I femminicidi e i duemila figli che sono rimasti senza madre e padre

Matteo ha 4 anni, oggi non va a scuola. Mamma e papà litigano da quando hanno aperto gli occhi. Matteo sta facendo colazione quando papà prende mamma per i capelli. Beve il latte quando papà tira fuori un coltello e lo affonda nel petto della mamma. Poi papà apre la finestra e si butta giù. Passano dieci minuti e i carabinieri arrivano sul pianerottolo di Matteo: lui è seduto sul divano, ha ancora il pigiama e sta giocando con due pupazzetti. La sua mamma è sdraiata qualche metro più in là, coperta di sangue, senza vita. «Immaginate un vulcano che erutta dentro un ghiacciaio. Matteo vive una sorta di congelamento che all’esterno lo fa sembrare indifferente. In realtà è una reazione al trauma: prova a evitare il confronto con l’inimmaginabile», dice Maria Grazia Foschino, psicologa consulente del progetto RE.S.P.I.R.O.

Domani è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne e Matteo è un orfano speciale. Speciale perché ha l’immensa sfortuna di perdere la madre, spesso per mano del padre, e, di conseguenza perdere anche lui, perché in alcuni casi si suicida e se non lo fa finisce in prigione. In Italia, di Matteo ce ne sono almeno duemila. Esiste la legge dell’11 gennaio del 2018 che tratta degli aspetti assistenziali e patrimoniali degli orfani come lui. «È una buona legge che prevede un risarcimento, un contributo alle famiglie affidatarie, un percorso psicologico, il cambio di cognome, l’eredità. Ma come spesso capita, dalla richiesta di presa in carico all’attuazione passa troppo tempo», dice Teresa Manente, avvocata di Differenza Donna Aps.

Fedele Salvatore, presidente della cooperativa sociale Irene 95, che sta seguendo circa ottanta orfani speciali nel Sud Italia con il progetto RE.S.P.I.R.O, finanziato dall’associazione Con I bambini, spiega che da troppo poco tempo ci si occupa di questo tema, motivo per cui mancano gli operatori specializzati. «I bambini non sono un effetto collaterale del femminicidio. L’attenzione è concentrata solo sul gravissimo lutto».

Fedele racconta che non esiste un sistema di presa in carico strutturato in tutte le regioni che aiuti le famiglie nel momento dell’emergenza e che li segua nella crescita del minore. Non esistono banche dati con i nomi dei ragazzi e nei tribunali non sono distinti dagli altri casi: «Vorremmo si costituisse un’anagrafe e un osservatorio nazionale».

Gli operatori con cui parliamo confermano quanto sia importante che questi orfani speciali vengano seguiti da subito anche perché spesso assistono all’omicidio. «È un’esperienza devastante. Sono al tempo stesso figli delle vittime e degli autori». Foschino continua raccontando che i familiari quando si trovano davanti a minori molto piccoli preferiscono mentire su quello che è successo, pensando di difenderli. «Ma va detta la verità. Noi li aiutiamo a partecipare al funerale della madre, scegliendo con loro il vestito, la collana. Tenerli lontano dal dolore crea un pericoloso scollamento dalla realtà». Oltre al lavoro con i minori, è fondamentale aiutare le famiglie affidatarie e le comunità, luoghi spesso devastati da questi tsunami di violenza.

23 novembre 2022 (modifica il 23 novembre 2022 | 23:27)

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, 2022-11-23 22:28:00, Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Le storie degli orfani «speciali», come Matteo: In Italia, come lui, ce ne sono almeno duemila, Greta Privitera

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