I Muse dal vivo in un clubLa grandeur del loro rockridotta all’essenziale

di Andrea Laffranchi

Il concerto all’Alcatraz di Milano mercoledì 23 ottobre è stato un ritorno alle origini, decibel e sudore. L’essenza del rock. Si percepiva la voglia di fare musica senza tanti orpelli

Visti da vicino. Il concerto di una band da stadi e festival come i Muse in una venue raccolta come un club da 3 mila persone è un’occasione. Un ritorno alle origini, decibel e sudore, l’essenza del rock. Così è stato mercoledì sera all’Alcatraz di Milano con la band di Matt Bellamy, Dom Howard e Chris Wolstenholme (con l’aggiunta di Dan Lancaster alle tastiere). Anche se l’essenzialità non è certo la caratteristica dei Muse il cui rock è barocco, eccessivo, carico, mai istintivo, lontano dalla coolness.

Via i visual, via le proiezioni, niente effetti speciali, niente elementi di narrazione distopica. Fantasy, tutta roba che negli show dei Muse normalmente ha un ruolo centrale. Una quinta di luci può bastare come scenografia; un set stringato, durata sotto l’ora e mezza, meno di venti brani, tante le hit rimaste fuori, a partire da «Time Is Running Out» e «Hysteria», e molti brani del nuovo album «Will of the People». E viene da chiedersi perché nel pop italiano ormai si vada verso una deriva con show da 25 pezzi per carriere sì e no decennali.

Si percepiva voglia di fare musica senza gli o rpelli instagrammabili, i flash degli smartphone, i coriandoli, i colori. Non sono imprescindibili, né per chi sta sul palco, né — a giudicare dall’intensa reazione del pubblico — in platea. La chitarra di Matt ricerca il virtuosismo, Dom e Chris sono una sezione ritmica imponente che spesso corre in direzione metal, le citazioni infilate qua e là spaziano dall’armonica di Morricone (come sempre in apertura di «Knights of Cydonia») alla Fuga di Bach. A luglio, con il tour negli stadi che passerà da Roma e Milano, il racconto del trio tornerà a essere ispirato alla grandeur. E qualcuno dirà: «Ma tu c’eri all’Alcatraz?».

27 ottobre 2022 (modifica il 27 ottobre 2022 | 19:48)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-10-27 23:28:00,

di Andrea Laffranchi

Il concerto all’Alcatraz di Milano mercoledì 23 ottobre è stato un ritorno alle origini, decibel e sudore. L’essenza del rock. Si percepiva la voglia di fare musica senza tanti orpelli

Visti da vicino. Il concerto di una band da stadi e festival come i Muse in una venue raccolta come un club da 3 mila persone è un’occasione. Un ritorno alle origini, decibel e sudore, l’essenza del rock. Così è stato mercoledì sera all’Alcatraz di Milano con la band di Matt Bellamy, Dom Howard e Chris Wolstenholme (con l’aggiunta di Dan Lancaster alle tastiere). Anche se l’essenzialità non è certo la caratteristica dei Muse il cui rock è barocco, eccessivo, carico, mai istintivo, lontano dalla coolness.

Via i visual, via le proiezioni, niente effetti speciali, niente elementi di narrazione distopica. Fantasy, tutta roba che negli show dei Muse normalmente ha un ruolo centrale. Una quinta di luci può bastare come scenografia; un set stringato, durata sotto l’ora e mezza, meno di venti brani, tante le hit rimaste fuori, a partire da «Time Is Running Out» e «Hysteria», e molti brani del nuovo album «Will of the People». E viene da chiedersi perché nel pop italiano ormai si vada verso una deriva con show da 25 pezzi per carriere sì e no decennali.

Si percepiva voglia di fare musica senza gli o rpelli instagrammabili, i flash degli smartphone, i coriandoli, i colori. Non sono imprescindibili, né per chi sta sul palco, né — a giudicare dall’intensa reazione del pubblico — in platea. La chitarra di Matt ricerca il virtuosismo, Dom e Chris sono una sezione ritmica imponente che spesso corre in direzione metal, le citazioni infilate qua e là spaziano dall’armonica di Morricone (come sempre in apertura di «Knights of Cydonia») alla Fuga di Bach. A luglio, con il tour negli stadi che passerà da Roma e Milano, il racconto del trio tornerà a essere ispirato alla grandeur. E qualcuno dirà: «Ma tu c’eri all’Alcatraz?».

27 ottobre 2022 (modifica il 27 ottobre 2022 | 19:48)

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, A. Laf.

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