Il giusto e lo sbagliato  non sono il bene e il male

Caro Aldo,
a 70 anni dalla pubblicazione mi capita di rileggere «I 23 giorni della città di Alba». Un gran libro, scritto da un uomo sincero ed acuto come Beppe Fenoglio. Il libro non è certo un’esaltazione dei partigiani, ma lo è sicuramente della nostra Resistenza. Ci ricorda che tutte le nostre libertà che abbiamo oggi sono merito di chi ha combattuto e resistito per difenderle.
Flavio Maria Coticoni

Caro Flavio Maria,
Beppe Fenoglio fece la Resistenza con i partigiani autonomi, cioè monarchici. Lui stesso votò monarchia al referendum del 2 giugno. I monarchici delle Langhe erano antifascisti di ferro, soldati a volte più duri degli azionisti, dei socialisti, dei comunisti. Li comandava un maggiore degli alpini, Enrico Martini, nome di battaglia Mauri, che fece tutta la Resistenza portando il cappello con la penna nera. Alcuni di loro erano stati in Russia, e avevano tenuto da parte lo Sten nella certezza che avrebbero dovuto usarlo contro i tedeschi, che avevano visto uccidere sistematicamente ebrei e prigionieri. Beppe Fenoglio era del 1922: quest’anno ne avrebbe compiuti cento. La sua memoria è tenuta viva con amore dalla figlia, che si chiama Margherita come la mamma che Fenoglio adorava. Figlio di un macellaio di Alba, impiegato della Marengo Vini, outsider assoluto, è stato lui e non gli intellettuali dell’Einaudi — lo riconobbe il più sincero di loro, Italo Calvino — a scrivere le pagine più importanti sulla Resistenza. Fenoglio aveva capito una cosa fondamentale: nella guerra civile c’era una parte giusta, e una parte sbagliata. Tuttavia la parte giusta non coincideva con il Bene, e quella sbagliata non coincideva con il Male. Dalla parte giusta c’erano anche mascalzoni, e dalla parte sbagliata c’erano anche brave persone. Eppure restavano, e restano, la parte giusta, e la parte sbagliata. Purtroppo milioni di italiani non la pensano così.

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

L’ingiustizia

«Chiedo i soldi del fondo pensione, non riesco ad averli»

Sono un padre pensionato al limite dell’esasperazione. Nel 2015 su consiglio di un gestore di banca, visti i buoni rapporti, ho aperto un fondo pensione in cui ogni anno versavo denaro ricevendo benefici fiscali con il 730. Ho versato soldi fino al 2020 raggiungendo una cifra di poco più di 11 mila euro che avrei ritirato al compimento del 18esimo anno di mia figlia: il gestore mi aveva assicurato perciò che avrei potuto attingere a tali risparmi quando ne avrei avuto la necessità. Il fondo pensione è gestito dall’assicurazione Vera Vita, in collaborazione con la banca, con sede a Verona. Sono mesi che cerco di prelevare questi soldi per metterli nel mio conto corrente per poter pagare l’università di mia figlia ma non me li vogliono dare. Da due mesi telefono al centralino, risponde personale senza codice identificativo comunicando informazioni discordanti tra di loro. Faccio presente che ho inviato tutta la documentazione richiesta per ben tre volte ma ancora oggi non ho percepito i soldi richiesti. Mi sento preso in giro, inoltre non sono un esperto di strumenti finanziari. La morale è che da mesi che sto combattendo una lotta senza poter parlare con un dirigente, tra mail verso l’assicurazione e telefonate senza risposta, documenti da modificare, e le attese si allungano. Vorrei solo poter dare l’opportunità a mia figlia di avere un futuro sereno, consentendole di studiare ciò che le piace senza vivere pensando ai risparmi di una vita bloccati da una assicurazione che un giorno c’è, l’altro no. Si sta avvicinando settembre per la nuova iscrizione che in questo momento non posso garantire a mia figlia. Ma è giusto?
Pasquale Citriniti

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l’offerta

GIOVEDI – L’INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L’AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L’ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, 2022-07-28 22:19:00,

