Giocò contro Maldini, poi la droga, la galera e l’Hiv: «Mi ha salvato il mio cane Lucky»

di Simone Golia

Mario oggi ha 56 anni, ma da ragazzino era una promessa del calcio. Persa la grande occasione, crescer in un contesto difficile fatto di eroina e non solo. A tirarlo fuori da tutto ci penser il suo amico a quattro zampe

A 11 anni Mario correva veloce sulla sinistra, anche se qualche volta l’allenatore del Sempione Nord lo arretrava a libero. Rivera l’idolo, Baresi il campione silenzioso, Van Basten l’arte. Era bravo Mario. Un giorno a Milanello affront i pari et delMilan , la sua squadra del cuore: Sulla mia fascia giocava Maldini. Aveva due anni in meno, ma mi distrusse, sorride. Molto tempo dopo lo vide dal vivo, a San Siro. E pianger: Perch avevo trovato la mia strada, cavolo. Gi, Mario amava il calcio. Andava al campo tre ore prima della partita, non si stancava mai. Se la cavava cos bene da meritarsi la chiamata del Bologna: Avrebbero trovato una scuola per me, un lavoro per mia madre. Serviva solo un’ultima firma, quella del padre. Che per non arriver mai: Se vai via da Milano, io come faccio a stare qui?.

La prima dose

Mario non salir su quel treno che lo avrebbe allontanato dalle case popolari di via Cogne, a Quarto Oggiaro. Vedr piangere sua mamma per una figlia persa a una settimana dalla nascita, una batosta dopo tre aborti clandestini. Ammirer suo padre, un eroe per lui malgrado gli affari loschi in bische clandestine e night club: Era il classico zanza milanese, si atteggiava come Vallanzasca o Luciano Lutring. Nipote di una socialista convinto, si definiva un Robin Hood che fregava ai ricchi. Veniva considerato il pi intelligente dai suoi compagni, aveva ideato un metodo tutto suo per rubare dalle casse continue. Era molto vicino alla Banda Dovunque , detta cos perch rapinava in ogni parte d’Italia. Uno dei capi, Ugo Ciappina, stato il mio padrino. Mario cresce in una sorta di Gomorra fatta di violenza domestica, risse, coltellate e furti. Poi, a 14 anni, la prima dose di eroina: Ero un garzone di bottega, studiavo da falegname. Ad un certo punto passano i miei amici: “Stiamo andando a farci un pippotto di roba”, mi dicono. Mi tolgo il grembiule, chiudo il negozio, li seguo. Non so neanche perch. Da Via Padova alle Varesine, poi eccoci in un parco sopra Corso Garibaldi. Dal nulla sono entrato in un tunnel. E non avrei visto la luce fino ai 30 anni.

L’incubo Aids

Di quel gruppo non rimasto pi nessuno, sono morti tutti. Mangiati dalla droga: In una frazione di secondo mi faceva diventare ci che desideravo essere — ricorda Mario — ti sembra di vedere il mondo dall’alto. Per qualche mese, perch poi l’effetto svanisce. Ma dopo continui a farti per ricercare le emozioni delle prime volte. Intanto la strada si incattivisce sempre di pi: Mi arrestano la prima volta a 16 anni, avevo rubato un motorino. Mi faccio tre mesi di Beccaria, poi esco ma a 18 sono di nuovo dentro per rapina. Risse nelle docce, ergastolani che affilano i coltelli per farsi giustizia da soli, teste infilate nei cessi alla turca. Per erano i tempi dell’amnistia e dell’indulto. La mia richiesta viene accettata e finisce in comunit. L Mario assiste impotente alla strage di Aids . In molti si alzano una mattina con la polmonite e dopo sei mesi non ci sono pi: Tutti ci facevamo, ragazzini, preti, avvocati. Ma la siringa restava una cosa da nascondere. Uno si incaricava di andarla a comprare, gli altri lo aspettavano sul posto. Finiva che in 10 usavamo la stessa, con tutte le conseguenze del caso. A Mario piaceva parlare con Massimo, un ragazzo gay che gli ha raccontato tutto fino all’ultimo giorno: Avrei voluto guardarmi dentro come faceva lui, ma non ci sono mai riuscito. La notte prima di morire scherzava ancora: “Dai, portami i preservativi. Magari qui riesco a fare qualcosa”….

