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Domenica prossima, 2 aprile, si celebra la Giornata mondiale dell’Autismo proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Anche quest’anno il Ministero dell’Istruzione partecipa attivamente. In occasione di questa ricorrenza, è stata diffusa agli Istituti scolastici una Nota firmata dal Ministro Giuseppe Valditara che li invita a organizzare iniziative dedicate all’approfondimento del tema. Nelle scuole italiane, considerate un modello di inclusione all’avanguardia nel mondo, la Giornata sarà dunque un momento per riflettere su come migliorare la vita scolastica per alunni e studenti con disturbi dello spettro autistico. Per l’occasione, il Ministero dell’Istruzione e del Merito, come numerosi palazzi istituzionali, si illuminerà di blu, il colore scelto dalle Nazioni Unite come simbolo della Giornata, dalle 19.30 di sabato 1° aprile all’una di domenica 2 aprile. Ma abbiamo davvero la più pallida idea di cosa sia l’autismo? Si tratta un disturbo di cui si conosce ancora troppo poco e per questo, oggi, in occasione della Giornata mondiale dell’Autismo, si tengono in molte città d’Italia convegni, workshop, manifestazioni. “La cosa che impressiona di più è l’inaccessibilità…, il suo distacco…” con queste parole nel 1943-44 due studiosi, Kanner e Asperger, diedero una prima descrizione di un soggetto affetto da autismo. Tuttoscuola prova a individuare almeno 9 cose che tutti dovrebbero sapere sull’Autismo.
1. Autismo: che cos’è?
L’autismo è un disturbo pervasivo dello sviluppo e come tale è caratterizzato da una grave compromissione generalizzata in diverse aree dello sviluppo (capacità di interazione sociale, di comunicazione, presenza di comportamenti, interessi ed attività stereotipate).
L’Ufficio scolastico regionale dell’Emilia Romagna da alcuni anni dedica particolare attenzione all’autismo, attraverso ricerche, convegni e monitoraggi in ambito scolastico.
Da una delle ultime rilevazioni condotte nelle scuole statali e paritarie dell’Emilia Romagna è risultato nella popolazione scolastica frequentante le scuole dall’infanzia alla secondaria di II grado (559.033 studenti), le certificazioni dello spettro autistico rappresentano lo 0,16 per cento, mentre sono il 7,36% di tutte le certificazioni di handicap.
2. Quali sono le associazioni che si occupano di Autismo?
Sul web vi sono diverse associazioni che si occupano di autismo e delle sue problematiche di recupero anche in ambito scolastico. Tra queste segnaliamo i sit: www.fantasiautismo.org
www.angsaonlus.org www.autismotv.it www.genitoricontroautismo.org.
3. Quali sono i sintomi?
Secondo quanto riporta il sito WebMd, ci sono alcuni sintomi generali caratteristici dei disturbi dello spettro autistico che possono essere notati prima che il bambino arrivi al compimento del suo terzo anno di vita.
Si tratta di movimenti ripetuti dal bambino (dondolamenti, ecc.) che evita inoltre il contatto visivo o quello fisico, mostra ritardi nell’acquisizione del linguaggio, ripete in modo automatico frasi o parole (ecolalia), si innervosisce o si arrabbia per cambiamenti minimi della routine o dei programmi stabiliti.
Già a partire dai 10-12 mesi potrebbero esserci segnali ai quali prestare attenzione perché potrebbero essere indicativi di qualche anomalia dello sviluppo. Per esempio se il bambino non si gira quando viene chiamato, non reagisce alla voce della mamma, non guarda negli occhi, non imita espressioni facciali o piccoli gesti come battere le mani, non cerca l’attenzione dell’adulto, non inizia la lallazione. E ancora, se a 12-15 mesi non indica gli oggetti e gioca in modo molto stereotipato.
Bisogna comunque prestare attenzione poiché si tratta di comportamenti questi che possono essere presenti anche in fasi di sviluppo di bambini che non hanno alcun disturbo. La loro presenza significa soltanto che vale la pena approfondire la situazione.
4. Non sono ancora chiare le cause dell’Autismo
Questo anche se sempre più indizi portano a suggerire che si tratti di un disturbo di origine genetica. CI sarebbero quindi alcune alterazioni di alcuni geni che potrebbero predisporre, da sole o in combinazione con alterazioni di altri geni, allo sviluppo del disturbo. I geni coinvolti sono molti, e tanti probabilmente mancano ancora all’appello.
5. Autismo: i gemelli
Il sito WebMd riporta che le coppie che hanno un figlio affetto da autismo hanno il 20% di rischio in più di avere un altro figlio con lo stesso disturbo. E se già due fratelli sono autistici, il rischio è ancora più alto per un eventuale terzo fratello.
6. Autismo: nessun legame con i vaccini
Nonostante il rapporto Autismo-vaccini sia fortemente sostenuto dai no-vax, non c’è alcuna prova scientifica a suo sostegno: nessuno studio ha mai trovato prove dell’Autismo a carico dei vaccini.
7. Come si effettua la diagnosi
La diagnosi di Autismo viene fatta su base esclusivamente clinica, a partire dall’osservazione di alcune caratteristiche del bambino rispetto allo sviluppo del linguaggio, alle abilità di interazione e di comunicazione sociale, alla ripetitività di giochi e attività di routine. Appena si nutrono dei sospetti è bene quindi rivolgersi subito al pediatria.
8. Autismo: cosa fare?
Non esiste una cura, ma una serie di strategie che possono attenuarne le manifestazione e migliorare la vita quotidiana di chi ne è affetto. Le Linee guida del Ministero della salute sottolineano una certa efficacia di alcuni programmi, come l’analisi comportamentale applicata (ABA), per migliorare le abilità intellettive, il linguaggio e i comportamenti dei bambini con autismo.
Effetti positivi rispetto ad abilità motorie, performance cognitive, funzionamento sociale e comunicazione sono indicati anche per un programma di educazione chiamato TEACCH, mentre nel libro “L’apprendimento nell’autismo” gli psicologi Giacomo Vivanti ed Erica Salomone citano anche buoni risultati per metodi come Denver o Jasper.
Sempre le Linee guida ministeriali suggeriscono la terapia cognitivo-comportamentale per il trattamento di eventuali disturbi d’ansia o del sonno e aggressività.
9. La tecnologia può dare una mano
Lavagne elettroniche che permettono di scrivere, disegnare, visualizzare testi e riprodurre video, e di app dedicate per pc, tablet e smartphone possono aiutare il bambino ad esprimere meglio i propri bisogni.
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