Giovani e futuro: tutte le parole della festa

tempo delle donne
Elisa Messina, Daniela Monti, Virginia Nesi, Greta Privitera, Valentina Santarpia

Come spesso succede con le idee, anche questa è nata casualmente, durante una conversazione nella sede del Corriere, in via Solferino, a Milano, tra la vicedirettrice vicario Barbara Stefanelli e Giovanna Melandri, presidente Fondazione MAXXI e Human Foundation. Ecco da dove arriva la parola che è diventata quella chiave del Tempo delle Donne 2022: «Impatto». Un termine che attraverso le nostre inchieste, interviste e incontri abbiamo declinato cinque volte, esplorando i temi di lavoro, identità, politica, clima ed equità in un periodo storico segnato da una pandemia e una guerra in Europa. Una parola forte che nel suo interno ne custodisce un’altra ancora più forte: «Patto». Quello che stringiamo con la generazione dei più giovani a cui abbiamo dedicato il nostro evento. Abbiamo immaginato con loro un futuro sostenibile. La giornata — che tra gli ospiti ha visto Aurora Ramazzotti, Roberto Burioni e Elisabetta Canalis — si è conclusa con il concerto di Giuliano Sangiorgi e Marco Mengoni, che ha detto: «Io ho sempre votato, e anche il 25 settembre lo farò. Si deve fare».

I come ispirazione

Erano sui nostri palchi, in platea, al bar del Giardino. Erano in fila per il concerto, sdraiati sull’erba, nei nostri camerini. Stringevano microfoni, facevano domande, rispondevano a domande. In questa edizione del «Tempo delle Donne», le ragazze e i ragazzi erano ovunque. In centinaia hanno partecipato alla nostra festa-festival come pubblico. Decine gli under 34 nei panel, nelle interviste e nelle live inchieste. Lo abbiamo detto che quest’anno la parola chiave è Impatto in cui vediamo anche la parola patto, quello che vogliamo stringere con questi giovani. Le loro storie e le loro parole ci hanno ispira-te, è avvenuto quel processo che in inglese si chiama reverse mentoring, il tutoraggio inverso: noi, in ascolto, abbiamo provato a imparare e capire qualcosa da loro. Portiamo a casa (in redazione) idee, progetti ed entusiasmo. (gp)

M come maternità

Chiedete alle donne quale evento o situazione abbia avuto il maggiore impatto nella loro vita. Nove su dieci vi risponderanno: la maternità. Da sempre diventare madri scuote e cambia. Costringe al cambiamento. Ebbene, un’ospite dei nostri talk ha risposto la «non maternità». Perché è stato un dolore? Una privazione? No, semplicemente è stata una situazione diversa in cui una donna si è trovata a costruire la propria vita. Per scelta o per impossibilità.
La maternità ci riguarda, è vero, ma dobbiamo liberarla un po’ dall’etichetta di esclusività femminile che finisce per offrire un alibi facile al pensiero maschile: «È un affare vostro». Quando nel 2015, proprio durante il «Tempo delle Donne», fu lanciata l’idea dei congedi parentali per i padri, sembrava follia. Oggi ci siamo. La maternità perfetta è quella condivisa. (Elisa Messina)

P come partecipazione

Parlavano di social, lavoro e responsabilità. A un certo punto lui è sceso dal palco. Prima si è seduto sui gradini. Poi è andato tra il pubblico per far parlare le persone che erano lì anche per lui. E noi, tutto d’un tratto, ci siamo sentite ancora più a casa. Maurizio Lastrico, 43 anni, atto-re, era sul palco con i colleghi/e Mariasole Pollio, Pierpaolo Spollon e Gianmarco Saurino, nell’incontro «So che mi seguono», quando stare sui social diventa anche una responsabilità. Quel suo gesto, così spontaneo, ci ha ricordato Luisa Pronzato, cofondatrice di questo evento e donna dei perimetri (anche quelli dei palchi) valicati, che attraverso il suo modo di vivere e di lavorare ci ha insegnato la bellezza della partecipazione. Senza saperlo, Lastrico ha interpretato al meglio lo spirito della nostra festa-festival, un momento di condivisione sopra e sotto il palco. (gp)