Chiamiamolo Lucky!

A 24 anni l’uscita dalla comunit e l’ingresso in un gruppo di autoaiuto. Fra le volontarie c’ una ragazza dal curriculum sentimentale travagliato. Pensava di non potersi pi innamorare, ma con Mario le succede. Vivono insieme per un anno, poi si sposano. Corrono veloci, Mario per non riesce a seminare le sue dipendenze. Ricadute, overdose: Volevo perdere il controllo per non sentirmi un fallito. La moglie capisce che non pu pi farci niente. Decide di lasciarlo, ma lo fa con un ultimo tentativo: Si presenta con un cagnolino, mezzo pastore e mezzo molosso: “Sai come sto e mi lasci un cane? Che ci faccio?”, le chiedo furioso. C’era anche mio nipote l con lei. Mi avvicino con la testa: “Va bene, come lo chiamiamo?”. Ci pensa un po’ su: “Lucky. Lo chiamiamo Lucky!'”. Che in inglese significa fortunato.

Ed proprio Lucky a salvare la vita a Mario, a tirarlo fuori da droga, alcol e criminalit: “Mio padre si era rifatto una famiglia, mia madre beveva e quando esagerava mi vomitava addosso odio e rabbia. Scappavo di casa e vivevo per strada. Lucky non mi ha mai lasciato solo. Dormivo negli androni dei palazzi e mi scaldava con la pancia. Collassavo su una panchina dopo una dose e non faceva avvicinare nessuno. Anzi, la mattina andava da Pino, un panettiere in piazza Lima che mi regalava sempre due brioche e un caff. Lucky afferrava il sacchetto e me lo portava. Un giorno lo guardai: “Se muoio cosa ne sar di te? Vivr fin quando vivrai anche tu, gli promisi. Cos ho smesso con tutto”.

Oggi non ho pi paura

Oggi Lucky non c’ pi. Mario, che ha appena compiuto 56 anni, nel tempo ne ha presi altri di cani. Non riesce a stare senza. Nel 2010 gli hanno tolto il cemento da sotto i piedi: Bene, per l’Hiv adesso abbiamo i farmaci. Ora rifatti una vita. Ma in che modo? Non ho competenze, non ho un lavoro. Vivo in una casa popolare con una pensione di invalidit da 300 euro. Ma non ho paura, il Mario di prima l’ho ucciso. Prima di andare a letto, pensa a tutte quelle persone a cui ha fatto del male, augurandosi che stiano bene. L’ex moglie, ma anche i genitori. Con la madre si era riappacificato prima che il diabete la portasse via: La lavavo, la portavo in giro con la sedia a rotelle. Agli amici diceva: “Per fortuna c’ mio figlio”. Il giorno del suo funerale si avvicina mio fratello: “Pap sta male”, mi dice.

Mario non lo vedeva da anni, ma ha fatto in tempo a salutarlo: Non sono arrabbiato con te, gli sussurra un paio di giorni prima che morisse: Cosa direi al Mario bambino? Di non avere paura. Di rialzarsi, di scappare lontano. Magari inseguendo un pallone.

17 dicembre 2022 (modifica il 17 dicembre 2022 | 07:30)

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, 2022-12-17 06:41:00, Mario oggi ha 56 anni, ma da ragazzino era una promessa del calcio. Persa la grande occasione, crescerà in un contesto difficile fatto di eroina e non solo. A tirarlo fuori da tutto ci penserà il suo amico a quattro zampe, Simone Golia

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