Giorgia Meloni, quella che sta per finire non è stata la campagna elettorale più facile della sua carriera? In fondo ha dovuto semplicemente aspettare che le elezioni arrivassero a lei. L’unico vero problema è stato stoppare i suoi alleati, che ogni tanto parlando combinano guai… «Ha ragione, non è stata una bella campagna elettorale ma di certo non per responsabilità mia o del centrodestra. La sinistra ha scatenato contro di me e Fratelli d’Italia una campagna d’odio senza precedenti. Dicono da giorni che noi saremmo un pericolo per la democrazia, ma la verità è che noi siamo un pericolo per l’egemonia di potere del Pd, che da dieci anni è al governo senza vincere mai le elezioni e che è terrorizzato dall’idea di essere mandato a casa. Non hanno più alcuna identità, se non quella di mantenere il potere ad ogni costo. Ma gli italiani lo hanno capito e vogliono cambiare». Ha sempre sostenuto che la vostra coalizione ha un solo programma scritto. Però deve ammettere che le parole di un leader di partito hanno un loro peso, anche se non sono inserite nel programma: Letta sostiene che su politica fiscale, posizionamento internazionale e immigrazione lei, Salvini e Berlusconi avete tre posizioni molto differenti. Come si riesce a farle coesistere? Prima del voto è più facile, dopo però… «Letta può dire ciò che vuole ma le chiacchiere stanno a zero: il centrodestra ha un programma comune e sottoscritto da tutte le forze che fanno parte della coalizione, sta insieme per convinzione e non per costrizione, e condivide la stessa visione del mondo e le stesse scelte fondamentali. Dal posizionamento in politica estera al contrasto all’immigrazione clandestina di massa, dal sostegno alla famiglia alla riduzione della pressione fiscale. La sinistra può dire la stessa cosa? Direi proprio di no». I sondaggi davano la sua coalizione in netto vantaggio. Avversari e compagni d’avventura le riconoscono una coerenza di fondo. È questa che ha pagato? Oppure è bastato restare all’opposizione e aspettare? Nelle ultime tornate elettorali le forze di governo uscenti hanno sempre perso, e in questo caso all’opposizione c’era solo lei… «Guardi, noi abbiamo sempre fatto un’opposizione dura al Governo ma mai all’Italia. E in Parlamento non abbiamo mai fatto mancare il nostro sostegno quando si trattava di votare provvedimenti utili per i cittadini. E lo abbiamo fatto, certo, rispettando le nostre posizioni e mantenendo sempre la barra dritta. Gli italiani hanno apprezzato la nostra coerenza e hanno capito che siamo persone serie che mantengono sempre gli impegni presi». Quanto la infastidisce essere definita «poco credibile all’estero» dai suoi avversari? E perché, secondo lei, lei è invece credibile? «Ciò che mi dà più fastidio è che la sinistra sia disposta a tutto pur di governare, persino raccontare all’estero che sull’Italia si abbatterebbero le dieci piaghe d’Egitto in caso di una vittoria del centrodestra. Non si rendono conto che non stanno colpendo me, ma l’Italia. Secondo lei che risultato ha dire, come ha fatto il ministro degli Esteri, che noi intendiamo scatenare una “guerra economica”? Danneggiare l’Italia, far scappare gli investitori, allarmare i mercati. La sinistra è disposta a tutto. Noi no». A proposito di credibilità, lei si è espressa in difesa di Orban contro i tagli all’Ungheria dell’UE. Ha detto che ha vinto le elezioni democraticamente. Ma spesso le dittature si legittimano ex post con elezioni. Orban, e le simpatie nei suoi confronti, non sono un assist a chi la accusa di scarsa affidabilità internazionale, così come le amicizie russe di Salvini? «Sono francamente stufa di dover rispondere a domande sull’Ungheria o sul posizionamento internazionale del centrodestra, che è chiaro e limpido. A differenza di quello del Pd che, le segnalo, si è alleato con chi ha votato contro l’ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia e nel suo programma scrive che bisogna interrompere subito l’invio di armi a Kiev. Chi è più affidabile agli occhi dei nostri alleati? Noi o chi stringe un patto elettorale con la sinistra radicale nostalgica dell’Urss? Siamo seri». Torniamo alla campagna elettorale: immagino che lei non si auguri che gli indecisi votino, perché i numeri al momento dicono che vincerete voi e quindi modificare gli equilibri potrebbe essere rischioso. Oppure pensa di poter arrivare addirittura ad avere i due terzi del Parlamento, con tutto ciò che ne consegue? «Io credo invece che il 25 settembre sia una grande festa di democrazia e mi auguro che quanti più italiani possibile