Ibra, che succede ora  «Vicino alla linea di porta», ma abbastanza  da smettere per sempre?

di Monica Colombo

Zlatan e il bisogno di smettere: da uno scudetto rossonero all’altro, 11 anni dopo, con le ginocchia che soffrono. E senza più Raiola a consigliarlo.

Il più acclamato nel torrido pomeriggio di Reggio Emilia. Fra i più scatenati al momento della premiazione sul palco: sbuca dal sottopassaggio con il sigaro e una magnum di champagne che agita all’indirizzo della curva. Zlatan Ibrahimovic si batte il cuore, davanti a uno stadio ai suoi piedi. Ora che il sipario è calato sulla lotta scudetto cosa deciderà sua Maestà Ibrahimovic, l’uomo da cui iniziò il progetto di ricostruzione della squadra dopo l’umiliante 5-0 di Bergamo? «E’ stato determinante, ha portato mentalità» racconta Stefano Pioli. «Ho parlato con lui, ci era rimasto male per non essere stato impiegato a San Siro con l’Atalanta. Gli ho consigliato di continuare e lui ci sta pensando».

Probabilmente il futuro passa da un intervento chirurgico, l’ennesimo al ginocchio che in questa stagione, bella e avvincente come un romanzo, lo ha tormentato. «Prima devo fare qualcosa per stare bene. Se starò bene non è stata la mia ultima partita. Sottopormi a un’operazione? Vediamo». Non è questo il momento per lasciarsi andare a pensieri sinistri. «Questo scudetto è la mia soddisfazione più grande. Quando sono tornato, in conferenza stampa, ho detto che avrei riportato il Milan al top e tanti ridevano. Ora invece siamo qui, abbiamo fatto tanti sacrifici. Quest’anno ho sofferto tanto, ho avuto paura di smettere ma voglio farlo come dico io». Capobranco, motivatore («nello spogliatoio ho raccomandato la concentrazione: è facile perdere la testa»), ha riportato entusiasmo in un ambiente depresso.«Quando sono arrivato c’era un Milan, questo è un altro. Ho trasmesso tutto quello che potevo ai giovani ed ho cercato di aiutarli in ogni modo fuori dal campo. I ragazzi avevano bisogno di un pilota e sono arrivato io». E’ affettuoso nei confronti di Pioli: «Ha fatto grandi cose, due anni fa la situazione era complicata». Non si preoccupa delle voci di cessione: «Datemi venti giocatori e un allenatore e inizia il mio lavoro».La dedica di un titolo così sentito va all’amico-mentore-agente. «È per Mino Raiola: sono stato a un passo dal Napoli. Lui mi ha sconsigliato dicendomi che sarei stato l’unico a poter salvare il Milan».

Ma quindi, ora che il sipario è calato sulla lotta scudetto cosa deciderà sua Maestà Ibrahimovic, l’uomo da cui iniziò il progetto di ricostruzione della squadra dopo l’umiliante 5-0 di Bergamo? Era il dicembre del 2019, Pioli da due mesi aveva preso il posto in panchina di Giampaolo e il Milan era alla ricerca di una identità. A Natale l’allora dirigente rossonero Zvonimir Boban ottenne il sì di Zlatan che, a furia di strigliate ai giovani compagni e di gol pazzeschi in campo, ha agevolato la crescita del gruppo.

Capobranco, motivatore, punto di riferimento nello spogliatoio, ha attirato tifosi allo stadio, riportato entusiasmo in un ambiente depresso, aiutato l’allenatore nel mantenere alta la soglia di professionalità a Milanello, fornito una mentalità vincente a compagni giovani e senza esperienza. «Non mollo fin quando non vinco con questa squadra» promise a febbraio, con il suo sguardo torvo e il tono di voce grave.

Bisogna però ricordare che il suo contributo in campo in questa stagione, al giro di boa dei 40 anni, è stato contenuto: 23 sì sono state le presenze in campo in campionato ma solo 1108 i minuti giocati, 8 le reti segnate. Il suo grande nemico è il ginocchio sinistro, operato al crociato nel 2017 quando giocava nel Manchester United e di nuovo lo scorso anno per un intervento di pulizia. Il sovraccarico di lavoro provoca gonfiore e dolori, la causa dei continui stop in allenamento. «Devo potermi divertire giocando perché se si soffre troppo allora non ha più senso» ha confessato di recente. «Provo a posticipare la linea di porta, ma sono vicino». Quanto, lo sa solo lui. Per la prima volta nella carriera non ci sarà l’amico manager Mino Raiola a condividere turbamenti e riflessioni. Un dato però è certo. Milano lo ama: da calciatore o dirigente per lui qui ci sarà sempre posto.

22 maggio 2022 (modifica il 22 maggio 2022 | 22:29)

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