I fatti di Prato e la mancanza di rispetto verso gli insegnanti: “Ridotti a guardiacaccia di ragazzi sempre più spesso fuori controllo”. Skopin e le riflessioni del Prof Piccichè

“Chiunque? Chiunque?” chiede un insegnante di scuola superiore davanti a un’aula in “Ferris Bueller’s Day Off” (Ferris, una pazza giornata di vacanza) il film scritto e diretto da John Hughes, commedia giovanile interpretata da Matthew Broderick, Jeffrey Jones, Alan Ruck, Mia Sara e Jennifer Grey.

I suoi studenti storditi, che fanno scoppiare la gomma da masticare e si addormentano, guardano verso la parte anteriore della stanza, ignari che sia stata posta una domanda. Dopo un momento di pausa, l’insegnante risponde alla sua stessa domanda e continua la sua lezione mentre i suoi studenti combattono per rimanere svegli. Questa scena, ambientata nel 1986, non mostra molta stima da parte degli studenti per la professione di insegnante.

Il film non ha nemmeno molta considerazione per i dirigenti scolastici, per la verità. Ferris (lo studente che elargisce consigli sul come non andare a scuola) supera continuamente in astuzia lo stesso preside Rooney basta ricordare la scena nella quale Ferris utilizza un computer per modificare le assenze della scuola per indicare che era assente solamente due giorni invece di nove. Ecco, come è scandita e da cosa è scandita la scuola, non solo italiana, dunque. Due episodi, diversi e distanti, leggono perfettamente la realtà e tracciano la strada che stiamo percorrendo pericolosamente. Ci darà una mano, in questo percorso, una brillante riflessione condivisa e rilasciata alla nostra testata giornalistica dal dirigente scolastico del Liceo Vito Fazio Almayer di Alcamo, il prof. Vito Emilio Piccichè.

Il sondaggio: prima c’era una maggiore consapevolezza del ruolo dell’insegnante

Un recente sondaggio ha rilevato che gli adulti (non solo quelli che hanno figli che frequentano la scuola) credono che le persone rispettino gli insegnanti e i dirigenti scolastici molto meno di quanto non lo facessero in passato. Mentre il 79% degli intervistati, effettuato dal noto sondaggista Harris, ha affermato che quando erano studenti rispettavano gli insegnanti con grande attenzione al saluto e al rispetto delle regole in classe, solo il 31% crede che gli studenti, oggi, rispettino gli insegnanti con la stessa modalità e con la stessa attenzione al ruolo. Tali risultati suggeriscono quel reale calo del rispetto che sta rendendo l’insegnamento e, conseguentemente, l’apprendimento ancora più difficili. Oggi, polemiche, sospetti e accuse affliggono il mondo dell’istruzione, dall’aula dell’Infanzia alle politiche a livello statale. C’è un continuo trovarsi su fronti diversi, come se la permanenza a scuola non foss’altro che un perdurare di battaglie, rivendicazioni, condite da lettere anonime, segnalazioni le più fantasiose, richieste le più irrealizzabili che si concludono (e talvolta, neppure allora) con la fine della permanenza dell’alunno all’interno della scuola.

La qualità delle relazioni tra persone che condividono interessi: studenti e insegnanti, ma anche genitori, sovente

La qualità delle relazioni tra persone che condividono destini e relazioni comuni, interessi e passioni, spazi e progettualità, elementi critici del tema dello sviluppo sostenibile e della cura del rispetto (Howarth, 2012) sono alla base di questo scadimento del rispetto nei confronti degli insegnanti e, sovente, oggi più di prima, anche dei dirigenti scolastici. Fondamentali per la conservazione degli interessi, degli spazi e delle relazioni comuni che le persone condividono, infatti, sono le relazioni di rispetto reciproco. Un rispetto che, talora nella scuola, è un gioco di parti nel quale ha un ruolo fondamentale il genitore, con le sue aspettative, le sue preoccupazioni, le sue convinzioni. Genitore che, prima ancora dello studente, deve mostrare rispetto per l’istituzione scolastica, prima ancora che farsi interprete di convincimenti che, talvolta, diventano esternazioni scomposte che coinvolgono gli studenti. Questa affermazione è applicabile a tutti i contesti in cui le persone condividono interessi e destini comuni, e quindi applicabile all’ambiente di insegnamento e apprendimento delle scuole.

