Il piano segreto di Putin: l’alleanza con Xi  e Arabia Saudita su petrolio e materie prime Sì ai pagamenti in yuan sul greggio saudita

strategie & geopolitica


di Ferruccio de Bortoli e Alessandro Giraudo*16 mar 2022

C’è un’altra guerra, silenziosa e incruenta, che Putin ha già scatenato da tempo. Ed è quella per il controllo dei mercati delle materie prime. Ma non solo di gas e petrolio che sono destinati ad avere, in prospettiva, con la crescita (si spera accelerata) delle fonti rinnovabili, un’importanza minore.La grande partita geopolitica si gioca soprattutto sui metalli strategici e sulle terre rare. In particolare sulle materie prime essenziali per la transizione energetica (esempio auto elettrica) e digitale. Si pensi soltanto che negli ultimi settant’anni lo sviluppo industriale e la globalizzazione hanno moltiplicato per otto l’impiego e il consumo dei metalli.

L’agricoltura

Per non parlare delle materie prime agricole necessarie per nutrire otto miliardi di abitanti della Terra (dieci previsti per il 2050). L’Ucraina, al di là degli afflati nazionalistici e delle invocazioni della Gran Madre Russia, è un grande produttore di grano, colza, titanio (largamente utilizzato sugli aerei). L’Ovest è ricco di coltivazioni di cereali; l’Est di miniere di ferro (Krivoj Rog, Kremenčug sul Dnepr, e Kerč). Le «terre nere» sono di fertilità pari alle regioni dei grandi laghi americani, dell’Argentina, dell’Uruguay. Conosciute e ambite già ai tempi dell’impero romano.

Il revival

L’invasione russa in Ucraina ha qualcosa di novecentesco. Un conflitto con armi pesanti, unità corazzate, un vasto dispiegamento di fanteria. Ci preparavamo alla raffinatezza tecnologica delle cyberwar e ci siamo ritrovati impantanati, verbo storicamente adeguato da quelle parti, nella più tradizionale delle campagne belliche. Se il «generale inverno» sta per terminare, il «colonnello fango» intralcia l’impiego dei mezzi su gomma, trainati fuori dal fango solo da quelli cingolati, come un tempo accadeva coi cavalli e i muli della Grande Armata di Napoleone o con i panzer tedeschi che liberavano i camion Mercedes. E, in parallelo, abbiamo tragicamente riscoperto il lato aspramente fisico, pesante e sporco, dell’economia.

I prezzi di gas e petrolio alle stelle

In Ucraina c’è poco di virtuale. È tutto ferro e sangue, come se a raccontarcelo fosse ancora Vassilj Grossman, l’autore di Vita e destino. Per lo scrittore ebreo ucraino i totalitarismi si assomigliavano tutti. Cronista al seguito dell’Armata Rossa, venne censurato e perseguitato nel Dopoguerra dal Kgb, il servizio segreto sovietico per il quale ha lavorato anche il giovane Putin. Mentre tutti noi, nei giorni scorsi, eravamo concentrati, oltre che sugli orrori della guerra, sull’esplosione dei prezzi di gas e petrolio, qualcosa forse di maggiormente preoccupante avveniva su altri mercati.

Nickel e palladio

Al London Metal Exchange, il prezzo del nickel, essenziale per l’acciaio, quadruplicava in due giorni a oltre 100 mila euro a tonnellata. E un andamento similmente esplosivo si registrava anche per il palladio, fondamentale per il disinquinamento dei veicoli attraverso le marmitte catalitiche, ormai sopra i 3 mila 400 dollari l’oncia. La Russia è il primo produttore ed esportatore di palladio; il secondo estrattore per il nickel, a Norilsk, nella grande Siberia del Nord. L’obiettivo principale del Cremlino è quello di riaffermare il ruolo della Russia come potenza mondiale e di spostare a ovest i propri confini strategici, ripristinando l’area d’influenza dell’Urss. Oltre a impedire l’espansione della Nato e a contrastare l’allargamento dell’Unione europea.

I finanziamenti

Dall’altro lato, senza bisogno di muovere le truppe ma facendo pesare la potenza nucleare,Mosca è impegnata a stringere alleanze con i principali produttori di materie prime e con il più grande dei clienti, la Cina, nel tentare di liberarsi dello status di «nano» economico. Con una popolazione di circa 150 milioni di abitanti, in termini di Prodotto interno lordo (Pil), la Russia vale meno dell’Italia. Ma è al quarto posto al mondo per la spesa militare. Ha il secondo più grande arsenale nucleare. La forte ripresa successiva alle prime ondate dei virus e la stessa transizione energetica costituiscono un’occasione unica per incrementare il proprio ruolo economico.

