Il design ha perso «l’effetto folla»? Boeri: «Eventi diffusi e quartieri emergenti, la città sembra meno piena»

di Giacomo Valtolina

Stefano Boeri, archistar e presidente della Triennale: «Dalla Darsena all’Università Statale all’ospedale militare, questi luoghi non possono aspettare un anno per rianimarsi: il Salone deve lasciare un’eredità»

Stefano Boeri ha un osservatorio privilegiato sulla Settimana del design. Architetto e progettista. Milanese. Tra i «volti» della rinascita urbanistica della città. Presidente della Triennale e fautore di una città da «riprogettare» nell’ottica dei 15 minuti. L’anno scorso è stato il curatore dell’edizione speciale del Supersalone 2021 in fiera e quest’anno ha ben cinque progetti allestiti tra i distretti del Fuorisalone (realizzati con lo studio Stefano Boeri Interiors), dal «Bosco galleggiante» realizzato per un noto brand di calzature alla Darsena alla discussa panchina («per chi ha una casa e per chi non ce l’ha») sotto al carcere di San Vittore nel parco di via Bandello allestito dalla gallerista Rossana Orlandi (qui cosa vedere e gli eventi da non perdere).

Dopo pochi giorni di dialogo con la città, è già tempo di pensare allo smantellamento… È il vecchio tema del lascito del design.
«Bisogna trovare il modo di far restare qualcosa dopo il Salone, anche solo per pochi mesi… Si rianimano aree pubbliche e si provocano discussioni. Penso alla Darsena, certo, o alla Statale con Interni, e all’ospedale militare con Alcova. Si tratta di spazi conquistati che non possono attendere un altro anno prima di tornare ad animarsi…».

È degli ultimi giorni la notizia di una prima forma di interazione (light) nell’agenda di eventi tra Salone e Fuorisalone.it: a che punto è il progetto di integrazione di un evento tanto importante da riuscire a coinvolgere l’intera città?
«Credo che il processo di osmosi sia in atto e che la fiera abbia gradualmente affiancato alla sua natura commerciale una dimensione più culturale e artistica. D’altro canto anche la città ha visto crescere il fenomeno degli showroom. Ecco, serve grande attenzione perché si tratta di due poli dall’identità chiara e distinta. L’importante è che questo processo di osmosi non tolga potenza commerciale al Salone né culturale agli eventi diffusi nelle zone di Milano».

Che impressioni ha avuto dalla Design week in corso? Il fermento è evidente ma, al netto del traffico, sembra esserci meno folla. È una razionalizzazione dell’evento? O continua la fase «di transizione» per la fiera?
«In attesa dei numeri la risposta più semplice è che si sono moltiplicati gli eventi, e su una geografia del territorio più vasta, fino a Forze Armate o a Baranzate. Così la città sembra meno piena».

Nessun «effetto Covid»? O nuove abitudini (e maniere) forse meno caotiche?
«Non saprei, da un lato c’è un senso di liberazione diffuso, ma dall’altro anche un po’ di timore innanzi all’eccesso di concentrazione di corpi».

Come cambia l’approccio della città al Grande evento? La convivenza con i dehors ha trasformato la vita degli spazi pubblici anche durante il Fuorisalone?
«Bé, l’estroversione dei comportamenti è evidente, si vivono di più i parchi e i bar, dunque l’effetto Salone, in effetti, si un po’ perso. Prima la città era più discreta, si apriva all’interno, nei cortili, negli androni, nei salotti o grandi contenitori. E solo durante la Design week era diversa».

Esiste un eccesso di food nei quartieri? Evitato il temuto «effetto salamella» ma in via Tortona per esempio è tutto un assaggio…
«Ora Milano è così ovunque. Ristoranti e bar, dunque è normale che sia così anche per il Salone. Ma attenzione a non perdere il contatto con i giovani. Gli stranieri ci sono, ma se l’evento diventa elitario, il rischio potrebbe esserci».

Qual è la forza spontanea del «format Fuorisalone»?
«Muore un distretto e ne nasce un altro. Scema Lambrate, spunta Alcova: è una festa mobile della città».

Quali criticità ci sono in fiera, anche alla luce dell’esperienza museale 2021?
«Il tema delle grandi fiere è in evoluzione, ci sono spunti di riflessioni importanti: il tema del riciclo degli allestimenti, gli stand e la presenza dei prodotti, fisica e digitale. E l’apertura al pubblico solo nel weekend va rivista».

Un «picco» settimanale?
«Mi è piaciuta molto l’iniziativa delle bande in corteo itinerante. Dato che le piazze e i marciapiedi sono occupati, si sono presi l’unico posto libero: la strada. L’ho trovato un gesto intelligente».

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11 giugno 2022 (modifica il 11 giugno 2022 | 13:38)

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, 2022-06-11 11:38:00, Stefano Boeri, archistar e presidente della Triennale: «Dalla Darsena all’Università Statale all’ospedale militare, questi luoghi non possono aspettare un anno per rianimarsi: il Salone deve lasciare un’eredità», Giacomo Valtolina

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