Il rapper della democrazia che i generali birmani hanno fatto impiccare

di Paolo Salom

Phyo Zayar Thaw, 41 anni, è stato ucciso con altre tre attivisti di opposizione nel carcere di Insein: dalla musica degli Acid al legame con Suu Kyi, fino all’ultima condanna

Voleva tornare a cantare, possibilmente in rima. Non glielo hanno permesso. Phyo Zayar Thaw è stato ucciso, con tre altri attivisti pro democrazia, nel famigerato carcere di Insein: condannato a morte per «attività terroristica», probabilmente è stato impiccato. Non si hanno notizie certe, se non la conferma dell’avvenuta esecuzione. Le famiglie non hanno ancora avuto indietro i corpi dei loro cari.

Il gruppo rap

Phyo Zayar Thaw aveva 41 anni e un passato di artista convertito alla politica. Nel 2000 aveva messo insieme un gruppo rap, gli Acid, che avevano rapidamente scalato le classifiche musicali del Myanmar (l’ex Birmania). Entrati nel mirino dei militari per i testi delle loro canzoni — esprimevano quello che i giovani e meno giovani sentivano tutti: il bisogno di libertà — la loro carriera era stata interrotta bruscamente, come peraltro era capitato a tanti personaggi dello spettacolo birmano: mai prendersi gioco dei generali, da sempre privi del minimo senso dell’umorismo. Phyo e gli altri sono finiti in galera e ci sono rimasti fino a che, nel Paese, era accaduto l’impensabile, il ritorno della democrazia e la liberazione di Aung San Suu Kyi.

Processo farsa

Il rapper è rimasto in cella un po’ di più, ma alla fine è uscito anche lui e subito ha deciso di darsi da fare, in politica, per cambiare la musica di tutti i giorni: eletto deputato per il partito di Suu Kyi, ha scoperto che la sua vocazione era dedicarsi al bene comune e non soltanto alle orecchie di chi gradiva i suoi testi sincopati. Ma quando l’orologio della democrazia si è fermato, il 1° di febbraio dell’anno scorso, con il colpo di Stato del generale Min Aung Hlaing, tutto è tornato come prima. Anzi, peggio di prima: Phyo e altri tre attivisti per i diritti umani sono stati «giustiziati» nella prigione di Insein, vicino a Yangon (Rangoon), dopo un processo-farsa che li ha riconosciuti colpevoli di «gravi atti di terrorismo e violenza».

Non accadeva dal 1988

Sono, queste, le prime esecuzioni capitali dal 1988, ovvero da prima che i generali stessi, pressati dalla comunità internazionale, accettassero di intraprendere una difficile strada verso il ripristino dei meccanismi democratici. Al culmine di quel processo, nel 2010, Aung San Suu Kyi — che oggi ha 77 anni ed è nuovamente in prigione era stata liberata, aprendo il Paese intero a un decennio di progresso, crescita economica e sociale. Un anno fa, dopo elezioni ancora una volta vinte dalla Lega nazionale per la democrazia guidata dalla premio Nobel per la Pace, i generali hanno deciso che era venuto il momento di affossare tutte le conquiste garantite dal sistema democratico, compresa quella di tenere l’esercito nella caserme, e lasciare ai civili il compito di governare il Paese. Quello che è successo è noto: l’arresto della Signora (che da allora non è più stata in grado di comparire in pubblico o fare sentire la propria voce), la sua condanna a diversi anni di prigione sulla scorta di accuse ridicole, la repressione violenta e sanguinosa delle proteste anti regime.

Tatmadaw contro tutti

Oggi il Myanmar è in uno stato di guerra civile, con Tatmadaw, le Forze Armate nazionali, impegnata a combattere le milizie etniche rafforzate da migliaia di cittadini insorti contro i militari. La pena capitale inflitta ai quattro attivisti ha suscitato le proteste degli Stati Uniti e dell’Onu, oltre a quelle di Human Rights Watch e altre organizzazioni umanitarie. Difficile che i generali si spaventino. Invece è probabile che questa decisione abbia lo scopo di «mandare un chiaro avvertimento» ai potenziali oppositori e ridurli al silenzio. Questi i nomi degli attivisti uccisi con Phyo: Kyaw Min Yu, più noto come Jimmy Ko, Hla Myo Aung e Aung Thura Zaw. L’inviato speciale delle Nazioni Unite per il Myanmar, Tom Andrews, ha sollecitato «una risposta forte»: «Questa azione perversa deve segnare un punto di svolta per la comunità internazionale. Cosa deve fare di più la giunta prima che la comunità internazionale si decida ad agire con determinazione? — ha detto Andrews in una nota — le uccisioni diffuse e sistematiche dei manifestanti, gli attacchi indiscriminati contro interi villaggi, e ora l’esecuzione di leader dell’opposizione richiedono una risposta immediata e risoluta da parte degli Stati membri dell’Onu. Lo status quo di inazione internazionale deve deve essere rigettato con forza». La Cina, dal canto suo, ha sollecitato il Paese a risolvere le proprie questioni «sulla base delle norme costituzionali». E qui ritorniamo al punto di partenza. La musica di Phyo non tornerà più.

25 luglio 2022 (modifica il 25 luglio 2022 | 15:26)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

, 2022-07-25 13:33:00, Phyo Zayar Thaw, 41 anni, è stato ucciso con altre tre attivisti di opposizione nel carcere di Insein: dalla musica degli Acid al legame con Suu Kyi, fino all’ultima condanna , Paolo Salom

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Exit mobile version