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Le importazioni

Anche per il fatto che in passato mai vi era stato un conflitto nel quale l’aggressore venisse di fatto finanziato grazie al boom delle quotazioni di ciò che esporta. La bilancia commerciale russa, di conseguenza, sarà ancora più in attivo dei 113,8 miliardi registrati nel 2020. Anche in seguito al prevedibile crollo delle importazioni. Il disegno di Putin è quello di creare una Commodity producers countries association (Cpca), una sorta di Opec allargata ai principali produttori di materie prime.

I negoziati

Negoziati molto riservati sono in corso con l’Arabia Saudita e con il Qatar, grande esportatore di gas, molto corteggiato dai Paesi occidentali, e dall’Italia in particolare, per sostituire le forniture di gas russo. Anche l’Azerbaigian, da cui proviene il gas che arriva in Puglia, a Melendugno, attraverso il Tap (Trans Adriatic Pipeline), è destinatario di molte richieste per consegne aggiuntive, ma è strettamente legato a Mosca e rientra a pieno titolo, insieme ad altri produttori caucasici, nella sfera d’influenza politica ed economica di Mosca. Ed è ovviamente funzionale al progetto Cpca. Analoghi contatti sono in corso con l’Iran. Ricaduta anche del ruolo militare interpretato da Putin nella lunga guerra in Siria.

Le terre rare

Anche l’attivismo in Africa dei contractors russi di Wagner ha il non secondario scopo di controllare, di fatto, alcune terre rare. Della presenza russa in Libia (grandi riserve di petrolio), insieme ai turchi, intermediari strategici del mercato mondiale dell’energia, inutile aggiungere altro. Il quadro si completa con il fatto che un monopolio od oligopolio su alcune materie prime non può prescindere — e qui si coglie tutta la potenziale pericolosità per il mondo occidentale — da un legame stretto con il più grande dei clienti, ovvero la Cina, che importa il 25-30 per cento di tutta la produzione mondiale di materie prime e rappresenta il 35 per cento dell’offerta globale di manufatti.

Pechino

Tra Mosca e Pechino è stato concluso un contratto per la fornitura di 10 miliardi di metri cubi di gas siberiano all’anno per i prossimi trent’anni. L’intesa finale è stata siglata in occasione dell’apertura delle Olimpiadi invernali di Pechino. Ed è forse anche questa una delle ragioni per le quali il via all’intervento militare ha atteso la fine delle gare olimpiche. Dal 2019 è in servizio il gasdotto Power of Siberia. Gazprom ne progetta altri due con la Cina: il primo attraverso la Mongolia e il secondo dall’estremo oriente russo. Pechino vuol ridurre l’impiego del carbone che, nel 2020 rappresentava ancora il 57 per cento della sua produzione elettrica.

I materiali strategici

Lungo la via della seta e da alcuni grandi porti, come Vladivostock, la Russia rifornisce di materie prime la Cina. I cereali partono soprattutto da Odessa. La parte più preziosa riguarda i materiali strategici di cui Pechino avrà particolarmente bisogno in futuro, pur controllando — come sostiene Us Geological service — il 60 per cento delle terre rare nel mondo. Parliamo di platino, palladio, rodio, cobalto, berillio, borato, afnio, niobio, tantalio. Sconosciuti al grande pubblico ma diffusi nella quotidianità (come quelli, circa 40, del nostro telefonino). Senza il neodimio, il praseodimio e il terbio i parchi eolici non funzionano. E senza europio, cerio e disprosio, le auto elettriche non vanno.

*professore di Finanza internazionale all’Isg di Parigi, autore di «Storie straordinarie delle materie prime» (I e II, Add editore)

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, 2022-03-16 07:35:00, Non solo gas. La Russia è il primo produttore ed esportatore di palladio e il secondo estrattore per il nickel. Per contrastare il taglio dell’import dall’Europa, il disegno è costituire una Commodity producers countries association (Cpca), l’associazione dei produttori di commodity. La battaglia sui componenti per l’auto elettrica e il digitale, Ferruccio de Bortoli e Alessandro Giraudo*

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Pietro Guerra

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