Ha bruciato al gioco 400 mila euro: in casa conserva tutti i Gratta e vinci

di Pietro Gorlani

L’incredibile vicenda di un cittadino della provincia di Brescia: ha tenuto nella propria abitazione 362mila euro di tagliandi impilati in una libreria, altri 90 milioni di lire in un enorme baule in legno con borchie e lucchetto.

Ha conservato in casa le migliaia di Gratta e vinci acquistati in una vita, che andava la pena di essere vissuta e non «grattata»: 362mila euro di tagliandi impilati in una libreria, altri 90 milioni di lire in un enorme baule in legno con borchie e lucchetto, a conservare un tesoro di disperazione. «Li prenda, li usi per la sua iniziativa, faccia capire dove finisce chi imbocca questo tunnel» ha detto il settantenne (logicamente esige l’anonimato) al regista Pietro Arrigoni, che da quattro anni sta portando nei mercati della bassa bresciana e cremonese il suo flash mob per sensibilizzare la popolazione sulla piaga della ludopatia: sparge a terra, tra i banchi dei salumi e della frutta, decine di gratta e vinci usati mentre gli attori della cooperativa BeNow narrano storie di persone e famiglie distrutte da un vizio che diventa malattia, rosicchia cervello e cuore al pari di una droga pesante.

Nel frattempo le operatrici delle cooperative gli Acrobati, Bessimo, Mago di Oz distribuiscono volantini con indicazioni e numeri di telefono utili a uscire dall’incubo (345/0159509, 329/2781458, 329/7391614). Un incubo costoso. Sono stati 2,2 i miliardi di euro spesi nell’azzardo nella ricca terra bresciana lo scorso anno, 111 i miliardi in Italia: 2.229 euro per ogni maggiorenne. Una cifra che vale mezzo Pnrr, più di tutti i rincari energetici che hanno messo in ginocchio famiglie e imprese. «Quando ha visto il nostro evento in una piazza di un paese dell’hinterland è scattato in lui un meccanismo di liberazione» dice il regista Arrigoni in relazione al collezionista seriale di gratta e vinci: «mi ha invitato a casa sua e mi ha consegnato 362mila euro di biglietti oltre a 25 mila gratta e vinci da mille lire suddivisi in mazzette legate con un elastico, atri 12.500 tagliandi da duemila lire e 16.000 tagliandi da duemila e cinquecento lire, per un totale di 90 milioni delle vecchie lire. La volontà di mantenere la prova del suo senso di colpa in ambito domestico mi ha scioccato. Ma prende ancora più senso, ora, il nostro spettacolo: i gratta e vinci che gettiamo nelle piazze, suscitando reazioni ambivalenti nei passanti (c’è chi si scioglie in pianto e chi chiama i carabinieri), sono tutti tasselli di un mosaico fatto di sogni infranti, di una vincita milionaria che non arriva mai».

Arrigoni, una vita spesa per dare al teatro una funzione educativa e sociale, non dimentica gli occhi dell’uomo vittima del gioco il giorno in cui è uscito da casa sua con gli scatoloni pieni del fallimento di una vita: «Mi ha aiutato ad impacchettare i tagliandi e a caricarli in macchina. Sa che potranno contribuire a salvare altre persone, a fermarle prima che sia troppo tardi». I gratta e vinci sono solo una fetta dell’azzardo di Stato, che riguarda le persone più anziane e di mezza età. Azzardo che si palesa in più modalità: nel Superenalotto dai jackpot faraonici (l’ultimo è i 318 milioni), nelle slot machine dei bar e delle sale da gioco sorte come funghi nelle grigie periferie, nelle app pervasive apparse sugli smartphone di troppi giovani che dal lockdown in poi dedicano più tempo al poker online che ad amici e famigliari. Così come per l’alcolismo, solo una piccolissima percentuale dei malati (e dopo in media 10 anni) decide di rivolgersi a delle strutture per curare il gioco d’azzardo patologico, sintetizzato dagli specialisti nell’acronimo GAP. Tre lettere che in inglese hanno più significanti: «divario», «vuoto», «lacuna».

Ed è davvero un divario con gli altri quello che si crea, ed è davvero un vuoto profondo quello in cui sprofondano le persone che inseguono la loro malattia, anche spinti inconsciamente nella ricerca degli ormoni rilasciati durante l’azzardo (dall’arabo az-zahr, dado): serotonina e endorfine che scatenano la coazione a ripetere dando l’effimera sensazione di benessere alla quale subentra stanchezza, depressione, irascibilità o apatia, innescate da un altro ormone: il cortisolo. La vita vale la pena di essere vissuta, non «grattata».

2 dicembre 2022 (modifica il 2 dicembre 2022 | 10:51)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-12-03 08:03:00, L’incredibile vicenda di un cittadino della provincia di Brescia: ha tenuto nella propria abitazione 362mila euro di tagliandi impilati in una libreria, altri 90 milioni di lire in un enorme baule in legno con borchie e lucchetto. , Pietro Gorlani

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version