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Il volume “I racconti della Piazza Grande” ( Agra Editore ) di Pasquale Almirante è un mosaico di storie e di sentimenti, di tracce reali di vita attraversate dalla ricerca del “senso” da assegnare alle vicende che scandiscono l’esistenza umana.
Un mosaico di ricordi, di avvenimenti da ricomporre, frammenti di storie reali e verosimili che l’Autore accarezza e rievoca scavando nella memoria, soffermandosi nei ritratti psicologici, nelle sfumature più liriche ed anche in quelle decisamente crude e realistiche. Come il pendolo ritorna costantemente sulle ore, allo stesso modo, il nostro Autore non si stanca mai di cercare nelle vicende narrate il “logos”, il significato profondo, la ragione fondante.
A maggior ragione in questi racconti che nascono nella Piazza Grande, là dove nasce la narrazione e si formano le nostre identità.
Devo confessare che la lettura dei racconti mi ha coinvolto piacevolmente. Forse per la lunga amicizia che mi lega all’amico Almirante, forse perché la sua prosa accattivante conquista i lettori.
L’incipit è dedicato alla moglie Enza. Avevo già letto il racconto quando apparve sulla terza pagina de La Sicilia. Provate a leggerlo… E’ un dialogo d’amore struggente che il nostro Autore cerca pudicamente di trattenere, di contenere, senza riuscirci. L’eco dei sentimenti fa emergere il ritratto a tutto tondo di Enza e il dolore mai sopito per la sua scomparsa.
Chi conosce l’Autore sa che la Piazza Grande è la metafora di San Cono, suo paese natio. I personaggi di tutti i racconti hanno radici nel mondo contadino sanconese. Un mondo che non esiste più. La sua rappresentazione rimanda alla pittura fiamminga per la coralità dei personaggi, per la condivisione delle stesse condizioni materiali e, soprattutto, culturali.
Lo stupore dell’arrivo dell’elettricità, lo sconvolgimento apportato dalla modernità, la canzone di sdegno, l’arrivo a Catania di Mussolini visto attraverso gli occhi ingenui di Battista Marino con il pesce in valigia comprato per il padre, il personaggio truce di Ciccina Saponara, vittima e carnefice allo stesso tempo, la spigolatrice con le cosce bianche, due incisivi e la bocca segnata da mille rughe, sono le facce di un mondo contadino immiserito e affamato dalla Storia e dai potentati. Almirante è sodale con questo mondo, lucidamente ne descrive le contraddizioni con un linguaggio incisivo che insegue sempre la verità storica.
Giuseppe Trovato
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