Ho piantato qui le radici

di Valerio Cappelli

L’attrice è nel cast de «La lunga corsa» di Andrea Magnani, in gara al Torino Film Festival, e tra i protagonisti del nuovo film di Nanni Moretti. «La Slovacchia comunista? Jeans vietati ma ho bei ricordi»

Barbora Bobulova, sobrietà ed eleganza. Nata a Martin, cittadina slovacca. In effetti le cose stanno così: è abituata alla gente che sbaglia il suo nome, «per una vita mi hanno chiamata Barbara, ora mettono l’accento sulla o». Ha recitato per Bellocchio, Muccino, Ozpetek, Placido. In La lunga corsa di Andrea Magnani, il film italiano in gara al Festival di Torino (coprodotto da Rai Cinema) è direttrice di un carcere, si imbatte in un ragazzo che, figlio di detenuti, lì vi è nato, e non ha alcuna intenzione di uscirne.

Recita con la benda…
«E con la parrucca. Mi sentivo in un cartone animato, un film surreale, favolistico. Ho sempre sognato un film alla Tim Burton. La direttrice è una specie di robot, vive nella sua bolla, non si sa nulla di lei, tutto un po’ sopra le righe».

E poi Nanni Moretti.
«Nel suo nuovo film, “Il sol dell’avvenire”, interpreto Vera, un’attrice fanatica del partito comunista. Mi sono sentita protetta e coccolata da Nanni, mi ha riportato a Bellocchio. Nel “Principe di Homburg” avevo 23 anni, ero Alice nel paese delle meraviglie, mi ritrovai sul tappeto rosso di Cannes senza sapere cosa fare, una persona dietro di me mi dettava i movimenti, girati a destra, girati a sinistra. Ero spaesata. Come vivere un sogno».

Com’è messa con i social?
«Non li uso, tirano fuori il peggio, una cattiveria di cui non ho bisogno. Non voglio condividere tutto con tutti».

Gli inizi in Italia?
«Ho avuto momenti in cui ero preoccupata a livello economico, è naturale, vengo da un altro Paese, sono nata e cresciuta da un’altra parte. Ma ho piantato le radici qua, mi piace un certo rilassamento, Sciallah, sono tutti un po’ sciallati. Ho due figlie dal regista Alessandro Canale, mi sono separata, tirarle su da sola è stato un gran lusso. Gli inizi furono duri, ho vissuto sulla mia pelle l’essere extracomunitaria. File enormi in questura a Roma per avere il permesso di soggiorno, ogni tre mesi dovevo tornare in Slovacchia se non avevo un nuovo contratto di lavoro».

Lei ha vissuto il regime comunista.
«C’erano anche cose positive che non ci sono più, il diritto alla casa, non c’era tanto precariato, l’accesso gratuito all’istruzione, io ho studiato senza pagare anche all’Accademia d’arte drammatica. I miei erano entrambi ingegneri, fuori dalla nomenklatura. Quando sei giovane non vedi molto le differenze, sei inconsapevole. La scorsa estate mi hanno colpito gli anziani slovacchi che vanno in giro con la maglietta di Putin, hanno nostalgia dell’impero sovietico. La generazione dei miei genitori non si è adattata a questa nuova epoca».

Che infanzia ha avuto?
«Felice. Anche se da piccola non conoscevo Walt Disney e non potevo portare i jeans, erano proibiti. Mamma non comprava i vestiti al negozio, li cuciva a casa, ricordo che con i primi soldi guadagnati presto, a 12 anni (cercavano una ragazzina per un film e io con sfrontatezza mi presentai), comprai un maglione».

Come arrivò in Italia?
«Non ero in cerca di fortuna. A un casting a Bratislava cercavano una ragazza slava per un film italiano, “Infiltrato”. Avevo 19 anni. Fu uno shock. Bionda, con gli occhi azzurri, sentivo gli sguardi addosso. Non sono cambiate tanto le cose, ancora gli uomini ti fissano. Ero abituata al mio Paese, dove se anche ti metti in minigonna non ti fila nessuno».

Ha vissuto molestie?
«Di sconveniente nulla, forse perché metto filtri e freni, faccio capire che non è aria, non mi troverei mai in camera da letto con un produttore. Solo una volta un regista mi chiese di ripassare la parte nella sua stanza d’hotel e gli risposi “stiamo bene nella hall”».

Ha preso come modello attrici italiane?
«Anna Magnani e Sophia Loren erano troppo distanti da me. Poi ho cominciato a capire che ci sono anche attrici come Margherita Buy».

Che madre è?
«Sono single, le mie figlie hanno 14 e 15 anni, quando non lavoro mi dedico totalmente a loro. Sono presente ma non lo faccio vedere. Ci sono tanti pericoli oggi. I cellulari, i social. Un giorno eravamo in auto sull’Aurelia, c’erano prostitute e mi chiesero perché erano solo donne e non uomini. Non fu facile trovare una risposta».

Lei era sposata?
«No, non credo nel matrimonio. Magari un giorno mi sposerò, ma alla fine di una relazione, come epilogo di qualcosa andata a buon fine. Il matrimonio è un lavoro».

4 dicembre 2022 (modifica il 4 dicembre 2022 | 07:15)

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, 2022-12-04 08:16:00, Bobulova: «In Italia per caso, poi lanciata da Bellocchio La Cecoslovacchia comunista? Jeans vietati ma ho bei ricordi», Valerio Cappelli

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