I selfie, Galiano e luso indegno dei cellulari

Buongiorno,

scrivo in merito a quanto ha pubblicato il prof. Enrico Galiano il quale dice di non ritrovarsi nell’affermazione “la nostra società è allo sbando”. Egli afferma che quel “nostra” non gli appartiene.

E io sono d’accordo con lei professore e ritengo che si sappia bene il perché è allo sbando.

No, non è stato l’uso degli strumenti tecnologici a decretare i cambiamenti della nostra società, ma è stato l’abuso e l’uso eccessivo dei mezzi tecnologici.

Il cellulare per primo è diventato lo strumento da cui non ci separiamo mai; se lo dimentichiamo ci manca, come manca un innamorato; il cellulare ci indica dove andare, ci diverte, ci consiglia, ci aiuta a studiare e a lavorare.

Il cellulare ci dà il buongiorno al mattino e la buonanotte la sera, ci fa compagnia quando siamo a cena con la fidanzata, ci fa da baby sitter nel passeggino, ci consola se abbiamo la bua, è con noi silenzioso a scuola e sul posto di lavoro.

Ma oggi si sono persi i limiti del “cosa si può e cosa non si può fare con questo strumento”.

Nel cellulare non si possono vomitare dentro ingiurie, offese e calunnie, inviarle e condividerle; con il cellulare non si può scattare un selfie accanto al bimbo emigrato naufragato sulla spiaggia, non si può scattare un selfie con il senzatetto picchiato e lasciato morente sul marciapiede.

Così come non si può scattare un selfie all’interno di una camera ardente senza alcuna delicatezza suscitando le ire della gente.

Non ci sono giustificazioni a questo gesto che denota menefreghismo, superficialità e mancanza di rispetto; a sostegno dei ragazzi devo dire che non sono state persone giovani a farlo, ma adulti!!!

PS: Mi scusi dott. Galiano se ho usato il “ci” per esternare il mio pensiero, ma so che a molti lettori come a lei queste critiche non competono.

Mirella Rigamonti

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