Grecia rimborsa il debito con il Fmi (con due anni di anticipo)

atene

di Claudio Del Frate 05 apr 2022

La Grecia ha definitivamente saldato il suo debito con il Fondo monetario internazionale, conseguenza della crisi dell’euro esplosa nel 2010 e che rischiò di far uscire Atene dal sistema euro. Lo ha annunciato oggi il primo ministro Kyriakos Mitsotakis precisando che l’intero prestito è stato restituito con due anni di anticipo rispetto alla scadenza inizialmente prevista. «È la fine di un’era, di un capitolo grigio nella storia del Paese» ha commentato Mitsotakis su Twitter. La crisi del debito greco fece tremare l’Europa per diversi anni, toccando il suo apice nel 2015 con il braccio di ferro tra l’allora premier Tsipras e le autorità monetarie, il referendum sul piano di salvataggio e il repentino accordo.

Atene ha versato oggi al Fmi l’ultima tranche da 1,9 miliardi di euro di un prestito complessivo che ammontava a 32 miliardi e che si prevedeva sarebbe stato estinto nei primi mesi del 2024. Grazie a questo rientro anticipato la Grecia risparmierà 230 milioni di euro in interessi, secondo quanto comunicato dal ministro dell’economia Christos Staikouras. I conti pubblici del Paese, tuttavia, restano sotto costante osservazione. Come ricorda il quotidiano ellenico Kathimerini restano da rimborsare prestiti concessi dalla Ue per un totale di di 52,9 miliardi con rate annuali da 2,6 miliardi che cesseranno solo nel 2041. In seguito all’emergenza Covid il rapporto debito/pil della Grecia è riprecipitato al 189% (il peggiore di tutta l’Europa). D’altro canto gli interessi sui titoli di Stato sono oggi al 2,5% contro il 35% toccato nel periodo più acuto della crisi.

Crisi che manifestò in tutte le sue dimensioni nel 2010 quando l’allora capo del governo George Papandreu dovette ammettere che i conti dello stato erano stati falsificati per garantire l’ingresso nell’euro. Per Atene si materializza il fantasma dell’insolvenza. Vengono concessi ingenti prestiti internazionali ma il governo deve varare uno spaventoso piano di austerity che prevede privatizzazioni, tagli o congelamenti degli stipendi e pensioni, riforme dello stato sociale. La disoccupazione balza al 16% ma gli effetti della cura da cavallo non si fanno vedere. La stessa Christine Lagarde, allora a capo del Fmi ammetterà anni dopo che nei confronti della Grecia era stato adottato un atteggiamento eccessivamente punitivo.

L’anno chiave è comunque il 2015. Alle elezioni politiche si afferma il partito Syriza guidato da Alexis Tsipras, con un programma di forte contrapposizione alla ricetta «lacrime e sangue» della Troika. La Grecia diventa addirittura il simbolo di chi contesta la supremazia della finanza sulla volontà popolare. E a giugno Atene non rimborsa la rata del prestito Fmi e deve affrontare la dura reazione dei «falchi» soprattutto del ministro dell’economia della Germania Wolfgang Schauble pronto a espellere la Grecia del «club» dell’euro pur di garantire la stabilità finanziaria. Tsipras indice anche un referendum per sottoporre all’elettorato il piano di salvataggio proposto dall’Europa. Piano respinto dal 62% dei votanti ma accettato a sorpresa dallo stesso Tsipras pur di vedere sbloccati i prestiti che consentiranno al Paese di sopravvivere.

Oggi la Grecia ha ancora un tasso di disoccupazione vicino al 13% ma ben lontano dal drammatico 22% toccato nel 2017. Modesti gli effeti sulla crescita economica che ha toccato l’1,9% nel 2019, per sprofondare l’anno successivo per effetto della pandemia dell’8,2%.

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, 2022-04-05 20:13:00, Il premier Mitsotakis: «Fine di un’era». La crisi del debito ellenico fece tremare l’Europa ma i conti pubblici del Paese restano precari: il rapporto debito pil è al 189% e restano da restituire all’Europa 52 miliardi , Claudio Del Frate

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