vadano a votare. Anzi, colgo l’occasione dello spazio di questa testata per fare un appello anche ai vostri lettori: informatevi, leggete i programmi e domenica prossima andate al seggio. L’ultima parola spetta a voi e bastano cinque minuti per decidere i prossimi cinque anni. Noi non abbiamo paura del giudizio degli italiani, i cittadini hanno sempre ragione. E spetterà solo a loro decidere dove arriverà Fratelli d’Italia». Le tre urgenze che dovrete affrontare, se andrete al governo? «La prima è sicuramente l’emergenza bollette. E possiamo affrontarla continuando la battaglia per un tetto europeo al prezzo del gas, che sta crescendo a causa della speculazione e che non si riesce ad adottare per le resistenze di Germania e Olanda. L’altra misura fondamentale è il disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell’energia. Anche questo, se si fa a livello europeo è più efficace, ma si può fare anche a livello nazionale. Costa 3-4 miliardi di euro e ha un effetto immediato sulle bollette». La seconda? «Il taglio delle tasse, a partire dal cuneo fiscale per mettere più soldi in tasca ai lavoratori e dare fiato alle imprese. Così come vogliamo introdurre a regime una tassazione basata sul principio “più assumi, meno paghi” per premiare chi crea ricchezza e posti di lavoro». E la terza? «Il sostegno alla famiglia e alla natalità, un altro punto fermo perché se non torniamo a produrre ‘Pil demografico’ l’Italia è destinata a scomparire. Serve un piano imponente: aumento dell’assegno unico universale, progressiva introduzione del quoziente famigliare, incentivi alle imprese che assumono neomamme e donne e investono negli strumenti di conciliazione vita-lavoro, sostegno ai Comuni per garantire asili nido gratuiti e aperti fino all’orario di chiusura di negozi e uffici. E poi il cantiere delle riforme istituzionali, a partire dalla madre di tutte: il presidenzialismo». Ha senso una campagna in cui si litiga per una cantante che non ha voluto cantare la strofa di una canzone popolare come «Bella ciao»? «Non deve chiederlo a me ma a chi ha sollevato questa polemica. Personalmente, non ho nessun problema a difendere il diritto di un personaggio pubblico a non voler essere strumentalizzato, da una parte o dall’altra, a pochi giorni dal voto». La Toscana sembra essere rimasta l’ultima roccaforte del centrosinistra: coltivate la speranza di vincere anche qui? «Fortini e roccaforti non esistono più. E mi pare che Fratelli d’Italia lo abbia ampiamente dimostrato, guidando il centrodestra alla vittoria in città ritenute inespugnabili, da Pistoia e Piombino. E con ottimi risultati di buongoverno. Vincere anche in Regione? Non abbiamo paura delle sfide impossibili». E che rapporto avrà il futuro governo con questa regione? Da queste parti temono che essere l’unica regione di «opposizione» non porterà grandi vantaggi nei confronti di Roma, anzi… «Se dovessimo andare al governo, avremo certamente con la Regione un rapporto istituzionale e di collaborazione. Perché a noi interessa fare il bene dei cittadini, sono altri che guardano solo alla tessera di partito che hai in tasca». A proposito di Piombino: il tema rigassificatore è stato un argomento divisivo. Lei ha detto che, se non si troveranno alternative, sareste costretti a farlo nel porto, e Snam ha ripetutamente spiegato che in tempi brevi di alternative non ne esistono. Questa cosa non le creerà problemi sul territorio? Il sindaco Ferrari, che fa parte del suo partito, si è sempre detto contrario a ospitare una nave rigassificatore in porto. «Guardi, col sindaco Ferrari siamo in sintonia e siamo i primi a dire che i rigassificatori in Italia servono e che è necessario farli presto. Piombino è una città che ha già pagato un prezzo alto e non ha mai visto le compensazioni promesse. Abbiamo l’obbligo di verificare, senza allungare i tempi, se possa esistere una sede più adeguata. E finora il governo e il commissario Giani non hanno dato la possibilità di farlo. Se questa alternativa non dovesse esistere, allora bisognerà dimostrare che esiste una politica più seria di quella vista in passato nel coinvolgere il territorio e nell’offrire le compensazioni». Come si vede, Giorgia Meloni, la mattina del 26 settembre? «Mano nella mano con mia figlia mentre l’accompagno a scuola, come sempre». LE ALTRE INTERVISTE AI LEADER © RIPRODUZIONE RISERVATA 23 settembre 2022 | 06:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-09-23 04:56:00, Intervista alla leader di Fratelli d’Italia: «Non siamo un pericolo per la democrazia, ma per l’egemonia del Pd»,