È necessario ascoltare

Una componente centrale del rispetto è l’ascolto; come afferma Covey l’ascolto gioca un ruolo in ogni leadership efficace. Thompson, per esempio, ha rilevato che il grado in cui gli studenti percepiscono il rispetto nel loro ambiente di apprendimento, il cui rispetto si manifesta nella disponibilità dei loro leader ad ascoltare ha implicazioni per l’efficacia dell’insegnamento e dell’apprendimento. Scrive Thompson che le relazioni positive insegnante-studente costituiscono un elemento importante tra i fattori che contribuiscono al miglioramento della disciplina degli studenti, delle prestazioni degli studenti e dello sviluppo sostenibile. Ma gli alunni non ascoltano più, non ascoltano più, sovente, neppure i propri genitori (senza volerne fare un elemento generalissimo, ma sicuramente molto presente nelle scuole e nelle famiglie). Venute meno queste, qualche domanda dobbiamo pur porcela come società, come genitori, anche, ma dopo, come docenti.

Pugni allo stomaco: la riflessione del dirigente scolastico prof. Vito Emilio Piccichè

La mancanza di rispetto, dunque, al centro di questo lungo ragionamento che, purtroppo, non potremmo risolvere a partire da questo articolo ma sulla cui assenza possiamo cominciare a dibattere all’interno delle nostre scuole e, con più coraggio, anche nei nostri numerosi talk show. Scrive il preside del Liceo “Vito Fazio Almayer” di Alcamo prof. Vito Emilio Piccichè “il Prof. Skopin è stato applaudito ed abbracciato dalle sue alunne della facoltà di Filosofia dell’Università di San Pietroburgo, prima di dover lasciare il bel cortile dell’edificio, dopo aver scontato dieci giorni di carcere per aver partecipato, il 21 settembre scorso, ad una manifestazione pacifica contro la guerra in Ucraina. Il suo è stato considerato dalle autorità russe “un atto immorale incompatibile con le sue funzioni educative”. Dopo un breve discorso sulla moralità, si è accomiatato, per il momento, dai suoi studenti”. E mentre la questione etica diventa d’altissimo livello, l’Italia risponde con una notizia davvero aberrante. La riprende, nella sua brillante riflessione, il prof. Vito Emilio Piccichè che nel suo “Pugni allo stomaco” scrive “In una scuola superiore di Prato un nostro alunno, intanto, sbeffeggiava il proprio insegnante, ponendosi provocatoriamente in piedi dietro il povero cristo, seduto ordinatamente e quasi intimidito fra la derisione generale degli altri ragazzi. Un gesto di stizza, di resa, una manata tirata all’improvviso sulla pancia dello sbeffeggiatore. Faccio il tifo per il filosofo russo naturalmente, temendo contemporaneamente per il docente di casa nostra e di tanti suoi colleghi ormai ridotti a guardiacaccia di ragazzi sempre più spesso fuori controllo. Negli anni evidentemente ci siamo persi qualcosa? Qualche ideale, un certo buon senso, un pizzico di educazione? I nostri ragazzi, che ne avrebbero estrema necessità, non hanno spesso l’occasione di vivere, con le proprie orecchie e con il proprio cuore, discorsi credibili basati su una moralità sofferta e viva, come quello applaudito dalle giovani sampietroburghesi al cospetto del loro insegnante. Probabilmente lo hanno riconoscono giusto, leale ed un esempio. Il che non giustifica minimamente la mancanza di rispetto per qualsiasi educatore, genitori compresi. Ci siamo persi decisamente qualcosa!”

“Ci siamo persi decisamente qualcosa!”

Sì, decisamente, prendendo in prestito le parole del dirigente scolastico Vito Emilio Piccichè “ci siamo persi decisamente qualcosa!”

, 2022-11-06 06:54:00, “Chiunque? Chiunque?” chiede un insegnante di scuola superiore davanti a un’aula in “Ferris Bueller’s Day Off” (Ferris, una pazza giornata di vacanza) il film scritto e diretto da John Hughes, commedia giovanile interpretata da Matthew Broderick, Jeffrey Jones, Alan Ruck, Mia Sara e Jennifer Grey.
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