di Bianca Michelangeli
Francesco Bianchi Cagliesi, appassionato di immersioni, è il primo ad aver avvistato a Roma il crostaceo «alieno»: «L’ho portato in spiaggia e ho avvisato l’Ispra (che mappa la presenza della specie sul territorio). Poi l’abbiamo liberato in mare»
Il granchio blu è arrivato a Ostia. Dopo essere stato avvistato a Santa Marinella, Ladispoli e Fiumicino, il crostaceo ha raggiunto anche le spiagge della Capitale, e più precisamente all’altezza dello stabilimento “Tibidabo”, dov’è stato portato a riva da un bagnante. A Ostia, ad osservare per primo il granchio – molto più grande di quelli nostrani -, è stato Francesco Bianchi Cagliesi, appassionato di immersioni subacquee.
«Stavo facendo una delle mie solite perlustrazioni – racconta – quando, a circa 30 o 40 metri dalla riva, mi sono imbattuto in quella che credevo fosse la tana di un polpo, più o meno a due metri e mezzo di profondità. In realtà, dentro c’erano tre enormi granchi blu, forse ancora più grandi delle loro dimensioni standard, che li vorrebbero intorno ai 15 centimetri di lunghezza e 23 di larghezza. La buca era gigante». Senza pensarci due volte, Francesco – che da anni collabora con molte associazioni ambientaliste del territorio – ha deciso di “catturarne” uno per fotografarlo e segnalarlo alle autorità.
«L’ho portato in spiaggia – spiega -, dove si è presto radunata una piccola folla di curiosi. Ho subito scritto all’Ispra, che si occupa di mappare la presenza della specie sul territorio italiano, e che mi ha ringraziato per la preziosa segnalazione. Poi l’abbiamo liberato in mare». Il granchio blu, il cui nome scientifico è Callinectes sapidus, è originario delle coste atlantiche americane. Negli ultimi anni, però, la specie è stata accidentalmente diffusa – anche tramite l’acqua incamerata dalle navi – in molte altre aree del mondo, dal Mare del Nord al Mediterraneo.
I primi avvistamenti in Italia risalgono al 2008, quando un esemplare di granchio blu era stato visto aggirarsi per le spiagge della Basilicata. A permetterne la diffusione, ha spiegato Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio, sarebbe la “tropicalizzazione del nostro mare”, la cui temperatura è sempre più calda, al punto da consentire anche a questa specie “aliena” di riprodursi. Ma l’animale – la cui polpa è considerata un alimento molto pregiato e può arrivare a costare anche 150 euro al chilo – rappresenta un potenziale pericolo per i nostri ecosistemi: «È una specie molto impattante per tutte le altre – sostiene Scacchi -. Ha un fattore dominante anche perché può avere dimensioni importanti e, con le chele, potrebbero anche riuscire a mangiare i nostri granchi».
E gli effetti della sua diffusione sulla biodiversità dei mari laziali potrebbero già essere visibili: «Quest’anno – conferma Francesco Bianchi Cagliesi – ho notato, nel corso delle mie esplorazioni nei mari di Ostia, una grande moria di alghe e degli altri granchi. Penso dipenda anche dall’acqua, che è diventata caldissima. Da un paio di mesi, poi, sono scomparsi anche i polpi, di cui i nostri scogli erano pieni. Ormai – dice – l’ecosistema marino è in continua evoluzione, e non sappiamo più cosa aspettarci».
16 agosto 2022 (modifica il 16 agosto 2022 | 20:54)
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, 2022-08-16 19:57:00, Francesco Bianchi Cagliesi, appassionato di immersioni, è il primo ad aver avvistato a Roma il crostaceo «alieno»: «L’ho portato in spiaggia e ho avvisato l’Ispra (che mappa la presenza della specie sul territorio). Poi l’abbiamo liberato in mare», Bianca Michelangeli