Gli scafisti del naufragio di Cutro hanno provato a scappare: Così i superstiti li hanno bloccati

di Giusi Fasano

L’inchiesta: tre persone in carcere per omicidio e naufragio colposo, indagato un quarto uomo. I racconti di chi sopravvissuto alla strage di migranti vicino a Crotone e le indagini delle autorit italiane

DALLA NOSTRA INVIATA
CROTONE — Siamo partiti il 23 da Izmir, in Turchia. Quei tizi li chiamavamo “i capitani”. Quando ci hanno detto che era arrivato il momento di partire siamo andati verso la barca, che si chiamava Summer Love. Ci hanno messo nella stiva, a ciascuno di noi hanno dato un ticket con un numero stampato e per tutto il viaggio ci hanno dato soltanto acqua. Le condizioni del mare erano pessime. Loro si alternavano al timone. Secondo i loro piani saremmo dovuti arrivare di domenica perch di domenica, dicevano, lungo le coste ci sono meno controlli. A un certo punto la barca ha avuto un problema al motore ma uno dei capitani si dato da fare e lo ha riparato.

Ci sono queste e mille altre informazioni nei racconti dei sopravvissuti del naufragio di Cutro. Ci sono le storie drammatiche di ciascuno di loro e ci sono quei minuti passati ad annaspare nelle onde gelide davanti alla foce del fiume Tacina, a sud ovest di Crotone. Un tempo sospeso fra la vita e la morte, che adesso descritto anche nel lungo provvedimento di fermo per i tre presunti scafisti da ieri in carcere. Un quarto uomo soltanto indagato. Per tutti gli stessi reati: omicidio e naufragio colposi e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Il fermo, dicevamo. Una quarantina di pagine piene di indizi gravi e concordanti sulle responsabilit di un turco cinquantenne e due pachistani, un venticinquenne e un ragazzo che dice di avere 17 anni. Sul loro conto le testimonianze dei naufraghi coincidono e gli indizi raccolti sono sufficienti per il carcere.

Non cos invece per il quarto accusato, sul quale sono ancora in corso accertamenti. Nelle prime pagine del provvedimento si racconta di una sorta di rivolta. A naufragio avvenuto, in quei primi minuti sulla battigia, i migranti che avevano ancora la forza di stare in piedi, dopo la lotta impari con il mare grosso, hanno cercato di aggredire gli scafisti. Uno in particolare, il cinquantenne. Che riuscito a scappare e nascondersi dietro un cespuglio poco prima che sul posto arrivassero i carabinieri. Sono stati gli stessi migranti a indicarlo e farlo catturare mentre gli altri due si mescolavano ai superstiti.

Pi tardi, a verbale, la loro versione racconter pi o meno la stessa storia dei trasportati, come li chiama il fermo. Tranne che per un dettaglio ripetuto da ciascuno dei quattro: Non sono uno scafista, sono un migrante in fuga come tutti gli altri. Negano. Non sanno niente della propriet del barcone con quel nome — Summer Love — che sembra uno scherzo della cattiva sorte. Men che meno sanno, giurano, dei soldi versati da quella povera gente per la traversata, dai 7500 ai 9500 dollari.

Per ricostruire la parte pi tragica di questa storia lo schianto della barca a tutta velocit contro la secca — sono stati sentiti anche tre pescatori della zona che alle quattro e mezzo di domenica mattina erano gi in mare, al lavoro. Nel buio, hanno sentito il rumore della barca andare in frantumi e i fasci di luce delle loro imbarcazioni hanno illuminato i margini di quella scena cos devastante. Dalle storie personali riportate nel fermo emergono destini alla deriva ben prima di vedere il mare.

Come quelli degli afghani che raccontano la loro fuga disperata dal regime talebano. Storie pazzesche di diritti e umanit negati. E di speranze malriposte. Non c’ nessuno che su quella barca non abbia perso un fratello, un figlio, una madre… Tutti dicono che nell’ultimo tratto, a un passo dalla salvezza, gli scafisti hanno accelerato pensando semplicemente di far prima. E questo ha fatto la differenza nello schianto contro la secca: i pezzi di legno della barca, spezzandosi a quella velocit, sono diventati lame di coltello che colpivano a caso, nel buio.

Dopo le polemiche sui presunti soccorsi negati, il procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia, precisa che l’indagine sul naufragio, non sulla catena dei soccorsi. E aggiunge che comunque, proprio per ripercorrere i fatti, stiamo ricostruendo tutti i passaggi, a partire dal primo avvistamento del barcone. Una pattuglia Frontex in volo lo aveva visto e segnalato a due mezzi navali della guardia di finanza, che per non hanno potuto raggiungerlo perch, conferma il procuratore, le condizioni del mare erano terribili.

28 febbraio 2023 (modifica il 28 febbraio 2023 | 07:53)

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