di Flavio Vanetti
La Federazione ha rovinato in modo indegno il Gran Premio tra penalizzazioni e safety car: 8 a Hamilton, 6 politico a Schumacher, la Aston Martin ancora da 4
Nel suo personalissimo Risiko, a Max Verstappen mancava ancora la conquista dell’Italia, nel segno del Gp di Monza. Missione riuscita all’ottavo tentativo (con tanti meriti e un pizzico di quella fortuna che pare ormai sua alleata), al termine di una gara che la Fia è riuscita a rovinare in maniera indegna facendola concludere davanti alla safety car. Le pagelle, dunque, questa volta partono dai peggiori: i federales.
Fia /safety car: zero assoluto
Dopo Zandvoort, un’altra gestione bislacca da parte del direttore di gara. Incomprensibile la perdita di tempo nel far uscire la safety car quando la McLaren di Ricciardo si è piantata in un punto chiaramente pericoloso della pista. Non solo: la SC non ha intercettato il leader (Verstappen), ma il terzo (Russell) e poi si è messa a tenere un ritmo talmente alto che è stato complicato riallineare le monoposto alle sue spalle. Il combinato «dormita nell’uscita più errore nella gestione» ha determinato un vergognoso ed evitabile arrivo in colonna che ha cassato il potenziale duello estremo tra SuperMax e Leclerc. Viceversa, la virtual safety car adottata dopo lo stop di Vettel è stata tolta con grande rapidità, mentre Charles stava completando la sosta e l’olandese era in vista del traguardo: lasciamo da parte i complottismi, ma di fatto Verstappen ha potuto accelerare subito, evitando che Leclerc potesse sfruttare in pieno il vantaggio del pit stop più veloce rispetto alle situazioni normali garantito dalle neutralizzazioni. Ripensando anche al sommo pasticcio di Abu Dhabi 2021 (quando però il direttore di gara era un altro) ha davvero ragione chi sostiene che in questi casi deve scattare l’interruzione della gara e la ripresa a pista sgomberata: sarebbe più equo.
Fia /penalizzazioni: zero
Nove piloti su venti si sono trovati penalizzati, dopo la qualifica, per i vari interventi sulle power unit. Sono occorse ben 5 ore per determinare la griglia definitiva di partenza: non ci capivano più nulla nemmeno gli addetti ai lavori. Siamo proprio sicuri che imporre limiti e restrizioni sempre più severi non sia una solenne fesseria? Tra l’altro si lede un principio elementare dello show: quello che chi conquista un piazzamento in pista, deve poterlo tenere.
Max Verstappen: 10
Al netto dell’ennesimo aiutino da parte della sorte, l’undicesima vittoria stagionale ribadisce una supremazia indiscussa sua e della Rb18. Il guizzo in partenza gli è valso passare subito dal settimo al terzo posto, trampolino di lancio per un altro Gp sugli scudi, da campione del mondo che ormai deve solo convincere l’aritmetica per riconfermarsi.
Carlos Sainz: 9
Partiva terz’ultimo, stavolta la Grande Rimonta l’ha fatta lui: nelle fasi migliori ha passato un avversario al giro. Le gomme hanno plafonato nel momento in cui avrebbe potuto pensare di attaccare Russell per il podio, ipotesi questa definitivamente svaporata a causa del già citato «papocchio» combinato dalla Fia con la safety car. Medaglia di legno dolorosa.
Charles Leclerc: 9
Dalla pole (bellissima) a un secondo posto un po’ inzuppato di amaro. Ha provato a puntare una fiche sull’occasione che la virtual safety car gli offriva: anticipare la sosta, effettuare un pit stop più veloce del normale e lanciarsi in modalità attacco totale per mettere le briglie a Verstappen. Gli è andata male, per i motivi già spiegati e indipendenti dalla sua volontà. Si può discutere se sia stata una scelta giusta o meno fermarsi così presto, ma preferiamo pensare che più che un errore sia stato un tentativo per muovere le acque. Il punto, semmai, è che non devi ritrovarti nelle condizioni per cui il «o la va, o la spacca» detta le tue scelte.
