Il batterio gigante visibile a occhio nudo: «Arriva a 2 centimetri, 5.000 volte in più rispetto agli altri batteri»

di Ferruccio Pinotti

Scoperto dagli scienziati del Lawrence Berkeley National Laboratory nelle paludi della Guadalupa. Ha distinte strutture interne e un Dna particolare. La ricerca su Science

È migliaia di volte più grande di altri microrganismi conosciuti: in Guadalupa è stato scoperto un batterio gigante, visibile persino a occhio nudo. Gli studiosi: «Fatti i debiti paragoni, è come un essere umano alto come l’Everest», hanno affermato gli esperti. Il Thiomargarita magnifica, riconoscibile persino senza strumenti ad alto ingrandimento, misura circa un centimetro ed è stato rinvenuto sulle superfici di foglie di mangrovie in decomposizione nelle paludi tropicali. L’hanno scovato scienziati del Lawrence Berkeley National Laboratory ed è grande fino a 5 mila volte di più degli altri batteri. La scoperta del Thiomargarita magnifica è pubblicata sulla rivista Science. È composto di sottili filamenti bianchi, visibili a occhio nudo.

Superficie incontaminata

Secondo il coautore dello studio, Jean-Marie Volland (biologo marino e scienziato presso il California’s Laboratory for Research), il Thiomargarita magnific a può crescere fino a 2 centimetri di lunghezza. Per avere un termine di paragone, ci vogliono più di 625 mila batteri di Escherichia coli per fare un T. magnifica. Nonostante le dimensioni il batterio avrebbe una superficie «particolarmente incontaminata», sostiene lo studio, priva dei microrganismi che vivono sulla superficie delle piante e degli animali viventi

— Andrew Steele (@statto) June 24, 2022

Membrane che possono produrre energia

In precedenza si pensava che i batteri non potessero crescere fino a una dimensione visibile a occhio nudo, a causa del modo in cui interagiscono con il loro ambiente e producono energia. Ma Thiomargarita magnifica ha una rete estesa di membrane che possono produrre energia, così da non dover dipendere solo dalla superficie per l’assorbimento dei nutrienti. In più, a differenza della maggior parte dei batteri che hanno materiale genetico che fluttua liberamente all’interno della loro singola cellula, ha il suo Dna contenuto in piccoli sacchi che hanno una membrana (chiamati «pepin»).

Il «motore» è nello zolfo

Questi batteri giganti crescono sui sedimenti sul fondo di acque sulfuree, dove sfruttano l’energia chimica dello zolfo e usano l’ossigeno dell’acqua circostante per produrre zuccheri. Tanja Woyke, scienziato senior presso il Lawrence Berkeley National Laboratory in California, pensa che sia probabile che «i batteri giganti, o specie affini, possano essere trovati in altre mangrovie in tutto il mondo: e mi colpisce sempre quanto poco sappiamo del mondo microbico e quanto ce ne sia là fuori». «La scoperta di T. magnifica suggerisce che batteri grandi e più complessi potrebbero nascondersi alla nostra vista: ma solo perché non li abbiamo ancora visti — conclude Woyke — non significa che non esistano».

24 giugno 2022 (modifica il 24 giugno 2022 | 21:41)

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