Caro Aldo,
a 70 anni dalla pubblicazione mi capita di rileggere «I 23 giorni della città di Alba». Un gran libro, scritto da un uomo sincero ed acuto come Beppe Fenoglio. Il libro non è certo un’esaltazione dei partigiani, ma lo è sicuramente della nostra Resistenza. Ci ricorda che tutte le nostre libertà che abbiamo oggi sono merito di chi ha combattuto e resistito per difenderle.
Flavio Maria Coticoni

Caro Flavio Maria,
Beppe Fenoglio fece la Resistenza con i partigiani autonomi, cioè monarchici. Lui stesso votò monarchia al referendum del 2 giugno. I monarchici delle Langhe erano antifascisti di ferro, soldati a volte più duri degli azionisti, dei socialisti, dei comunisti. Li comandava un maggiore degli alpini, Enrico Martini, nome di battaglia Mauri, che fece tutta la Resistenza portando il cappello con la penna nera. Alcuni di loro erano stati in Russia, e avevano tenuto da parte lo Sten nella certezza che avrebbero dovuto usarlo contro i tedeschi, che avevano visto uccidere sistematicamente ebrei e prigionieri. Beppe Fenoglio era del 1922: quest’anno ne avrebbe compiuti cento. La sua memoria è tenuta viva con amore dalla figlia, che si chiama Margherita come la mamma che Fenoglio adorava. Figlio di un macellaio di Alba, impiegato della Marengo Vini, outsider assoluto, è stato lui e non gli intellettuali dell’Einaudi — lo riconobbe il più sincero di loro, Italo Calvino — a scrivere le pagine più importanti sulla Resistenza. Fenoglio aveva capito una cosa fondamentale: nella guerra civile c’era una parte giusta, e una parte sbagliata. Tuttavia la parte giusta non coincideva con il Bene, e quella sbagliata non coincideva con il Male. Dalla parte giusta c’erano anche mascalzoni, e dalla parte sbagliata c’erano anche brave persone. Eppure restavano, e restano, la parte giusta, e la parte sbagliata. Purtroppo milioni di italiani non la pensano così.

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L’ingiustizia

«Chiedo i soldi del fondo pensione, non riesco ad averli»

Sono un padre pensionato al limite dell’esasperazione. Nel 2015 su consiglio di un gestore di banca, visti i buoni rapporti, ho aperto un fondo pensione in cui ogni anno versavo denaro ricevendo benefici fiscali con il 730. Ho versato soldi fino al 2020 raggiungendo una cifra di poco più di 11 mila euro che avrei ritirato al compimento del 18esimo anno di mia figlia: il gestore mi aveva assicurato perciò che avrei potuto attingere a tali risparmi quando ne avrei avuto la necessità. Il fondo pensione è gestito dall’assicurazione Vera Vita, in collaborazione con la banca, con sede a Verona. Sono mesi che cerco di prelevare questi soldi per metterli nel mio conto corrente per poter pagare l’università di mia figlia ma non me li vogliono dare. Da due mesi telefono al centralino, risponde personale senza codice identificativo comunicando informazioni discordanti tra di loro. Faccio presente che ho inviato tutta la documentazione richiesta per ben tre volte ma ancora oggi non ho percepito i soldi richiesti. Mi sento preso in giro, inoltre non sono un esperto di strumenti finanziari. La morale è che da mesi che sto combattendo una lotta senza poter parlare con un dirigente, tra mail verso l’assicurazione e telefonate senza risposta, documenti da modificare, e le attese si allungano. Vorrei solo poter dare l’opportunità a mia figlia di avere un futuro sereno, consentendole di studiare ciò che le piace senza vivere pensando ai risparmi di una vita bloccati da una assicurazione che un giorno c’è, l’altro no. Si sta avvicinando settembre per la nuova iscrizione che in questo momento non posso garantire a mia figlia. Ma è giusto?
Pasquale Citriniti

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Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI – IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

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MERCOLEDI – L’OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

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Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

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DOMENICA – LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

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Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all’account @corriere

, Aldo Cazzullo

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