Ci sono eventi che segnano passaggi epocali, e l’avvento dell’Intelligenza Artificiale (IA, AI in inglese, termine recente, usato per la prima volta nel 1956 dal matematico americano John McCarthy) sembra essere uno di questi, talmente importante da essere paragonato da alcuni all’invenzione dei caratteri mobili per la stampa di Gutenberg se non addirittura a quella della scrittura.
Nell’ultimo anno poi, che ha visto l’irruzione sul mercato di ChatGPT (novembre 2022) e di uno sciame di sue varianti e concorrenti, il dibattito sui rischi connessi a una diffusione incontrollata dei (o delle) chatbot, e più in generale di programmi di IA dotati di facoltà valutative e decisionali automatizzate, si è intensificato fino a indurre alcuni dei loro creatori ad esprimere dubbi e timori.
Tuttoscuola – che ora lancia un corso su come l’IA può migliorare la didattica (se ne parla in una successiva notizia) – è stata tra i primi a dare notizie su ChatGPT, già nel gennaio 2023, e sulle preoccupazioni sorte nel mondo dell’istruzione negli USA, soprattutto nelle università, dove si ricorre massicciamente alle prove scritte (test a risposta aperta e saggi brevi, gli essays) per la valutazione dell’apprendimento. Contromisure: in un primo momento divieto assoluto di fare uso del chatbot di Open AI, poi identificazione dei testi copiati tramite appositi software e annullamento delle prove con diffida agli studenti copiatori, e alla fine (fase tuttora in corso) presa d’atto dell’inutilità di opporsi alle arrembanti nuove tecnologie e loro utilizzazione a sostegno della didattica. Minori le preoccupazione nella scuola prima dell’università (K-12), dove si utilizzano in prevalenza test a risposta multipla che gli alunni fanno guardati a vista degli insegnanti, e strumenti come il confronto verbale (debate) e l’apprendimento collaborativo tra gli stessi studenti.
In Italia il problema si è sentito di meno. A preoccuparsi più di tutti sono stati i docenti di italiano per la prova scritta e quelli di matematica perché i chatbot risolvono equazioni e altri problemi, ma da noi c’è una consolidata tradizione di prove orali, le “interrogazioni”, che in altri sistemi scolastici come quello americano praticamente non esistono, e fanno sì che chi ha copiato possa essere facilmente smascherato. E ci sono anche insegnanti e scuole all’avanguardia, come quelle segnalate dal progetto di Tuttoscuola La scuola che sogniamo, che fanno un uso didatticamente proattivo delle nuove tecnologie, compreso ChatGPT, insegnando agli alunni (e magari imparando insieme a loro) come sfruttarne le immense potenzialità a sostegno dell’apprendimento.
Ma sul travolgente sviluppo dell’IA il dibattito tocca, soprattutto a livello internazionale, anche altre dimensioni, come quell’etica della sua utilizzazione. Ne parliamo nella notizia successiva.
Per approfondimenti:
– Intelligenza Artificiale. ‘Una minaccia esistenziale’
– Ripensare la scuola oltre l’intelligenza artificiale
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