“Si va complessivamente nella giusta direzione. Del resto abbiamo assistito per molti anni a una serie di casi anche eclatanti di ‘porte girevoli’, tant’è che i magistrati che per motivi diversi hanno scelto la politica e poi si sono dimessi, si contano sulle dita di una mano, forse non arrivano nemmeno a cinque, che io sappia siamo io e Di Pietro e non so se ce ne sono altri”. Così all’Adnkronos l’ex magistrato ed ex sindaco di Napoli Luigi de Magistris, commentando la bozza di riforma dell’ordinamento giudiziario, all’esame del Consiglio dei ministri, sulle cosiddette “porte girevoli” magistratura-politica.
“Ma soprattutto – aggiunge – abbiamo assistito anche a delle continue commistioni non solo con cariche elettive, dove è più difficile intervenire sul piano legislativo, ma anche ad incarichi di stretta dipendenza con la politica che poi hanno consentito ad alcuni magistrati di avere successivamente, attraverso il Csm, dei titoli in più per accedere ad incarichi in magistratura. Credo, dunque, che occorra andare in una direzione molto netta. Bisogna, certo, garantire al massimo l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, che non sono un privilegio dei magistrati ma la garanzia dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge come potere ‘altro’ rispetto a quello esecutivo e legislativo, ma per garantirlo bisogna anche stabilire che quando il magistrato decide legittimamente di candidarsi, ed è un diritto di tutti i cittadini, quindi anche dei magistrati, se va bene o se va male non è che il giorno dopo, quando hai un po’ perso quantomeno l’apparenza dell’indipendenza, torni a fare il magistrato che decide sulle parti private o nei processi penali”.
“Mattarella – osserva de Magistris – ha posto un tema condiviso, e lo ha posto da anni, anche quando sono emersi una serie di scandali. La politica ha applaudito. Ma ho l’impressione che certe volte la politica, invece di intervenire quando c’è una crisi della magistratura, come adesso, per rafforzarne il ruolo di garante della legalità, di tutela e garanzia dei diritti, cerchi in qualche modo non di arrivare a un punto più ‘alto’ di distanza istituzionale, e non solo, tra magistratura e politica, ma di andare a varare addirittura delle riforme che incidono maggiormente, quasi per spirito di vendetta, nei confronti, invece, di quella parte della magistratura che non è venuta meno ai doveri costituzionali. Ecco perché alla fine questo tipo di riforma non si è mai fatto, perché non si è mai incanalata una riforma che veramente andasse in questa direzione”.
“La magistratura – prosegue de Magistris – vive la fase più difficile sotto il profilo etico e morale, Palamara ne è un po’ l’apice, ma non è solo lui, è tutto un sistema interno alla magistratura. Vediamo cosa ne esce, perché se si approfitta di questo momento del ‘tutti dentro al governo Draghi’ e della pandemia per sferrare un colpo non alla parte negativa e che non funziona della magistratura ma a quella buona, il rischio è di ritrovarci con una magistratura ancora più annichilita e asservita. Dunque, la parte della riforma sulle ‘porte girevoli’ va nella giusta direzione, ma bisogna capire anche l’altra parte, i veri nodi che riguardano il Csm, la separazione delle carriere e così via”.
“La speranza, dunque – evidenzia l’ex magistrato – è che, andando nella giusta direzione sulle ‘porte girevoli’, non si colpisca però la parte sana della magistratura, perché in realtà la parte sana è quella che ha vissuto una situazione di isolamento per via di quella commistione fra un pezzo di magistratura, politica e istituzioni, vale a dire le vicende del cosiddetto ‘Sistema Palamara’, cioè correntocrazia, salotti di potere, sistemi più o meno ‘pduistici’ o simil ‘pduistici’. Sistema che ovviamente ha dato grande potere a una parte della magistratura, che spesso ha ricoperto anche ruoli apicali, perché quel sistema decide i capi degli uffici, i procedimenti disciplinari, le carriere, mentre la parte della magistratura, che esiste ed un corpo sano spesso silente, subisce e sta subendo perdendo anch’essa credibilità”.
“Perché forse – conclude de Magistris – non ha avuto in questi ultimi anni la capacità di reagire con un po’ più di forza di fronte a quel sistema interno che io ho combattuto da magistrato. Un magma forte della magistratura, però, non si è schierato. C’era chi faceva parte del sistema, chi non si piegava e andava avanti e c’era un ventre in alcuni momenti anche un po’ molle che stava a guardare e che ora paga il prezzo di essere stato anche troppo silente di fronte alla correntocrazia”.
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