Lewis Hamilton: 8
L’adozione della quarta power unit — scelta che ha procurato qualche mugugno — l’ha schiaffato al penultimo posto sulla griglia di partenza. Lewis non ha ingranato subito, ma quando l’ha fatto ha spiegato di quale pasta è fatto. Gara di grande rimonta, ma il balcone che dava la vista sul podio non è mai parso alla portata.
Nyck De Vries: 7,5
Sulla Williams ha preso il posto di Alexander Albon, colpito da un attacco di appendicite. L’Olanda non è stata così solo Verstappen e Nyck, campione del mondo della Formula E nel 2021 (nonché driver in quota Mercedes), ha fatto un bel debutto. Ha sì tratto vantaggio dai rimescolamenti della griglia, ma ha poi onorato la posizione che gli era stata assegnata rimanendo quasi sempre nel «top 10» e chiudendo con un nono posto di valore, anche per la bella difesa dagli attacchi di Zhou Guanyu. Forse è il colore «orange» a dare la spinta?
George Russell: 7
Un podio anche a Monza consolida la sua fama di regolarista a oltranza: sesto terzo posto stagionale, settimo top 3 (una volta è anche arrivato secondo) quindicesimo risultato entro i primi 5 in sedici Gp. Se fosse un cavallo, sarebbe un piazzato garantito per gli scommettitori degli ippodromi. Ma vogliamo fare gli avvocati del diavolo: partendo in prima fila (con attacco non troppo convinto a Leclerc, allo start, e successiva infilata incassata da Verstappen senza colpo ferire) era messo largamente meglio di Hamilton. Ma Lewis a nostro avviso gli ha dato la paga, pur finendo alle spalle.
Zhou Guanyu: 6,5
Lo si è rivisto combattivo e in grado di dimostrare quello che dichiara, ovvero di essere in F1 per meriti e non per raccomandazioni. Sta tenendo botta in un’Alfa Romeo in netto calo rispetto all’inizio stagione, nella quale Valtteri Bottas (5) è tornato a fare… il Bottas.
Sergio Perez: 6
Anche per lui partenza con penalizzazione e gara impostata sulla risalita del fiume turbolento. È stato il primo a «pittare», passando alle mescole dure e programmando di tenere fino al traguardo. Si è dato da fare, ma alla fine, sesto, è rimasto dietro a chi partiva in condizioni peggiori delle sue. Guida lo stesso missile di Verstappen, però nelle sue mani la resa è ben differente.
Lando Norris: 6
Ha perso lo smalto, le sue unghie graffiano di meno e tende da un po’ di gare a perdersi nell’aurea mediocritas. Ma forse il problema è una McLaren plafonata e poco affidabile (voto 4; Ricciardo ha parcheggiato sul prato), sbiadita parente della monoposto che permise al team di Woking la doppietta del 2021.
Mick Schumacher: 6
Dodicesimo al traguardo, ha spezzato le reni a Latifi (!) per quel sorpasso deciso gli diamo il 6 politico. Ma se si ripensa a che cosa è stato il cognome Schumacher per Monza… (detto con l’attenuante che anche la Haas sembra ormai più un gambero che una monoposto).
Esteban Ocon: 5
Alonso gli stava mangiando di nuovo il naso, prima della sosta forzata. Con un’Alpine veloce in rettilineo è rimasto fuori dalla zona punti. Buon per lui (e per la squadra) che la McLaren sta sprecando le occasioni per insidiare il quarto posto dei francesi tra i costruttori.
Kevin Magnussen: 5
Disperso a sua volta in una stagione andata in netto calando. In compenso, una penalità a gara riesce sempre a rimediarla…
Aston Martin: 4
Essendo all’ultima apparizione della carriera nel parco, il povero Sebastian Vettel (barba e capelli da santone) sperava di salutare con una gara dignitosa la Monza che gli regalò la prima vittoria in F1. Anelito vano: la Aston Martin, ritirata anche con Stroll, continua a essere una carretta imbarazzante.
12 settembre 2022 (modifica il 12 settembre 2022 | 13:22)
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, 2022-09-12 13:28:00, La Federazione ha rovinato in modo indegno il Gran Premio tra penalizzazioni e safety car: 8 a Hamilton, 6 politico a Schumacher, la Aston Martin ancora da 4, Flavio Vanetti