Lo stress è uno splendido meccanismo di difesa dell’organismo. Non appena ci accorgiamo di un pericolo, rapidissimamente attiviamo il sistema nervoso autonomo simpatico, che accelera cuore e respiro per poter portare ossigeno ai muscoli nel caso si dovesse scappare o lottare, aumenta la pressione, comanda al fegato di mettere zucchero nel sangue, sempre per alimentare i muscoli, dilata la pupilla per vedere meglio, aumenta la sudorazione (per raffreddare l’organismo nel caso si debba impegnare in sforzi fisici intensi) e blocca le funzioni organiche che non servono nell’emergenza, come la digestione, il sistema immunitario (non importa preoccuparsi dei microbi quando c’è il lupo), le funzioni sessuali, l’ormone della crescita.
Le ghiandole surrenali aumentano la produzione di adrenalina e di cortisolo (gli ormoni dello stress) che potenziano gli effetti descritti sopra. Il meccanismo di attivazione del simpatico è rapidissimo ma complesso: la percezione di pericolo inibisce la corteccia cerebrale prefrontale dorso-mediale, che ha la funzione di inibire l’amigdala, la centralina delle emozioni, un nucleo nervoso grande come una mandorla situato profondamente nel lobo temporale. L’amigdala, non più inibita, attraverso ancora una serie di passaggi, libera il sistema simpatico. Passato il pericolo tutto torna come prima, o almeno tornava come prima quando vivevamo nella foresta vergine o nella savana.
Oggi viviamo in città e siamo continuamente esposti a stimoli stressanti, il traffico, il rumore, la fretta, l’ansia di prestazione, le preoccupazioni finanziarie, l’ambiente di lavoro problematico, la preoccupazione per i figli adolescenti, le liti con il coniuge, la sconfitta sociale. Lo stress è continuo, cronico. L’effetto sull’intestino è complesso, da un lato lo stress ne blocca i movimenti, ma dall’altro può attivarli, tanto che quando abbiamo paura ci facciamo la cacca e la pipì addosso. I medici parlano di dispepsia funzionale (non digeriamo bene) e di sindrome del colon irritabile (stitichezza alternata a diarrea, gonfiori e dolori di pancia).
Negli ultimi anni si è chiarito che lo stress agisce anche sui microbi che abitano nell’intestino (o che i microbi dell’intestino reagiscono allo stress producendo sostanze che a loro volta influenzano il sistema nervoso). Si riducono i lattobacilli e i bifidobatteri, i nostri migliori amici, e aumentano microbi capaci di diventare virulenti, come l’Escherichia coli e lo Pseudomonas. Nell’intestino albergano normalmente migliaia di miliardi di microbi appartenenti a centinaia di specie differenti. Fanno molto per noi, ci aiutano a digerire, allenano il sistema immunitario, producono sostanze che mantengono sana la mucosa intestinale, riducono l’infiammazione. L’alterata composizione delle specie batteriche si chiama disbiosi ed è generalmente associata a infiammazione e aumentata permeabilità intestinale (l’intestino assorbe cose che non dovrebbe assorbire, fra cui prodotti batterici e frammenti di proteine mal digerite).
La permeabilità intestinale è una causa importante di malattie autoimmuni (facendo anticorpi contro quei pezzi di proteine che non avremmo dovuto assorbire può succedere che alcuni di questi anticorpi attacchino anche i nostri organi). Più studi hanno suggerito una relazione fra stress cronico e malattie autoimmuni. Sempre più studi riscontrano una relazione fra la composizione del microbiota intestinale e disturbi nervosi quali ansia e depressione e ci sono sempre più dati che suggeriscono che la disbiosi influenzi anche il rischio di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson.
Che fare? Può essere utile assumere probiotici e prebiotici (il nutrimento dei batteri ‘buoni’), ma la cosa più importante è attivare il sistema parasimpatico (il nervo vago) per ridurre gli effetti dello stress. Il nervo vago tranquillizza il cuore e il respiro e riattiva tutte quelle funzioni bloccate dallo stress, compresi i processi digestivi.
Come fare? Due vie su cui agire, come raccomandiamo nelle attività che l’associazione La Grande Via propone. Una è mangiare bene (la dieta mediterranea favorisce l’azione del vago), mandare giù la pancia, ridurre la glicemia, ridurre lo zucchero, tutti fattori che contrastano l’attività del nervo vago. Il fruttosio in particolare riduce l’attività vagale (ma la frutta va bene). Inoltre mangiare meno (il digiuno attiva il nervo vago), mangiare serenamente, masticare, senza la televisione accesa. L’altra via è meditare, pregare, liberare la mente, cantare. Ne parleremo.
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17 novembre 2022, 07:23 – modifica il 17 novembre 2022 | 16:21
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, 2022-11-17 15:21:00, Il professore: «Viviamo in città sottoposti a continui stress. Ecco quali sono gli effetti sul nostro intestino, la disbiosi, e le conseguenze sul sistema immunitario. E cosa fare», Franco Berrino