di Redazione Politica
L’ex leader di An difende la presidente di FdI e premier in pectore in un incontro con la stampa estera: «Votò a favore della svolta di Fiuggi, il suo atlantismo è autentico, ha principi e coerenza, è tenace e cosciente delle difficoltà che abbiamo davanti»
Giorgia Meloni non lo sapeva ma poi ne sarà stata contenta: Gianfranco Fini lunedì a Roma è andato a un incontro con la stampa estera e in una chiacchierata informale con i corrispondenti ha difeso la leader di Fratelli d’Italia e premier in pectore. Ci aveva già pensato Ignazio La Russa — ospite della MaratonaMentana su La7 per commentare l’esito delle Politiche — ad assicurare che l’ex leader di Alleanza nazionale «ha votato per noi di Fratelli d’Italia, si è congratulato con me e ha chiamato anche Giorgia. È stato un bel gesto da parte sua». Con i giornalisti stranieri Fini ha escluso il rischio di derive sovraniste, chiedendo di smetterla di declinare in maniera strumentale il concetto di sovranismo: l’ex presidente della Camera ha fatto l’esempio della strategia della Germania, che per fronteggiare il caro energia ha deciso di intervenire in maniera unilaterale. «Lo ha deciso un socialdemocratico — questo il ragionamento di Fini — e non certo un esponente di destra». La conclusione è stata: «Chi ha vinto le elezioni farà gli interessi del Paese senza far saltare l’Europa».
Non interveniva da anni sulla politica italiana, Fini. E rivendicando il carattere informale dell’incontro con i giornalisti stranieri si è speso per rassicurare su europeismo, atlantismo e le polemiche sul post fascismo. Ha assicurato anche che la fiamma tricolore nel simbolo dell’Msi, di Alleanza nazionale prima e di FdI poi «non c’entra col fascismo, non c’entra nulla». Rievocando la carriera di Giorgia Meloni, Fini ha ricordato che all’epoca della svolta di Fiuggi — la scelta di abbandonare i riferimenti ideologici al fascismo che poi portò nel ‘95 allo scioglimento dell’Msi e alla nascita di Alleanza nazionale — la leader di FdI «non se ne andò via, non ha mai preso una posizione contraria, anzi ha votato a favore». I due si conoscono da vent’anni e l’ex presidente della Camera assicura che lei «non ha mai avuto atteggiamenti estremisti».
Ripercorrendo la storia personale di quella che sarà la prima donna premier dell’Italia, Fini ha ricordato: «Nel 2004 Giorgia Meloni è diventata presidente di Azione giovani, vincendo il congresso per qualità, tra le quali una notevole capacità di coinvolgere il mondo giovanile della destra». Da allora nessun dubbio sulle sue capacità: «Ho capito quanto fosse capace e ho sempre creduto in lei. Le ho affidato io il ruolo istituzionale di vicepresidente della Camera. E in quel ruolo ha fatto bene. Neanche un politico di sinistra come Fausto Bertinotti ne parlerebbe male». Meloni ha fatto bene anche da ministra della Gioventù: «È stata un buon biglietto da visita nel governo Berlusconi».
Alle domande sulle posizioni di Fratelli d’Italia in Europa e sul sostegno dato da Meloni all’Ucraina di Zelensky contro l’attacco scatenato dalla russia di Putin, Fini ha replicato sostenendo che l’atlantismo di FdI «è assolutamente autentico. Anche il Msi ha votato a favore della Nato», puntando poi ad archiviare le polemiche sul post fascismo: «Noi abbiamo chiuso i conti con quel passato. Meloni può piacere o meno, ma ha principi e coerenza. È tenace ed è cosciente delle difficoltà che abbiamo davanti. Anche se — ha concluso — non andiamo d’accordo proprio su tutto».
4 ottobre 2022 (modifica il 4 ottobre 2022 | 12:29)
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, 2022-10-04 13:14:00, L’ex leader di An difende la presidente di FdI e premier in pectore in un incontro con la stampa estera: «Votò a favore della svolta di Fiuggi, il suo atlantismo è autentico, ha principi e coerenza, è tenace e cosciente delle difficoltà che abbiamo davanti», Redazione Politica