Il paradosso finlandese, il gelo di Putin, la minaccia migratoria: che cosa è successo oggi

di Antonio PolitoL’autocrate di Mosca ha rilanciato i toni di uno «scontro di civiltà» con l’Occidente. L’impressione è che la guerra all’Ucraina sia diventata una guerra per procura, per riscrivere su basi nuove i rapporti di forza mondiali Allora era tutto un bluff? I russi avevano promesso una de-escalation della pressione militare su Kiev e Chernihiv nel nord dell’Ucraina, ma oggi hanno sparato missili su Kiev e su Chernihiv. Avevano fatto capire con il portavoce del Cremlino che la richiesta di far pagare il gas in rubli era così tecnicamente complessa che non sarebbe scattata subito, e invece Putin in persona ha minacciato di interrompere i contratti di fornitura da domani se i «Paesi ostili non adempiranno ai nuovi termini di pagamento». Soprattutto l’autocrate di Mosca ha gelato ogni speranza di pace perché ha rilanciato i toni di uno «scontro di civiltà» con l’Occidente, accusandolo di essere «contro il nostro diritto a essere Russia», e minacciando l’Europa di «una nuova ondata migratoria». L’impressione è che per Mosca la guerra all’Ucraina sia diventata una guerra per procura, per riscrivere su basi nuove i rapporti di forza mondiali. Come se ne esce? Neutralità dell’Ucraina e status della Crimea e delle due cosiddette «Repubbliche separatiste» sembrano temi quasi usciti di scena. In realtà, come del resto Putin ha detto allo stesso Draghi nel corso di una telefonata, «i tempi non sono maturi» per incontro con Zelensky. Vuol dire che prima di negoziare sul serio la Russia intende fare altre conquiste sul campo? Molti analisti ritengono che l’intento di Putin sia proprio quello di usare la trattativa per prendere tempo. Se Kiev sembra ormai accettare che Crimea e Donbass restino com’erano prima del 24 febbraio, cioè in mano ai russi, è evidente che Mosca non vuole ritirarsi dai territori che ha conquistato nel sud-est del Paese, bottino che spera di completare prima o poi con la presa di Mariupol. Ma il ritiro dietro la linea del 24 febbraio è condizione irrinunciabile di Kiev per un cessate il fuoco. Che cosa può accadere? Un effetto paradossale di questa guerra spiega bene quanto sia insensata. All’inizio della crisi si era detto che i russi avrebbero voluto applicare all’Ucraina il modello di neutralità finlandese: un Paese confinante con la Russia, già aggredito nel 1940 dall’Armata Rossa, ma capace allora di difendere la sua indipendenza infliggendo dure perdite al nemico. In realtà, però, visti i russi all’opera in Ucraina, l’opinione pubblica finlandese si è massicciamente spostata a favore di un ingresso del proprio Paese nella Nato, considerata garanzia di sicurezza. Al punto che ieri Stoltenberg, segretario generale dell’Alleanza atlantica, ha detto che se la Finlandia chiederà l’adesione sarà ben accetta. Ciò che era stata presentata dunque come una guerra per impedire l’espansione della Nato a est, potrebbe produrre una sua espansione a nord. «Da quando gli uomini hanno iniziato ad associarsi e cooperare, sono nati il superiore e l’inferiore, dove il primo esercita il dominio sul secondo» (Alessandro Orsini) 31 marzo 2022 (modifica il 31 marzo 2022 | 21:32) © RIPRODUZIONE RISERVATA , 2022-03-31 19:33:00, L’autocrate di Mosca ha rilanciato i toni di uno «scontro di civiltà» con l’Occidente. L’impressione è che la guerra all’Ucraina sia diventata una guerra per procura, per riscrivere su basi nuove i rapporti di forza mondiali, Antonio Polito

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