Gli esseri umani non sono come i piselli di Mendel. Quanto (non) ci somigliamo in famiglia

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Il padre della genetica compie 200 anni e un po’ li dimostra. I meccanismi dei caratteri trasmissibili sono più complessi di quelli che abbiamo imparato a scuola. L’intelligenza, per esempio, si fa beffe della semplicità mendeliana: persino il colore degli occhi dei figli può riservare sorprese, mentre in tribunale il DNA non è sempre la prova regina. È tempo di una nuova idea (più articolata) di ereditarietà?

Questo doppio articolo, pubblicato su «7» in edicola il 29 aprile, inaugura una nuova rubrica del magazine del Corriere: «Due punti». Intesi come due punti di vista che qui troverete pubblicati online in sequenza: prima l’articolo di Anna Meldolesi, poi quello di Chiara Lalli. Buona lettura

di Anna Meldolesi

Il 20 luglio del 1822, in un piccolo villaggio dell’attuale Repubblica Ceca, nasceva Gregor Mendel. Il suo compleanno è l’occasione per celebrare la nascita della genetica, ma anche per porsi qualche domanda scomoda. Concentrare tanta enfasi sul famoso esperimento dei piselli, nella divulgazione e nei libri di scuola, aiuta a capire la genetica del XXI secolo? Gli esperimenti di incrocio di Mendel sono una pietra miliare della storia del pensiero, ma la maggioranza dei caratteri non segue schemi di ereditarietà semplici come quelli decifrati nel giardino del monastero di Brno. I bambini non somigliano a mamma e papà come i piselli in un baccello. Quelli erano semi gialli o verdi, lisci o grinzosi, destinati a diventare piante con fiori bianchi o viola. Con acume e pazienza Mendel li ha sgusciati in combinazioni regolari di caratteri divergenti, dominanti o recessivi, che si manifestano o restano nascosti, secondo leggi matematiche elementari. Ora pensate alla genetica che vedete nelle vostre famiglie e nel mondo. Non si comporta così l’altezza, che dipende da un elevato numero di geni e dalla qualità dell’alimentazione. Per non parlare dell’intelligenza, che si fa beffe della semplicità mendeliana. Grazie agli studi sui gemelli si stima che la dipendenza dalla nicotina sia ereditabile al 60%, l’età della menopausa al 47%, il mancinismo al 26% e via calcolando. Per molto tempo la biologia è stata rappresentata come un incastro di tre grandi scoperte: la genetica di Mendel, l’evoluzione di Darwin e la doppia elica di Watson e Crick. Ma è molto più ricca di così. Oltre al giallo e al verde, ha innumerevoli sfumature di giallognolo. Ci sono variabilità, interazioni, complessità, ecco un assaggio. Oltre ai geni classici esistono quelli che “saltano”. Aumentare le copie di un gene può spegnerlo invece di rendere il carattere più evidente. Gli organismi sono mosaici di cellule con differenze genetiche accumulate durante lo sviluppo. L’ambiente lascia dei segni (epigenetici) sull’espressione dei geni. Ed esistono persino i “ gene drive “ che violano le leggi di Mendel azzerando il contributo di un genitore. Uno storico della scienza (Gregory Radick) ha provato a cambiare il programma di studio dei suoi allievi, riducendo il tempo dedicato a Mendel e soffermandosi su un pensatore più interessato al ruolo dell’ambiente (W. F. R. Weldon). Il risultato è che hanno maturato una visione più complessa (più moderna?) della genetica. Insomma il bicentenario merita di essere festeggiato ma attenzione a non restare fermi a una narrazione ottocentesca. Forse il miglior regalo per Mendel è sollevarlo dalla responsabilità di rappresentare un corpus di conoscenze troppo pesante per le spalle di un genio solo.

di Chiara Lalli

«Hai il 3% di possibilità di avere gli occhi azzurri” c’è scritto sul mio profilo di 23andme, che è una delle società che permette di fare un test del DNA a casa propria e poi di navigare nel proprio genoma. Il 3% può sembrare poco, ma è un “errore” piuttosto grossolano. Se poi a quel 3% aggiungiamo le percentuali degli altri colori sbagliati (le sfumature di verde e di nocciola) arriviamo al 73%. Soltanto il 27% è la percentuale che ci ha azzeccato: marrone scuro. Ma com’è possibile sbagliare così tanto? Mi torna in mente un film giallo visto molti anni fa in cui la soluzione del mistero aveva a che fare con il colore degli occhi: se i due genitori avevano gli occhi azzurri anche il figlio doveva per forza averli dello stesso colore. Questo perché, spiegava l’investigatore, il colore dell’iride è determinato da un gene recessivo e due geni recessivi non possono che dare quel risultato fenotipico. Mia nonna diceva «salta una generazione» secondo una regola probabilmente appresa dall’osservazione di alcuni casi o dalla speranza di avere un nipote che le somigliasse. Immaginate la mia sorpresa nello scoprire che non è proprio così nemmeno per i due genitori con gli occhi chiari. Che è molto più complicato e che se è possibile tentare previsioni, dobbiamo ricordarci che è sempre un calcolo probabilistico. E non vale solo per il particolarissimo colore degli occhi di Liz Taylor, correlato a una mutazione genetica. In generale meno siamo esperti di genetica e di genomica, più ci illudiamo di avere una specie di bacchetta magica per prevedere e inferire alcuni tratti somatici (o perfino personalità e malattie), per risolvere i misteri esistenziali e, sempre più, i crimini. Questa incertezza infatti mi fa subito pensare all’uso forense del DNA e ai casi che negli ultimi anni sono stati costruiti intorno a un profilo genetico. Nel dominio forense è ancora più importante ricordare il carattere probabilistico delle inferenze perché è ovviamente molto rischioso convincersi che l’assassino abbia certe caratteristiche. Un errore simile si può fare interpretando alla lettera la profilazione psicologica, ma è forse più facile sbagliare a leggere il DNA proprio per la sua apparente certezza. Dall’analisi del DNA si possono disegnare alcune caratteristiche per restringere la ricerca nelle fasi investigative – questo prima della possibilità di comparare il materiale trovato sulla scena del crimine e i sospettati – ricordando però sempre che stiamo usando una bussola non perfettamente calibrata. In caso poi di match tra DNA e sospettato, la genetica non ha altro da dire. Rimane un insegnamento per noi: la scienza avanza e dobbiamo essere sempre pronti a rivedere le convinzioni semplicistiche. È questa la più importante regola che arriva dal metodo scientifico.

29 giugno 2022 (modifica il 29 giugno 2022 | 22:35)

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, 2022-06-29 20:37:00, Il padre della genetica compie 200 anni e un po’ li dimostra. I meccanismi dei caratteri trasmissibili sono più complessi di quelli che abbiamo imparato a scuola. L’intelligenza, per esempio, si fa beffe della semplicità mendeliana: persino il colore degli occhi dei figli può riservare sorprese, mentre in tribunale il DNA non è sempre la prova regina. È tempo di una nuova idea (più articolata) di ereditarietà?,

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