A come avanti

Avanti. Guardare avanti. La parola è ritornata spesso in questi giorni. Sembra uno slogan facile, troppo facile. Perché per le donne, oggi come ieri, la realtà, anzi peggio, la regola, è sempre stata: vivi un passo indietro. Non necessariamente dietro «qualcuno», ma in generale, dietro tutte quelle barriere culturali, psicologiche e fisiche che ci limitano da millenni. Ma adesso, oltre ogni distinzione di genere, e oltre ogni pregiudizio sociale, pensare «avanti» è diventato necessario. Di più: è urgente. Perché dopo ogni «impatto» si hanno solo due reazioni possibili: rintanarsi e non muoversi, sperando che l’onda d’urto non faccia troppi danni, oppure scrollarsi di dosso la polvere e usare l’energia ancora disponibile per andare avanti. Condizione fondamentale? Una sola: non avere paura dei cambiamenti. A qualsiasi età. (em)

T come tela del ragno

Niente è tanto resistente e insieme tanto fragile. Anche noi ci viviamo dentro, una ragnatela tecnologica che, per la prima volta, ci vede tutti connessi, pro-iettandoci in un mondo radical-mente nuovo: il mondo della complessità. Le Conversazioni infinite, nell’Agora della Triennale — con filosofe e filosofi, scienziate e scienziati — hanno provato a «far vedere» la complessità nella sua struttura non lineare, nella sua irreversibilità, strappandoci dall’illusione che dietro possa nascondersi un qualche «dio dell’ordine» capa-ce di ricondurci dentro un pensiero semplice. Le parole usate per indagarla — emergenza e contingenza, cura e riconosci-mento, relazioni e razza, sim-biosi e gioia — sono parte di un nuovo alfabeto che ancora balbettiamo. Con una certezza: la complessità oggi è la condizione necessaria alla libertà. (Daniela Monti)

T come tempo

A un certo punto della video intervista trasmessa al «Tempo delle Donne», Kristal Tisi (ex neet, ovvero che non studia, né cerca lavoro) dice: «Ho capito che quello non era il mio tempo per finire gli studi». Abbiamo bisogno di tempo per capire, percorrere cammini dentro noi stessi. Il tempo serve per cresce-re, ha precisato Caterina Caselli. Raffina la disciplina, addomestica la tenacia. Tempo diventa sinonimo di pazienza, attesa quando si insegue un’ambizione. Ma tempo è anche il ricordo dell’infanzia di Belén Rodriguez: la prateria. Serve tempo per riprogettare un nuovo modo di curarci. E ora anche quello per alimentare idee, prendere posi-zione, votare. Lo ha ricordato Alessandra Ghisleri: il 60% dell’astensione è donna e la maggior parte ha tra i 25 e i 44 anni. Perché questo continua a essere il nostro Tempo. (Virginia Nesi)

O come occasioni

Le occasioni si cercano, si trovano, si perdono e si colgono. Il «Tempo delle donne» ha raccontato le occasioni di lavoro per i giovani, che sono aumentate per le enormi possibilità formative ma anche diminuite per la concorrenza; le occasioni di cura, che anche contro il cancro hanno recuperato tempi e spazi per conviverci; le occasioni di riscatto, da relazioni sentimentali e professionali malate o violente. Ma ha anche, fortemente, provato a dirci che, se non ci riconnettiamo con chi siamo e cosa vogliamo, le occasioni potremmo non vederle mai. E invece sono anche dietro una «sfortuna», come quella di Benedetta De Luca, nata per una malformazione genetica agli arti inferiori: era una disabile, prima di vedere la sua occasione. Ora, con migliaia di follower e un libro appena uscito, è una sirenetta. (Valentina Santarpia)

11 settembre 2022 (modifica il 12 settembre 2022 | 15:18)

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, 2022-09-12 13:23:00, L’ultima giornata in Triennale del festival. Da Aurora Ramazzotti a Burioni, un legame tra generazioni. E Mengoni sul palco: «Votare si deve», Elisa Messina, Daniela Monti, Virginia Nesi, Greta Privitera, Valentina Santarpia

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