di Piergiuseppe Donadoni
Negli Usa la Rossa è chiamata a reagire dopo il passo falso di Imola. Su un circuito veloce bisogna recuperare in allungo, ma le differenze sono sottili. Marko provoca: «Non saranno in grado di tenere il passo»
La F1 riparte da Miami, quinta sfida fra Ferrari e Red Bull. Imola sembrava più congeniale alle caratteristiche della Rossa, ma come era già successo in Australia quando la Red Bull era la grande favorita, la differenza di piccoli elementi ha portato a un risultato quasi inaspettato. «Penso che la differenza tra noi e Red Bull fosse minima. La differenza l’hanno fatta i dettagli» aveva spiegato Binotto nel post gara. «Bisogna tenere alto il morale perché ci sono stati piccoli episodi che hanno fatto la differenza, penso alla partenza e al pit-stop lento di Charles con cui avremmo potuto stare davanti a Perez».
A Imola, la Red Bull ha osato portando in pista un piccolo pacchetto di aggiornamenti, che ha aiutato ad alleggerire la sola RB18 di Max Verstappen di 4 kg circa. Gli aggiornamenti per Sergio Perez arriveranno a Miami vista la mancanza di tempo per produrli. Questo ha permesso ai tecnici del team anglo austriaco di allargare la finestra di setup, grazie ad una migliorata e ottimizzata distribuzione dei pesi. «Non sappiamo bene quanto ci abbia dato il nuovo aggiornamento, ma sicuramente non ci ha resi più lenti» ha commentato il team principal della Red Bull, Christian Horner, alla fine di un weekend piuttosto instabile che non ha permesso al team di Milton Keynes di fare una vera e propria valutazione delle novità.
Anche sul circuito del Santerno, uno dei punti di forza delle RB18 è stato l’efficienza aerodinamica, una bassa resistenza all’avanzamento che permette di far registrare punte velocistiche migliori alle altre vetture. Il segreto di questa velocità di punta impressionante — che al momento né Ferrari, né soprattutto Mercedes riescono a contrastare — sta tutto in un corpo vettura che genera poca resistenza e che può correre senza un importante compromesso in termini di altezze da terra, avendo risolto il problema del porpoising con l’aggiornamento introdotto nei test di Bahrain. Tuttavia, grazie a una ottimizzata distribuzione dei pesi, la RB18 di Max Verstappen ha potuto anche contare su un anteriore molto migliore, aprendo un importante gap nei confronti delle F1-75 di Imola anche in inserimento curva, facilitato anche dall’assenza del saltellamento, al contrario della Rossa. Proprio quell’anteriore che aveva invece creato importanti grattacapi a entrambi gli alfieri Red Bull a Melbourne, con l’innesco di un pesante sottosterzo e la comparsa del fastidioso graining che aveva fatto sottoperformare notevolmente entrambe le RB18.
Quanto si era visto in Australia, con una Ferrari dominante, non doveva considerarsi come la normalità, così come quanto visto nel weekend di Imola. L’ultima vettura nata a Maranello rimane un’ottima macchina che potrà dare ancora del filo da torcere a Red Bull, purché il programma di sviluppo pensato a Maranello dia i risultati sperati. Fino a questo momento la Scuderia ha potuto contare su alcuni vantaggi importanti sulla concorrenza derivanti dall’essersi presentata in pista particolarmente pronta, grazie a una macchina veloce e facile da guidare, e un motore con una migliore affidabilità rispetto alla power unit della Honda, un qualcosa non da poco in una battaglia così serrata. Tuttavia, con i passi in avanti fatti da Red Bull a Imola, che dovranno essere confermati subito a Miami, una pista totalmente nuova ma che, almeno sulla carta, non dovrebbe dispiacere troppo alle RB18 visti gli importanti allunghi, per la Ferrari serve un passo in avanti e questo potrà essere garantito soltanto da nuovi aggiornamenti.
La Ferrari è una vettura che gode di tanti punti di forza, è più performante nel lento, e più in generale in uscita di quasi tutte le tipologie di curve, tuttavia pecca in termini di efficienza nei confronti della veloce macchina progettata da Adrian Newey, seppur la F1-75 non sia una macchina così inefficiente come potremmo pensare, semplicemente guardandola dall’esterno. Un altro punto di forza della monoposto italiana è l’importante possibilità di aggredire i cordoli. Non è un caso che in gara l’errore di Leclerc sia arrivato proprio alla Variante Gresini, l’ex Variante Alta. In quel tratto di pista, la Ferrari recuperava molto terreno sulla Red Bull e poco dopo vi era il punto in cui, trovandosi a meno di un secondo dalla vettura davanti, Leclerc avrebbe potuto utilizzare il Drs sul rettilineo principale. La tanta confidenza e la voglia di prendere il secondo posto, alla fine, ha indotto il monegasco in un errore che gli è costato 7 punti.
Dopo gli aggiornamenti portati in pista da Red Bull tra i test del Bahrain e le prime gare, ora tocca a Ferrari dimostrare come sia migliorata anche nella corsa agli sviluppi e rispondendo con i fatti alle provocazioni di Helmut Marko. «La Ferrari sarà in grado di mantenere il passo per quanto riguarda gli aggiornamenti? Non credo. Appena abbiamo esercitato una vera pressione su di loro, hanno iniziato a commettere errori» ha infatti affermato alla stampa olandese il consulente del team anglo-austriaco. A Miami debutterà qualche piccola novità di adattamento a una pista che è da considerarsi da medio-basso carico mentre il pacchetto più importante è atteso sulle F1-75 a Barcellona. Sono attese modifiche in varie zone, come il fondo e le pance, aspettando una nuova sospensione posteriore che potrebbe arrivare nella seconda metà di stagione per permettere alla F1-75 di estrarre ancor più potenziale. L’obiettivo principale è eliminare il saltellamento perché è quello che potrebbe garantire un nuovo importante passo in avanti, soprattutto nella tipologia di curve simili alla 9 e alla 10 di Melbourne o come il Tamburello ad Imola.
3 maggio 2022 (modifica il 3 maggio 2022 | 12:47)
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, 2022-05-03 11:25:00, Negli Usa la Rossa è chiamata a reagire dopo il passo falso di Imola. Su un circuito veloce bisogna recuperare in allungo, ma le differenze sono sottili. Marko provoca: «Non saranno in grado di tenere il passo», Piergiuseppe Donadoni