Gli effetti delle elezioni sul governo: fine delle fibrillazioni su giustizia e Ucraina

di Francesco VerderamiIl governo va e fino ad agosto non sono previste nuvole su Palazzo Chigi. Sarà dopo l’estate che inizieranno i temporali, perché le forze politiche dovranno prepararsi alle elezioni del 2023 e chiederanno a Draghi di sciogliere i cordoni della borsa Le Amministrative pongono fine alla fiction che ha accompagnato la campagna elettorale. Il contemporaneo indebolimento di Conte e Salvini non solo dimostra che è controproducente fare la parte dell’opposizione stando in maggioranza. Toglie anche pathos ai prossimi passaggi parlamentari, che alla vigilia delle urne sembravano mettere in dubbio la tenuta dell’esecutivo. In realtà non era così. Sulla giustizia infatti, chiusa la parentesi referendaria, proseguirà già oggi il lavoro per chiudere un’intesa sulla riforma Cartabia. Nel documento che il 21 giugno accompagnerà l’intervento alle Camere di Draghi in vista del vertice europeo, è previsto un uso massiccio di riferimenti alla pace ma nessun impedimento all’invio di armi all’Ucraina. E per il provvedimento sulla concorrenza è stata trovata da settimane una formula per quietare l’animo ambientalista grillino: si darà il via libera ai termovalorizzatori «o soluzioni equivalenti». Insomma, il governo va. E fino ad agosto non sono previste nuvole su Palazzo Chigi. Qualche instabilità potrebbe crearsi per le partite interne alle forze di maggioranza. Nella Lega, che non è più il traino del centrodestra, lo stato maggiore chiederà a Salvini di correggere la linea (anche quella di politica estera). Nei Cinque Stelle Di Maio attenderà la sentenza sulla leadership di Conte prima di denunciare che il Movimento vale meno del 10% a livello nazionale. Nel Pd — che da ieri non cita più Palermo dopo averla guidata per dieci anni — si aprirà il dibattito sull’opportunità di proseguire con il progetto del «campo largo» che suscita battute tra i dirigenti del partito. Sarà dopo l’estate che inizieranno i temporali, perché le forze politiche dovranno prepararsi alle elezioni del 2023 e chiederanno a Draghi di sciogliere i cordoni della borsa. «Non oso immaginare come sarà la prossima sessione di bilancio», diceva giorni fa Giorgetti, ricordando che la Finanziaria negli ultimi venti anni è stata sempre approvata con la fiducia: «Ma negli ultimi sei mesi di legislatura le Camere non possono essere sciolte, perciò la fiducia sarebbe come una pistola ad acqua il 15 agosto. Sarà problematico varare la legge di Bilancio senza cedere all’assalto alla diligenza». È un tema delicato quello sollevato dal ministro leghista, perché incrocia le difficoltà politiche di una maggioranza eterogenea e la postura del premier che — sostiene un autorevole esponente dell’esecutivo — «non accetterà di farsi dettare la Finanziaria». È a quell’incrocio che è atteso il governo, chiamato a fronteggiare anche la grave crisi economica provocata dal conflitto in Ucraina. «E il Parlamento — ammoniva Giorgetti — dovrà porre molta attenzione a come si comporterà, per non suscitare la reazione dei mercati internazionali». Che hanno già reagito, perché «come non bastasse, ci si è messa anche la Lagarde. Ci mancava», imprecava ieri il democratico Fiano. La sortita del presidente della Bce è stata accolta con disappunto da Draghi, se è vero che il suo consigliere economico Giavazzi ha criticato l’uso di «uno strumento sbagliato per rispondere all’inflazione» da parte di Francoforte. È la seconda volta che il successore di Draghi alla Banca centrale europea provoca un crollo delle borse e un aumento dello spread. Nel primo caso era dovuto intervenire addirittura il capo dello Stato Mattarella. Davanti a questa prospettiva, i partiti di maggioranza sanno che si troveranno stretti in una morsa: da una parte il sostegno al governo, dall’altra il rischio di alienarsi il rapporto con l’opinione pubblica alla vigilia delle elezioni. E senza nemmeno poter calcolare la variabile del conflitto, gli effetti economici e sociali che potrebbe ancora produrre. La domanda è se qualcuno tenterà di staccarsi in corsa dalla grande coalizione: «Ci provasse Conte — spiega un maggiorente del Pd — se ne andrebbe da solo». Resta da capire cosa farebbero Lega e Forza Italia, surclassati al voto da FdI che continua a incalzarli per la loro permanenza in maggioranza: «Fossi in Salvini e Berlusconi, lascerei il governo», ha detto ieri la Meloni. Più che un consiglio, una sfida. 14 giugno 2022 (modifica il 14 giugno 2022 | 07:00) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-06-14 05:04:00, Il governo va e fino ad agosto non sono previste nuvole su Palazzo Chigi. Sarà dopo l’estate che inizieranno i temporali, perché le forze politiche dovranno prepararsi alle elezioni del 2023 e chiederanno a Draghi di sciogliere i cordoni della borsa, Francesco Verderami

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