza, quella degli enti. Per credere nel Libro della Genesi ci vuole fede, non filosofia.

Se Cartesio salta il problema passando a definire i tipi di Essere, ovvero res (le cose) o substantiae (le sostanze), parte della filosofia moderna ha rifiutato la questione. Ad esempio, nell’empirismo di Bacone, Hobbes, Locke e Hume, per non parlare nel pragmatismo, diventato contemporaneo con Richard Rorty, che sulla scia di Henry James sintetizza il posizionamento filosofico di oggi nell’affermazione «è vero ciò che lo è nel senso della credenza».

Oggi, infatti, si leggono, al massimo, i libretti di istruzioni per capire come funziona un oggetto tecnologico non che cosa sia quell’oggetto. Solo Hegel reintroduce il termine Essere ponendolo in opposizione al Nulla dal cui momento dialettico trae sviluppo il Divenire, ovvero l’effettualizzarsi dello Spirito (In sé) nella Storia (Per sé). Catastrofiche le conseguenze politiche ed economiche di questo pensiero elaborate da Marx.

Con la crisi dei fondamenti, l’avvento della psicologia e del darwinismo, sarà la fenomenologia a riesumare il termine come «essere della coscienza» (Husserl) ovvero ponendolo in connessione, o inerenza, con l’esistenza. Ma è con Essere e tempo(Heidegger, 1927) che il discorso sull’Essere diventa una nuova ontologia. L’uomo è quell’ente il cui «modo di essere» è «l’esser-ci» (Da-sein) e l’essenza dell’esserci «consiste nella sua esistenza» o nel suo essere-per-la-morte.

È la ripresa più alta del tema dell’Essere nel Novecento, sebbene vogliamo qui ricordare anche il pensiero del collaboratore del «Corriere della Sera» scomparso nel 2020, il filosofo Emanuele Severino, per il quale l’Essere era l’apparire ontologico degli enti e, per questo motivo, trascendente rispetto al loro divenire e scomparire. Riscoprendo Parmenide, Severino si opponeva così al nichilismo dissolutorio del moderno pensiero europeo.

Ma visto come vanno le cose oggi, gli odierni ferini desideri di accumulazione ed esibizione, è bene concludere con l’ammonimento dello psicologo tedesco Erich Fromm: «Dovremmo proporci come meta quella di essere molto, non già di avere molto». Un traguardo molto, molto lontano.

Un percorso che tocca metafisica ed esistenzialismo

Esce venerdì 25 novembre in edicola con il «Corriere della Sera» il secondo volume della serie «Le parole della filosofia»: Essere di Edoardo Acotto, in vendita al prezzo di euro 6,90 più il costo del quotidiano. La relativa collana, curata da Corrado Del Bò, Simone Pollo e Paola Rumore, comprende in tutto venticinque volumi che andranno in edicola ogni venerdì fino al 5 maggio 2023. Non si deve pensare che il tema al centro di questo libro sia di natura astratta o, peggio, anacronistica. Come osserva Acotto nella introduzione del libro, anche ai giorni nostri «la questione dell’Essere permane, a conferma del fatto che in un certo senso, parafrasando Cartesio, l’interesse per l’Essere è la questione meglio distribuita di tutte. Casomai è accaduto, e questo lo si può vedere nella cosiddetta filosofia analitica, nata dalla logica matematica, che la questione dell’Essere si è trasferita sul piano dell’analisi linguistica: “essere” è una parola che può assumere significati diversi a seconda dei contesti». Ed è appunto su questi significati che s’incentra il lavoro di Acotto, scandagliando nascita, vita e destino del concetto di Essere. La terza uscita della serie «Le parole della filosofia» andrà in edicola con il «Corriere della Sera» il 2 dicembre. Si tratta di Bellezza di Pietro Montani. Seguiranno: Eugenio Lecaldano, Bene (9 dicembre); Filippo Magni, Libertà (16 dicembre); Gianfranco Pellegrino, Legge (23 dicembre); Francesco Ferretti, Linguaggio (30 dicembre); Paola Rumore, Anima (6 gennaio); Tommaso Piazza, Conoscenza (13 gennaio); Igor Agostini, Dio (20 gennaio); Vincenzo Crupi, Scienza (27 gennaio).

24 novembre 2022 (modifica il 24 novembre 2022 | 21:23)

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, 2022-11-24 20:40:00, Venerdì 25 novembre in edicola con il quotidiano la nuova uscita della serie sui concetti di maggior rilievo. Con questo problema si sono confrontati tutti i pensatori più importanti. L’esordio di Parmenide, le tesi di San Tommaso, l’elaborazione di Kant, PIERLUIGI PANZA

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