Gas non pagato dall’ex Ilva? Il rischio che i 300 milioni finiscano nelle bollette

Settecento milioni di metri cubi su un miliardo. Potremmo chiamarlo il conto dell’ex Ilva nel servizio di Default trasporto, il regime di ultima istanza gestito da Snam per garantire le utenze industriali — al momento se ne registrano 150 — di una fornitura di metano temporanea in attesa di trovare un nuovo fornitore nel giro di qualche settimana o mese.

Il rischio è che però i debiti non pagati dalle Acciaierie d’Italia, circa 300 milioni secondo fonti industriali, molti meno per la società che gestisce l’impianto siderurgico, si riversino sui cittadini in bolletta, in una delle voci contemplate negli oneri di sistema. Un costo occulto riversato sulle tasche di tutti in un momento in cui le bollette sono impazzite, trascinate al rialzo dai rialzi del prezzo del gas a cui è agganciato il costo dell’energia elettrica.

Dunque sarebbe auspicabile un intervento immediato di sistema. Sbloccando in fretta quel miliardo di euro in carico ad Invitalia, braccio finanziario del ministero dello Sviluppo con fondi delle Finanze, per dare liquidità alla più grande fabbrica d’Italia. Un pivot per il sistema siderurgico, anche per la produzione di rottame funzionale all’alimentazione delle acciaierie del Nord, D’altronde la querelle tra Acciaierie d’Italia e l’Eni prosegue da un mese. Tra contratti ventilati, pagamenti anticipati e una conclamata diffidenza.

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, 2022-10-29 16:02:00, C’è il rischio che i debiti accumulati da Acciaierie d’Italia con l’Eni e le forniture del servizio di default garantito da Snam finiscano per confluire negli oneri di sistema delle utenze degli italiani, Fabio Savelli

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