Gas, Cingolani: «Se Mosca chiude, inverno difficile. Ma evitiamo misure restrittive»

Se la Russia dovesse chiudere definitivamente i rubinetti del gas «noi siamo quelli che subiscono meno questo problema, proprio perché abbiamo diversificato prima degli altri i nostri fornitori, ma è chiaro che avremmo un inverno difficile e nessuno di noi vuole fare misure restrittive», ha detto il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani a Sky. «Un conto – ha aggiunto – è dire abbassiamo la temperatura del riscaldamento di un grado, o dire per qualche mese andiamo avanti con le centrali a carbone, perché intanto risparmiamo gas transitoriamente, un conto è dire dobbiamo interrompere le attività. Questo noi cerchiamo di non farlo, però devo dire che siamo in una posizione abbastanza buona in questo momento». Il ministro ha evidenziato che con la chiusura annunciata di due settimane del Nord Stream «per manutenzione ci sarà ancora meno gas, quindi i prezzi aumenteranno, perché il mercato tende a speculare sulla mancanza e ci sarà un’ulteriore corsa all’accaparramento».

La sfida degli stoccaggi

«La sfida è accumulare il gas per l’inverno: siamo al 60% degli stoccaggi, dobbiamo arrivare al 90%», ha ricordato Cingolani. «Ogni anno dobbiamo accumulare oltre 10 miliardi di metri cubi di gas per predisporsi all’inverno: è una corsa perché con la guerra in Ucraina, il grande fornitore cioè la Russia sta chiudendo i rubinetti e dunque lo stoccaggio diventa essenziale», ha aggiunto il ministro. «Abbiamo dato al Gse, con un grosso prestito, l’opportunità di poter operare sui mercati e di prenotare il gas che ci serve». I dodici depositi in concessione hanno una capacità di 17,6 miliardi di metri cubi. Quelli di Snam sono nove, tre quelli di Edison e uno di Igs.

Il tetto al prezzo del gas

«Abbiamo detto di mettere un tetto ragionevole al prezzo del gas: in Europa all’inizio erano tutti contro, poi anche i più scettici hanno valutato questa ipotesi. La Commissione ci sta lavorando, c’è una proposta operativa in fase di costruzione. Il presidente Draghi si è speso molto i tempi sono lunghi, ma certamente deve essere un cap europeo», ha continuato il ministro Cingolani. «L’Europa – ha sottolineato – importa i tre quarti del gas del Paese nelle sue condutture: chi vende questo gas, se non lo compra l’Europa, ha da fare un sacco per liquefarlo e venderlo. Dunque possiamo permetterci di fare delle condizioni di mercato, che non vuol dire strozzarlo, ma evitare picchi folli» dei prezzi. Quella del «price cap» è una partita complessa. Un’ipotesi è quella di fissare un prezzo all’importazione, che però non riguarderebbe solo il gas russo ma tutto il gas importato tramite gasdotti. La soglia di cui si discute è fra gli 80 e i 90 euro a megawattora. La sfida è convincere il Paesi europei più scettici, a partire dai Paesi Bassi.

Iscriviti alla newsletter “Whatever it Takes” di Federico Fubini. Dati, fatti e opinioni forti: le sfide della settimana per l’economia e i mercati in un mondo instabile. Ogni lunedì nella tua casella di posta.

E non dimenticare le newsletter L’Economia Opinioni”
e “L’Economia Ore 18”

.

, 2022-07-02 12:35:00, Il ministro ha evidenziato che con la chiusura del Nord Stream per manutenzione i prezzi aumenteranno ancora. La sfida per l’Italia è arrivare al 90% degli stoccaggi, Valentina Iorio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version