Francia-Polonia tra idraulici e cocchieri, Enrico III, il Mundial ’82 e Chopin

di Stefano Marrone

La Polonia vuole «vendicare» lo sgarbo di Enrico III nel 1573 e i recenti sentimenti sciovinisti sull’«idraulico polacco» ricordando che ha già battuto la Francia ai Mondiali 1982

Quello dell’ idraulico polacco è stato un mito della politica francese dei primi anni del terzo millennio. Uno spauracchio, agitato da stampa e opinione pubblica di Parigi, a ridosso dell’adesione di Varsavia all’Unione europea nel 2004. Quello dell’idraulico che arriva dalla Polonia e si fa pagare la metà è un topos in Francia: cavalcato dai socialisti all’opposizione di Chirac e Sarkozy, ma trova attestazioni anche in Charlie Hebdo e nelle «Particelle elementari» di Michel Houellebecq.

L’emigrato polacco è assurto a figura simbolica per i francesi spaventati dalle liberalizzazioni dei servizi proposte dal commissario europeo Bolkestein. La direttiva è stata presto ritirata, ma ha alimentato l’ondata di antieuropeismo che ha portato al «no» al Trattato costituzionale dell’Ue nel referendum del 2005. In poco più di dieci anni oltre 2 milioni e mezzo di lavoratori hanno lasciato la Polonia verso altri paesi dell’Unione, in particolare la Francia. Un trend che sembra essersi invertito solo di recente, coi polacchi che dal 2018 hanno iniziato a fare ritorno in patria dopo aver fatto fortuna all’estero.

Eppure la storia francese è segnata dalle varie ondate della diaspora polacca in epoca moderna. La Polonia è stata smembrata dal concerto delle potenze europee con tre spartizioni alla fine del Settecento; e per tutto il secolo successivo ha cercato di riottenere l’indipendenza ribellandosi. Chissà se oggi, all’arrivo all’Al Thumama Stadium per disputare l’ottavo di finale, qualche giocatore non ascolti Chopin, compositore simbolo della Grande Emigrazione dopo la rivolta anti-russa nel 1830. Il pianista, nato a 50km da Varsavia col nome di Fryderyk Franciszek, emigrò ventenne a Parigi per sfuggire alla repressione zarista e diventare Frédéric François.

Tra i luoghi comuni più diffusi nei salotti buoni dell’epoca c’era quello del «cocchiere nobile». La Polonia, come la Spagna, in epoca moderna annoverava una percentuale elevatissima di nobili tra la popolazione (tra l’8 e il 10 per cento, secondo studi recenti) anche se spesso spiantati. Molti polacchi dal sangue blu si rifugiarono in Francia, finendo a svolgere lavori umili come appunto guidare le carrozze della nobiltà parigina. Col tempo questa diaspora ha posto le basi per istituzioni polacche radicate in Francia: dalla Biblioteca polacca alla Scuola Batignolles, fino al cimitero polacco di Montmorency.

A Doha la Polonia cerca il suo riscatto contro la Francia campione del mondo, provando a toglierle la corona. Vendicando così un episodio storico del 1573. Dopo la morte senza eredi del re Sigismondo II Augusto, la nobiltà polacca decise di tenere a Varsavia «libere elezioni» per votare il successore. Tra i quattro papabili, fu votato il francese Enrico di Valois. Ma, dopo solo quattro mesi di regno, Henryk Walezy tornò in Francia per farsi incoronare Enrico III, con grande risentimento della nazione polacca.

La Polonia vuole la sua rivincita sul campo. La storia è in parte dalla sua. I 17 precedenti recitano otto vittorie francesi e sei pareggi; con la Polonia che ha vinto solo tre volte e mai dal crollo del Muro di Berlino. Eppure le vittorie polacche hanno avuto un peso specifico decisamente maggiore. Il 2-1 del 15 luglio 1952 a Lathi è valso il passaggio agli ottavi di finale delle Olimpiadi di Helsinki. Anche l’unico precedente ai Mondiali è targato Polonia. Il giorno prima della finalissima di Madrid tra Italia e Germania, sabato 10 luglio 1982 ad Alicante, Francia e Polonia si contendono il terzo posto al Mundial di Spagna. Il 3-2 finale sancisce il miglior piazzamento polacco nella storia della Coppa del mondo.

4 dicembre 2022 (modifica il 4 dicembre 2022 | 15:20)

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