Giovani, il 25% non studia né lavora

Lost generation

La fotografia del governo: picco dei Neet, i 15-34enni non occupati e fuori da un percorso formativo, aumentati a 3,05 milioni (1,7 milioni sono donne): Italia al primo posto in Europa. Alto (al 13,5%) anche l’abbandono prematuro della scuola.

di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

(anatoliycherkas – stock.adobe.com)

3′ di lettura

Tra le tante emergenze italiane ce ne è una che sta assumendo dimensioni mai viste prima. Parliamo dei Neet, vale a dire giovani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi formativi, che hanno raggiunto il record tra i 27 Paesi della Ue: nella fascia d’età 15-34 anni hanno superato quota 3 milioni, sono 3.047.000 per la precisione, secondo la fotografia a fine 2020 scattata dal governo e pubblicata all’interno del decreto del ministero Politiche giovanili-Lavoro di adozione del piano «Neet Working, di emersione e orientamento dei giovani inattivi».

I Neet tra 15 e 34 anni hanno superato quota 3 milioni

Gli oltre 3 milioni di ragazzi Neet rappresentano il 25,1% dei giovani italiani tra i 15 e i 34 anni, praticamente 1 su 4. Non solo. Ben 1,7 milioni sono donne. Insomma, un vero e proprio esercito che, invece di ridursi, si è di anno in anno implementato, amplificando i divari a livello internazionale. Praticamente, dopo Turchia (33,6%), Montenegro (28,6%) e Macedonia (27,6%), nel 2020 l’Italia è risultato il paese con il maggior tasso di Neet. Negli ultimi mesi del 2020 il Covid ha peggiorato il quadro. Eurostat, Ocse, Istat hanno evidenziato come in Italia una donna su due non lavora e il 25% delle ragazze con meno di 30 anni è Neet. Delle 8,6 milioni di donne in questa condizione in Europa, un terzo appartiene all’Italia. Alta poi è la quota di abbandoni prematuri della scuola. Nel secondo trimestre 2020, da noi, il percorso formativo si è interrotto molto presto per il 13,5% dei giovani tra 18 e 24 anni (sono giovani che hanno al più la licenza media).

I NEET IN EUROPA

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Allarme donne

L’identikit di questa “lost generation”, come l’ha recentemente definita il premier, Mario Draghi, è piuttosto chiaro: nella fascia d’età scolare (15-19 anni) i Neet italiani sono il 75% in più della media Ue; nella fascia universitaria (20-24) sono il 70% in più. In sintesi, un giovane su 3 tra i 20 e i 24 anni è Neet, mentre tra i giovanissimi (15-19 anni) 1 su 10 è fuori dal mondo della scuola e del lavoro. La situazione è peggiore per le donne. La quota “rosa” tra i Neet passa dal 45% nella fascia 15-19 anni al 66% di quella più matura (30-34). Puntando la lente di ingrandimento, tra gli oltre 3 milioni di Neet 15-34enni i disoccupati, ovvero chi non ha un impiego ma lo sta cercando, sono circa 1 milione, mentre gli inattivi, cioè chi non ha un lavoro ma non lo sta cercando, sono i restanti 2 milioni. I Neet hanno generalmente un basso titolo di studio (circa il 27%). Allargando lo sguardo a livello territoriale, l’Italia risulta divisa in due macro-blocchi: la zona centro-settentrionale, che è in linea o al di sotto della media europea (15%), e la zona del Mezzogiorno, in cui si evidenziano le maggiori criticità, con tre campanelli d’allarme in Sicilia (30,3% di Neet 15-24 anni, dato 2019), in Calabria (28,4%), Campania (27,3 per cento).

Il piano del governo

Qual è le risposta del Governo a questo drammatico scenario? La ministra Fabiana Dadone ha promosso il Piano rivolto ai giovani Neet con l’obiettivo di «mettere a sistema misure e strategie di prossimità per far emergere il fenomeno, ingaggiare e coinvolgere i giovani inattivi». Perno di questa strategia è il rafforzamento del programma Garanzia Giovani – che finora ha prodotto risultati modesti – e l’estensione del servizio Civile, insieme alla creazione di sportelli dedicati nei centri per l’impiego con professionalità specifiche per accogliere i giovani Neet e gestirne situazioni di disagio. È previsto un tour informativo itinerante nei territori più a rischio, finanziato con 250mila euro, mentre 4 milioni servono per la convenzione con l’Anci. Nel Piano il portale Giovani 2030 vuole rappresentare una “porta unica” di ingresso alle opportunità e iniziative che le istituzioni pubbliche, le università, gli enti del terzo settore e le associazioni mettono a disposizione dei ragazzi. L’estensione di due strumenti in chiave inclusiva, Erasmus+ e Corpo europeo di solidarietà, nei piani della ministra Dadone servirà ad «accrescere e consolidare le competenze, acquisire consapevolezza delle prospettive educative, formative e professionali, programmare i percorsi futuri». Ieri, tuttavia, alla presentazione del Piano, le Regioni hanno lamentato il mancato coinvolgimento nell’elaborazione – che peraltro riguarda materie come la formazione o le politiche attive che sono di loro competenza-, incassando nella riunione Stato Regioni la disponibilità della ministra a coinvolgerle nell’attuazione.

, 2022-03-03 14:45:00, La fotografia del governo: picco dei Neet, i 15-34enni non occupati e fuori da un percorso formativo, aumentati a 3,05 milioni (1,7 milioni sono donne): Italia al primo posto in Europa. Alto (al 13,5%) anche l’abbandono prematuro della scuola., di Giorgio Pogliotti e Claudio Tucci

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