di Luigi IppolitoIl primogenito dell’ex presidente di Novotek e due amici non credono alla tesi dell’omicidio-suicidio. «Non so cosa è accaduto quella notte, ma so che mio padre non le ha colpite» Fare l’oligarca russo non porta bene, ultimamente: una serie di uomini d’affari più o meno legati al regime di Vladimir Putin ha incontrato di recente una brutta fine. E i sospetti si alimentano e si rincorrono. L’ultimo sventurato è Sergey Protosenya, ex presidente di Novotek, azienda russa del gas, trovato impiccato giorni fa nella sua villa in Spagna accanto ai corpi della moglie e della figlia diciottenne, massacrate a colpi d’ascia. Per gli inquirenti spagnoli si tratta di un caso di omicidio-suicidio: ma il figlio sopravvissuto non ci crede affatto. «Mio padre non è un assassino», ha detto il giovane Fedor Protosenya al Mail Online: e ha suggerito che i suoi familiari siano stati piuttosto assassinati da una mano misteriosa. «Amava mia madre e soprattutto Maria, mia sorella — ha aggiunto il 22enne Fedor —. Lei era la sua principessa e lui non avrebbe mai fatto loro del male. Non so cosa è accaduto quella notte, ma so che mio padre non le ha colpite». Il figlio dell’oligarca è scampato al massacro perché ha trascorso la Pasqua nella casa di famiglia a Bordeaux, in Francia, mentre padre, madre e sorella si trovavano nella residenza di Lloret del mar, in Costa Brava. Fedor ha lanciato l’allarme martedì della scorsa settimana, quando non è riuscito a contattare per telefono i parenti. Ma in effetti le circostanze del loro ritrovamento destano qualche sospetto: Protosenya non ha lasciato nessun biglietto di suicidio né sono state trovate impronte digitali sull’accetta e sul coltello usati per uccidere le due donne, così come non c’erano tracce di sangue sul corpo dell’oligarca. La polizia spagnola si è rifiutata di rivelare i dettagli dell’autopsia condotta nel weekend sui resti delle vittime, citando il segreto investigativo. E ha ammonito Fedor a non discutere del caso in pubblico. La polizia catalana aveva trovato il 55enne Sergey impiccato in giardino e i corpi mutilati della 53enne Natalya e della giovane Maria all’interno della casa. Il figlio, però, non è l’unico a non credere alla versione dell’omicidio-suicidio: «Sergey non lo ha fatto, non ha ucciso la sua famiglia, è impossibile — ha detto sempre al Mail Online Anatoly Timoshenko, un uomo d’affari russo amico stretto dei Protosenya —. Non voglio discutere di cosa potrebbe essere successo in casa quella notte, ma Sergey non è un assassino». E un altro amico, Roman Yuravih, ha aggiunto: «Conoscevo Sergey da dieci anni, era un uomo felice , amava la sua famiglia. Non ha ucciso sua moglie e sua figlia, ne sono sicuro». Il mistero resta: ma quel che è certo è che c’è una scia di sangue che si allunga da Mosca. Pochi giorni prima del delitto in Costa Brava il corpo di un altro oligarca, Vladislav Avayev, era stato ritrovato nel suo lussuoso attico nella capitale russa, assieme a quelli della moglie e della figlia 13enne: anche in questo caso si era parlato di omicidio- suicidio. Avayev, 51 anni, era stato presidente di Gazprombank, il braccio finanziario di Gazprom, il colosso russo del gas. E in febbraio i corpi massacrati di altri due alti funzionari di Gazprom, Alexander Tyulakov e Leonid Shulman, erano stati rinvenuti nelle loro esclusive residenze alle porte di San Pietroburgo. Con la guerra che insanguina l’Ucraina e il regime di Putin annegato nella sua folle paranoia, solo una serie di sfortunate coincidenze? 27 aprile 2022 (modifica il 27 aprile 2022 | 07:10) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-04-27 05:24:00, Il primogenito dell’ex presidente di Novotek e due amici non credono alla tesi dell’omicidio-suicidio. «Non so cosa è accaduto quella notte, ma so che mio padre non le ha colpite», Luigi Ippolito