Inviato da Cristina Cubeta – I fatti dell’ultima ora ci sbattono in faccia ancora una volta il contesto critico in cui viviamo. Chi investe il proprio tempo nella formazione ne esce distrutto, portandosi sulle spalle la sensazione di nuotare controcorrente.
Le iniziative proposte risultano deboli e inefficaci. Ci troviamo in un punto di non ritorno, dobbiamo cambiare direzione e lo dobbiamo fare in modo sincrono.
Gli insegnanti in prima linea devono ritornare a essere un riferimento per le famiglie e devono essere coadiuvati da psicologi che possano suggerire una linea comune per riequilibrare le dinamiche di classe. Le criticità familiari, così facendo, emergeranno, creando le condizioni per poter far intervenire le istituzioni, deputate a un risanamento delle situazioni più disagiate.
Questo sistema di captazione è inficiato dalla fretta , scaturita dall’inevitabile velocità burocratica in cui spesso sono intrappolati gli insegnanti. Tutto ciò, è aggravato dal fatto che non vi è più un riconoscimento ufficiale del corpo docente, considerato troppo spesso solo origine di scocciature legate alle consegne troppo onerose o interpretato come ostinato fautore di insistenti inviti al rispetto delle regole base (puntualità, attenzione,
Il corpo docenti non può farcela da solo, la scuola ha bisogno di figure esperte in ambito psicologico pronte a intervenire, non solo nei casi eclatanti ma soprattutto nella quotidianità scolastica, per divenire sapienti consiglieri nelle dinamiche della classe che vedono protagonisti alunni e insegnanti. Ogni adulto disfunzionale è stato un ragazzo sofferente. Dobbiamo avere coraggio, dobbiamo guardare in faccia il disagio nelle nostri classi e per quanto doloroso, dobbiamo intervenire subito, a costo di mandare in aria equilibri o false strutture che nascondono tragedie preannunciate.
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