“Leggendo le dichiarazioni di suor Monia Alfieri, legale rappresentante delle scuole Marcelline in Italia e membro della Consulta di Pastorale scolastica e del Consiglio Nazionale Scuola della Cei, scopriamo che l’Italia, quella Repubblica che l’ha recentemente onorata del titolo di cavaliere, è di fatto una dittatura”.
Inizia così la nota di risposta all’intervista a suor Alfieri inviata alla redazione di Orizzonte Scuola dalla segretaria generale della Flc Cgil Gianna Fracassi.
“A suo parere – prosegue Fracassi – infatti, il sistema di istruzione italiano in questa fase sarebbe assimilabile ai sistemi degli stati totalitari, negando una vera parità e libertà di scelta alle famiglie rispetto ai percorsi scolastici dei propri figli.
Che cosa propone l’Alfieri per riportare il Paese sulla retta via della democrazia? Un investimento per garantire un “buono scuola” spendibile a piacimento per l’istruzione dei figli, finanziando coi soldi dello stato il mercato della conoscenza”.
“Il primo provvedimento che attuerei – dice suor Alfieri –sarebbe proprio quello della garanzia del diritto alla libertà di scelta educativa per i genitori, di insegnamento per i docenti, di apprendimento per gli studenti“. Per farlo secondo suor Alfieri è necessario “garantire alle famiglie che scelgono la scuola paritaria il 70% del Costo Medio Studente. La spesa è di euro 2.500.000.000,00: da spesare euro 1.000.000.000,00 (compresi i contributi a oggi erogati) nella prossima legge di Bilancio, il resto nelle tre leggi di Bilancio successive“.
“Noi della FLC CGIL – riprende Fracassi –la pensiamo diversamente. Per noi la scuola non risponde alle leggi di mercato ma alla Costituzione repubblicana che stabilisce che sia lo Stato a istituire scuole di ogni ordine e grado per garantire pari opportunità a tutti gli studenti e che il diritto di Enti e privati in questo settore sia subordinato a una condizione: “senza oneri per lo Stato”.
Oggi – aggiunge la segretaria Flc Cgil- , se lo Stato non assolve il compito di garantire pari opportunità è, contrariamente a quanto afferma Alfieri, perché non riesce a sostenere ovunque condizioni di qualità per il funzionamento delle sue scuole.
Il buono scuola non farebbe che accentuare disomogeneità e disuguaglianze, sottraendo risorse al sistema statale di istruzione e permettendo a chi può di costruire un sistema “parallelo” di eccellenza, con meno alunni e più risorse, impoverendo la scuola statale e marginalizzando chi si deve accontentare del poco che rimane.
È questa la scuola del merito a cui fa riferimento l’omonimo Ministero? Noi – conclude Fracassi –riteniamo che occorra ancora investire nella scuola di tutte e di tutti, creando davvero le pari opportunità che il sistema paritario non garantisce: per questo noi vogliamo investimenti nel sistema pubblico statale, prima che si sostenga il sistema paritario, proprio per realizzare quel dettato costituzionale che qualcuno scambia per una imposizione da paese non democratico.
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