I resti dell’auto della scorta di Giovanni Falcone a Milano: «Quarto Savona Quindici» monumento antimafia

di Federico Berni

Sulla Fiat Croma blindata distrutta da 500 chili di tritolo viaggiavano Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, gli agenti di polizia morti il 23 maggio 1992 nella strage di Capaci. I resti della vettura in piazzetta Reale

Non è una mostra: è un monito. Mai più. No al terrore. No alla mafia. I resti della Quarto Savona Quindici, l’auto dove viaggiavano gli uomini della scorta di Giovanni Falcone, sono arrivati in piazzetta Reale a Milano, a due passi dal Duomo, dove saranno esposti fino al 22 marzo. Sull’auto viaggiavano e hanno perso la vita il 23 maggio 1992 nella strage di Capaci Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. L’esposizione della teca con i resti della Fiat Croma devastata dai 500 kg di tritolo è promossa dal Comune di Milano, che ha accettato la proposta di WikiMafia e dell’associazione Quarto Savona Quindici con l’obiettivo di permettere ai milanesi di vedere un «monumento contro la mafia» nel cuore della città.

Milano contro la mafia

«Questi rottami sono per noi un monumento alla vita — dice il sindaco di Milano, Giuseppe Sala —. La mafia è ignoranza, morte e paura. E Milano vuole essere legalità e libertà tutto il contrario. Questo monumento è un simbolo di rinascita, speranza e vita. Grazie a Falcone, a Borsellino e alle forze dell’ordine e a chi sta sempre dalla parte della legge, il loro sacrificio non può essere stato vano». Quarto Savona 15 era la sigla radio della Fiat Croma blindata della questura di Palermo a bordo della quale viaggiavano gli uomini della scorta di Giovanni Falcone. Il numero 100.287 è ancora visibile impresso sul contachilometri della vettura.

Il simbolo contro la mafia

Per diversi anni la Quarto Savona Quindici è rimasta nascosta ma nel 2011, dopo essere stata donata all’associazione, ha ripreso la marcia per contribuire a ricordare la strage di Capaci in Italia. «È vero, quell’auto è saltata in aria e di Antonio, Vito e Rocco non è rimasto quasi nulla — sottolinea Tina Montinaro, vedova del capo scorta Antonio ucciso a Capaci —. Quella bomba è entrata in casa nostra e io e i miei figli ne portiamo i segni addosso, ma non ci hanno ucciso e noi andiamo avanti. Trovarmi qui a Milano, trent’anni dopo, significa dimostrare che l’Italia è fatta da gente per bene, che non vuole dimenticare e vuole dire no alla mafia». «Le nostre macchine continueranno a fare ancora tanti chilometri per servire il paese e la giustizia — commenta il questore Giuseppe Petronzi —. Quest’auto è un monumento alla memoria di cui noi dobbiamo essere depositari». Alla cerimonia di inaugurazione in piazzetta Reale hanno partecipato anche il prefetto Renato Saccone, l’assessore regionale alla Sicurezza Riccardo De Corato e Luciano Tirindelli, che faceva parte della scorta del giudice Falcone ma che quel giorno, 30 anni fa, non viaggiava sull’auto per un cambio turno. «Non erano solo colleghi di lavoro ma erano fratelli — dice —. Mi sono sentito straziato da quella notizia».

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17 marzo 2022 (modifica il 17 marzo 2022 | 18:15)

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, 2022-03-17 17:20:00, Sulla Fiat Croma blindata distrutta da 500 chili di tritolo viaggiavano Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani, gli agenti di polizia morti il 23 maggio 1992 nella strage di Capaci. I resti della vettura in piazzetta Reale , Federico Berni

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