Il re delle marmitte ora produce anche bici e grill: «Faccio di tutto pur di dare lavoro»

di Christian Benna

Il gruppo Cornaglia apre una fabbrica in Polonia di battery cooling per le auto elettriche. Ma negli impianti italiani scarseggiano gli ordini. E tra le presse capita di scorgere pure le gambe dei barbecue

Nelle fabbriche dove si producono le «ultime» marmitte catalitiche per auto , camion e trattori, spunta di tutto pur di andare avanti e rimanere in pista. Tra le presse capita di scorgere le gambe affusolate dei barbecue per grigliare la carne. «Una bella commessa da 2 milioni e mezzo di euro». E non solo. In linea si parcheggiano, per forgiarli, i telai delle bici a noleggio di Stoccolma. «Le facciamo con Sitael per il mercato svedese». E poi sì, certo, c’è anche qualcosa per l’auto, elettrica beninteso, con un nuovo stabilimento da 31 mila mq, da inaugurare a maggio, in Polonia, per raffreddare le batterie che alimenteranno alcuni modelli del gruppo Volskwagen. «Investiamo per produrre i sistemi di battery cooling, due lastre di lamiera da assemblare e gestione dei fluidi, sarà un buon business ma valore aggiunto poco rispetto a meccanica e meccatronica; e chi dice il contrario racconta balle».

Il rallista dell’industria

Pier Mario Cornaglia, 77 anni, amministratore delegato del gruppo Cornaglia, 300 milioni di ricavi e circa mille addetti, stabilimenti a Beinasco e Valfenera in Piemonte, e poi in Polonia, Romania e India, è un imprenditore che da sempre va di corsa. Figuriamoci oggi con la rivoluzione dell’auto che travolge tutto e tutti. Rallista convinto, ultima gara l’anno scorso, «vorrei continuare ma ho un polmone che mi dà un po’ di problemi», collezionista d’auto d’epoca, ha l’ansia di tagliare il traguardo per primo e infatti tra i cimeli in garage c’è la Lancia Aurelia B-24, quella del film Il Sorpasso. «Mi sono laureato, sposato, fatto il servizio militare, tutto nello stesso anno. Sono nato con la fretta addosso». Era il 1971, l’auto in Italia correva forte: 1 milione e 800 mila pezzi prodotti, mentre oggi nel nostro Paese Stellantis ne produce 200 mila circa. «Avevo voglia di fare impresa, di prendere la guida dell’azienda di famiglia. Siamo nati nel 1916, facevamo lamiere e piegavamo tubi, a partire dagli anni ottanta siamo diventati un gruppo capace di gestire produzione e chimica di sistemi di scarico anti-inquinanti, così come facciamo serbatoi e coppe olio». In pratica tutto ciò che serve per il motore endotermico, sul quale pende la spada di Damocle del 2030: tra 8 anni le principali case automobilistiche abbandoneranno i motori a combustione, e quindi anche marmitte, serbatoi e coppe olio, tutto il mondo di Cornaglia.

La corsa elettrica

Oggi la rivoluzione dell’automotive che viaggia verso l’elettrico va talmente di fretta che anche per l’imprenditore abituato ad andare di fretta è difficile starci dietro. «I tedeschi hanno fatto un pasticcio grosso con il Diesel Gate, e oggi ci troviamo a governare una transizione ingovernabile. La decarbonizzazione è un obiettivo di tutti, ma non so se l’elettrico al 100% sia la risposta giusta. Non è questione di soldi che arriveranno o meno per la riconversione dell’indotto. Il fatto è che non c’è niente da riconvertire da una fabbrica che produce impianto di scarico, o lo fai o non lo fai. E non so più che idee farmi venire per riempire le fabbriche e garantire l’occupazione». Ecco che tutto fa brodo: le commesse per produrre le gambe dei barbecue, le bici, la sperimentazione su carburanti alternativi con Ngw Powertrain, «voglio potenziare il centro di ricerca, in futuro serviranno sistemi di scarico per auto che viaggiano a bioocarburanti», nuovi modelli di sedili delle auto con Sabelt di Giorgio Marsiaj e l’avventura nel raffreddamento delle batterie. Nelle scorse settimane il gruppo Cornaglia ha assorbito 17 lavoratori ex Embraco nello stabilimento di Beinasco. «Negli anni ottanta avrei potuto vendere tutto a Marelli. Invece ho tirato dritto, ho fondato un gruppo di mutuo soccorso con alcuni imprenditori di Torino, siamo una famiglia, se c’è bisogno ci aiutiamo. Ma se continuiamo così sarà difficile non chiudere fabbriche. L’impatto dell’auto elettrica ci costerà in Italia 70 mila lavoratori in meno».

Una nuova fabbrica

Nonostante tutto Cornaglia, che tanto concentra i suoi sforzi nei sistemi di scarico per truck e trattori, sta per aprire una nuova fabbrica. Lo fa a Bielsko Biala in Polonia, dove è presente da 30 anni. Da quando l’Ue ha imposto per la prima volta ai costruttori di modificare i sistemi di scarico: nasceva così l’euro 1 che oggi è diventata Euro 6. «Sistemi efficienti, puliti, tecnologici, ad alto valore aggiunto. Adesso li produciamo perlopiù per camion». Cornaglia investe nell’auto elettrica ma non ci crede del tutto. «L’ha detto pure Tavares, bisogna garantire l’accessibilità. Ma poi vediamo che abbiamo perfino problemi di accessibilità energetica. Le rinnovabili non bastano, e se dobbiamo riaprire le centrali a carbone per garantire la svolta elettrica siamo punto a capo. L’unico risultato sarà quello di depauperare le competenze».

Il futuro dell’indotto

Il gruppo Cornaglia in Polonia lancia quindi una scommessa. E spiega perché è difficile immaginare una forte filiera dell’elettrico made in Italy, soprattutto in Piemonte. «Noi fornitori siamo stati troppo a lungo dipendenti da Fiat, nel bene e nel male. Oggi i grandi centri di produzione in Europa sono in Polonia, Germania, Slovacchia. Lì dobbiamo andare se vogliamo fare qualcosa». E così l’imprenditore prova ad annusare il business elettrico trasferendo i suoi 2 stabilimenti che erano all’interno dell’ex Fca in Polonia in unico sito, per continuare la produzione di serbatoi e i sistemi di battery cooling. «Se parliamo in termini di fatturato mi auguro che potremmo arrivare fino a 100 milioni di euro. Ma se parliamo di know how, dimentichiamoci la complessità dei sistemi di scarico». Il riassetto dell’auto peraltro è un risiko in cui non è facile prevedere le prossime curve. «Faccio qualsiasi cosa pur di dare lavoro agli impianti. L’anno scorso abbiamo fatto un buco terribile, un rosso da 12 milioni, ma ne abbiamo approfittato per fare ristrutturazione. Il business ora è tutto da reinventare. E scusate se vado di fretta».

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10 aprile 2022 (modifica il 12 aprile 2022 | 12:09)

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, 2022-04-12 13:43:00, Il gruppo Cornaglia apre una fabbrica in Polonia di battery cooling per le auto elettriche. Ma negli impianti italiani scarseggiano gli ordini. E tra le presse capita di scorgere pure le gambe dei barbecue, Christian Benna

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