Ideologia gender a scuola: ancora polemiche

Non accennano a placarsi le polemiche sulla questione del gender, che già portarono nella scorsa legislatura all’insabbiamento del disegno di legge Zan, e che ora rischiano di esplodere estendendosi dal problema del trattamento degli alunni in crisi di identità sessuale, già recentemente segnalato da Tuttoscuola, a quello degli insegnanti Lgbtqi+, in cerca di visibilità e legittimazione.

Così, mentre da una parte la sottosegretaria del Mim Paola Frassinetti (Fratelli d’Italia) riceve i dirigenti delle due associazioni CitizenGo Italia e Non si Tocca la Famiglia, Matteo Fraioli e Giusy D’Amico – che le consegnano le cinquantamila firme raccolte contro l’ideologia gender e la carriera alias nelle scuole”, considerata illegale oltre che pericolosa perché “può generare un disastro educativo nei confronti di tutto il corpo scolastico, inducendo i ragazzi e i bambini più fragili ad aumentare un’incertezza identitaria” – dall’altra le associazioni Lgbtqi+ promuovono una “Rete di insegnanti ed educatori Lgbtq+” intitolata a Maria Silvia Spolato, insegnante di matematica lesbica (morta nel 2018 a 83 anni),  che pagò con il licenziamento per “indegnità”  il suo coming out pubblico, avvenuto nel 1972. 

L’iniziativa, intitolata Cattedre Arcobaleno: per una scuola che includa le identità educanti LGBTQI+, organizzata in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna (che l’ha anche finanziata in quanto “iniziativa di promozione e sostegno della cittadinanza europea”) è stata presentata a Bologna lo scorso giovedì 15. Immediata la protesta di Marta Evangelisti, capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Emilia-Romagna. A suo giudizio “Non si capisce per quale ragione la regione Emilia-Romagna, che non riesce a trovare i fondi per migliorare il suo sistema sanitario, riesca invece a trovarli per sostenere la cosiddetta Rete degli insegnanti Lgbtqi+. Non si tratta di discriminare l’orientamento sessuale degli insegnanti, come del resto non discriminiamo l’orientamento sessuale di nessuno. Si tratta molto semplicemente di mantenere la sfera sessuale di ciascuno nei luoghi che le competono e che non sono certo un’aula scolastica”.

Come si nota, le associazioni dei genitori di orientamento più conservatore cercano una sponda politica in Fratelli d’Italia, quelle degli insegnanti Lgbtqi+ più “inclusivi” (come si autodefiniscono) in una Regione guidata da un governatore del PD. Ma c’è da dubitare che le loro richieste vengano accolte dai rispettivi vertici politici perché altamente divisive su temi altrettanto altamente controversi.

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, , Pubblicato da Orazio Francesco Niceforo
Non accennano a placarsi le polemiche sulla questione del gender, che già portarono nella scorsa legislatura all’insabbiamento del disegno di legge Zan, e che ora rischiano di esplodere estendendosi dal problema del trattamento degli alunni in crisi di identità sessuale, già recentemente segnalato da Tuttoscuola, a quello degli insegnanti Lgbtqi+, in cerca di visibilità e […]
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