Ferrari 296 GTS, come va la prima V6 spider a cielo aperto di Maranello. Video e foto

Forte dei Marmi – Viaggiare con il vento tra i capelli nel silenzio assoluto su una due posti dal fascino indiscutibile, con la possibilità di scatenare 830 rabbiosi cavalli con un semplice impulso del piede destro. È questo il migliore dei mondi possibili? Tralasciando il pensiero leibniziano, ogni appassionato potrà rispondere a modo suo. Ma questo è di certo il mondo che ti mette a disposizione la Ferrari 296 Gts, inedita berlinetta ibrida a motore centrale con tetto retrattile, la prima V6 spider a essere prodotta in serie con il cavallino rampante sul cofano.

Fino a 20 chilometri in elettrico

Godersela in souplesse significa muoversi in una sorta di bolla in cui le percezioni sensoriali ti disorientano un po’, perché a bassa velocità fa effetto essere al volante di un’auto così sportiva senza sentire il suo motore che ruggisce. E vuol dire anche compiacersi di quanto il sistema di propulsione ibrida plug-in, che garantisce circa 20 chilometri di autonomia a emissioni zero, sia ben tarato, inavvertibile nei suoi intelligentissimi e puntuali passaggi dalla modalità 100% elettrica a quella che prevede di chiamare in causa i 663 cavalli termici del 6 cilindri biturbo 3.000con architettura a 120°. In ambiente urbano l’auto si guida con due dita e in autostrada a 130 ci arriva anche con la sola spinta della batteria. Ma se questa si scarica la 296 Gts non smette di essere docile e silenziosa quando viaggia in ottava marcia, un soffio oltre i 2.000 giri, con il plus delle sospensioni elettroniche che possono diventare più soffici se premi il manettino rosso piazzato nella parte inferiore destra del volante.

14 secondi per aprire il tetto

Se invece di schiacciarlo lo ruoti tutto a destra lei si trasforma – volendo, ma ci vuole testa, tecnica e concentrazione – in un proiettile a ruote fumanti, un oggetto sofisticatissimo eppure super-intuitivo che ti chiede molto meno di quanto dovrebbe se esageri, anche quando le strade diventano quelle meravigliosamente serpeggianti e strette che ti portano al passo della Futa o della Raticosa. Godersi la 296 spider in queste condizioni, a tetto aperto (si comanda tramite un tasto, anche in movimento, fino a 45 orari e chiede 14 secondi per l’operazione) è un’esperienza quasi mistica. Per via delle accelerazioni a cui ti sottopone, non solo quando violenti il gas (da 0 a 200 in 7,6 secondi), ma anche quando entri in curva o rallenti chiedendo tutto gli enormi freni carboceramici, dotati di un Abs “speciale” che ti permette di portare la frenata fino al punto di corda come i piloti veri. Ma soprattutto perché ti regala un ventaglio di sensazioni tattili che non ti aspetteresti da un’auto così piena di – sana ed efficacissima – elettronica. Consistenza, rapidità, progressività e feedback dello sterzo fanno molto, ma anche l’equilibrio tra agilità, trazione e stabilità lascia il segno insieme a nettezza, velocità e “intelligenza” del cambio a doppia frizione.

Per i più sportivi c’è il Pacchetto Fiorano

E poi c’è il motore: i suoi 740 Nm di coppia si traducono in una spinta che sulle prime quasi disorienta, ha un suono tutto da ascoltare e, in modalità qualifying ricarica la batteria in tre o quattro curve, così la potenza totale di sistema è sempre sfruttabile al massimo. Aspetti critici? Per noi comuni mortali il prezzo, che parte da 320.000 euro ma può salire molto con l’adozione del pacchetto Assetto Fiorano (carbonio, sospensioni più sportive, deportanza aumentata) e delle infinite possibilità di personalizzazione. Ma dal punto di vista oggettivo l’unica cosa migliorabile sono i comandi aptici sul volante che gestiscono le interazioni tra guidatore, equipaggiamenti dell’auto e sistema di infotainment, poco intuitivi da usare. Poco male, tanto quando hai un’auto così tra le mani pensi solo a guidarla con gusto.

17 ottobre 2022 (modifica il 17 ottobre 2022 | 15:38)

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, 2022-10-20 13:01:00, Alla guida della Rossa sul Passo della Futa. Ibrida da 830 cavalli, 2 posti e vento tra i capelli in 14 secondi, Stefano Bargiggia

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